Messaggio per i nostalgici della destra marginale: basta utopie, questo è il tempo della politica

29 Dic 2024 11:30 - di Ulderico Nisticò
governo meloni opposizione

Il governo Meloni è solido più di quanto, di solito, siano i governi della gran parte delle cronache non solo italiane, ma direi europee del dopoguerra. Lo sostengono i numeri del settembre 2022, non fosse che tanti altri governi e tante altre maggioranze i numeri li hanno avuti, e sono caduti lo stesso per debolezze interne e oscuri conflitti di potere. In questa fine del 2024, dopo due anni, la situazione appare se non granitica quanto meno su stabili piedi, e ciò per queste ragioni, a mio modestissimo parere: la preponderanza numerica di Fratelli d’Italia sugli alleati; e, per essere schietti, il bronzeo controllo della Meloni anche sul partito. Diciamo che è un caso di destracentro, con premierato di fatto!

Quello di cui la maggioranza di destracentro è scarsa non è la maggioranza, è l’opposizione. Non che manchi di numero, per note ed evidenti ragioni; o che non si agiti contro il governo: è, appunto, che l’agitazione è solo agitazione, non è fare l’opposizione in modo serio e convincente, e con effetti politici, e tanto meno parlamentari. Esempio, che dopo la sentenza di piena assoluzione di Salvini da un processo incomprensibile, l’intervento più intelligente, e anche più secco e senza infingimenti, è stato quello di Calenda: l’opposizione la smetta con la speranza di abbattere il governo a colpi di processi, e si organizzi per fare politica.

Politica, commenterei io, non è ingiuriare genericamente o negare i fatti pur di comparire sui giornali; è studiare seriamente i problemi, e cercare, se ci sono, eventuali debolezze dimostrabili dell’azione governativa. In due e più anni, abbiamo sentito quasi solo invettive che sanno di sfogatoio o di comizio di eterna campagna elettorale; e quasi mai argomentazioni atte a indebolire la maggioranza.

Intanto, non esiste una sola e organica opposizione, e c’è una coalizione eterogenea che si trova all’opposizione per i numeri che la costringono; ed estemporaneamente; e, come tutte le coalizioni, anche quelle della grande storia, pure questa è precaria; tanto più che dovrebbero convivere, e agire assieme, degli elementi diversissimi, dalla buona borghesia di Conte e Renzi e del predetto Calenda, a estremismi verbali del tipo Bonino, Salis, Lucano; a qualche frangia di matti che agogna a scontri di piazza. E poi perché la Schlein non è riuscita, e non pare riuscirà mai a stendere un programma di pochi e semplici e chiari punti, attorno al quale concentrare una qualche attività unitaria.

Vero che la cultura di sinistra continua a imperversare, e ancora un film di destra non si è visto; ma è anche vero che tutti i film di sinistra delle quotidiane cronache, e i romanzi e le canzoni di sinistra non spostano un voto; al più, trattengono i voti di sinistra in uscita. Esistono, però, e pigliano soldi, il che appare a molti un insondabile mistero. E sarebbe ora di reagire nel modo migliore, cioè schierando cultura contro cultura.

Ho però l’impressione che alla sinistra facciano danno proprio quelli su cui per decenni ha contato, e che ha allevato e foraggiato per poterne un giorno contare: intellettuali, romanzieri, giuristi, poeti, cantanti, attori, registi, conduttori tv, i cui pareri vibranti di estatico perfezionismo e utopia, perciò cari a solitarie minoranze filosofeggianti e autoreferenziali, paiono invece fatti apposta per irritare la gente, e spingerla sempre di più a destra. Faccio l’esempio della questione degli stranieri, e potrei aggiungere molto altro. Riepilogando, manca un’opposizione di sinistra, o di centrosinistra.

Ora ho voglia di fare una rivelazione, se non se ne è ancora accorto nessuno: esistono degli oppositori che tramano nell’ombra… E chi sono questi occulti avversari? Forse dei seguaci di Marx, Lenin, Mao? Ma no, è roba nostra, sono i duri e puri e nostalgici. E già, nostalgici di quando eravamo povera gente; di quando, non senza esaltante emozione, ci sentivamo braccati dal nemico, e a volte lo eravamo davvero; di quando si gridava al miracolo per uno sporadico consigliere comunale… Bei tempi eroici, che, numeri alla mano, non torneranno mai più. Ci sono dunque quelli che non si sono ancora abituati ai ministri e sottosegretari, e meno che meno alla presidenza del Consiglio, e si lamentano della destra come facevano negli anni epici contro il centrosinistra.

E già, perché ogni viaggio è migliore di ogni arrivo; prima o poi, però, bisogna arrivare, e regolarsi di conseguenza. Sarebbero utili anche loro, questi oppositori a se stessi, se non si contentassero dei social e di quello che un secolo fa si chiamava “ius murmurandi”, e invece scendessero in campo, e in termini di proposte politiche, non di utopie di destra; e si procurassero uno spazio di giudizio e critica. Serve, alle volte, un dibattito interno coraggioso, perché, insegna il Machiavelli, “un regno deve tornare spesso verso il suo principio”, o annacqua l’identità e se la dimentica. Successe, un secolo fa.

Mi viene ora a mente un curioso e calzante fatto storico: Kublai Khan, quando conquistò la Cina andò sì a stanziarsi nel civilissimo palazzo imperiale, però in giardino fece piantare la sua tenda di rustico barbaro nomade: non si sa mai, pensava, e all’occorrenza… Tranquilli, il problema in concreto non si pose, però la tenda mantenne un chiaro valore simbolico.

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