Marco Patarnello, il giudice della mail contro Meloni: “Non mi pento”. E si candida ai vertici dell’Anm
“Siamo sicuri che Marco Patarnello, magistrato che aveva attaccato il governo definendolo ‘pericoloso e insidioso’, sarà accolto a braccia aperte dal comitato direttivo dell’Anm, perché ha tutte le caratteristiche che servono per far parte di questa Associazione. Lo conferma l’intervista che ha rilasciato a un noto quotidiano, in cui torna a sostenere che le riforme della giustizia portate avanti da questo governo sono ‘pericolose‘, sottolineando che ‘chi vince governa, non comanda’. Detto da una corrente che pensa di potersi sostituire a qualsiasi potere potrebbe far quasi sorridere se non fosse per il fatto che questi magistrati continuano a fare un uso politico della giustizia che non possiamo più tollerare. Tutto questo dimostra come sia, oggi piu’ che mai, urgente una riforma della giustizia nell’interesse di tutti i cittadini italiani”. A dirlo è il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.
Gasparri: “Intollerabile, fanno un uso politico della giustizia”
L’intervista in questione è stata rilasciata al Corriere della Sera. “Ho accettato di candidarmi per Magistratura democratica – dice il giudice Patarnello – perché quando sono in gioco questioni di principio, per un giudice è un dovere offrire il proprio contributo alla riflessione, come hanno più volte detto le istituzioni europee. Mi piacerebbe un’Anm unita e concentrata a difendere la giurisdizione e una magistratura autonoma e indipendente, come è stata disegnata dalla Costituzione in un delicato bilanciamento di rapporti e poteri, del quale fa parte anche un pubblico ministero non separato dal giudice se non per funzioni”.
Marco Patarnello definì il governo Meloni più pericoloso di Berlusconi
Il sostituto procuratore generale della Cassazione ha annunciato così la sua candidatura alle prossime elezioni per il Comitato direttivo dell’Associazione nazionale magistrati. Un mese e mezzo fa Marco Patarnello era stato al centro delle polemiche innescate da una mail in cui definiva l’attacco alla giurisdizione del governo Meloni “più pericoloso e insidioso” di quanto accaduto ai tempi di Silvio Berlusconi.
Per quanto riguarda quella mail, spiega il magistrato, “non vedo ragioni di pentimento. Si trattava di uno scritto destinato ai colleghi dell’Anm, ed era un invito ad essere uniti e mettere al centro gli interessi della giustizia e della giurisdizione”. E sottolinea: “La maggioranza di governo è riuscita a raccogliere un consenso significativo intorno ad alcune proposte di trasformazione della giustizia, che io considero pericolose per l’assetto costituzionale dei poteri e per le garanzie dei cittadini”.
Ora alla magistratura spetta “un doppio onere, maggiore rispetto al passato: essere in grado di rivolgersi al Paese, con argomentazioni che rendano chiari gli effetti di quelle iniziative, negativi per i cittadini non per noi; e poi fare i conti con noi stessi, chiedendoci quali errori abbiamo commesso, da magistrati, e come possiamo impegnarci per migliorare il servizio che rendiamo ai cittadini. Le due cose devono stare insieme”. Per Patarnello “la politica fa le sue scelte e le leggi si applicano, ma finché quelle scelte non sono legge il dibattito è aperto”.