Natale “storico”: il Papa in sedia a rotelle, il Giubileo, il monito sul mondo in guerra (video)

25 Dic 2024 12:30 - di Monica Pucci

Un po’ tutti i media nazionali e internazionali sono d’accordo: quell’immagine di Papa Bergoglio che entra nella Porta Santa, appena aperta per l’avvio del Giubileo, spingendo da solo la sua sedia a rotelle, resterà nella storia. Con il suo volto sofferente, con le sue parole sulla speranza e il suo monito contro le guerre. Proprio la speranza è stata al centro dell’omelia del Pontefice, nel corso della Messa di Natale di stanotte. Speranza come antidoto alle “desolazioni” del mondo. Parole contro gli egoismi e le guerre risuonate anche questa mattina nel tradizionale messaggio Urbi et Orbi in piazza San Pietro.

Papa Bergoglio e le guerre contro i bambini

Il pensiero del Papa è andato ieri sera ai bambini mitragliati, alle guerre, ma non solo. Per il Papa è necessario portare speranza anche nelle carceri, cosa che farà nel giorno di Santo Stefano aprendo una Porta Santa nel penitenziario di Rebibbia, e agli ultimi. Speranza che deve essere anche per la Madre Terra che “deturpata dalla logica del profitto” “soffre e geme”. Bergoglio, davanti a circa 30mila persone presenti tra Basilica e Piazza San Pietro, ha poi lanciato un monito: ‘La speranza che nasce in questa notte – ha rimarcato il Papa – non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità; non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri. Al contrario, la speranza cristiana, mentre ci invita alla paziente attesa del Regno che germoglia e cresce, esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità e la nostra compassione”.”La speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre”, ha detto ancora il Papa ricordando che la Notte di Natale è la “notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo”.

Il Giubileo della speranza

Portare speranza nei luoghi profanati da guerra e violenza è l’impegno di ogni cattolico.  ”Il Giubileo si apre perché a tutti sia donata la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono. E guardando al presepe, – dice Francesco citando l’omelia del Natale 1980 del card. Martini – alla tenerezza di Dio che si manifesta nel volto del Bambino Gesù, ci chiediamo: ‘C’è nel nostro cuore questa attesa? C’è nel nostro cuore questa speranza? Contemplando l’amabilità di Dio che vince le nostre diffidenze e le nostre paure, contempliamo anche la grandezza della speranza che ci attende. Che questa visione di speranza illumini il nostro cammino di ogni giorno”’. Bergoglio si rivolge a ciascun fedele: ”Sorella, fratello, in questa notte è per te che si apre la ”porta santa” del cuore di Dio. Gesù, Dio-con-noi, nasce per te, per noi, per ogni uomo e ogni donna. E con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude”.

Il messaggio Urbi et Orbi di Natale

“Questa notte si è rinnovato il mistero che non cessa di stupirci e di commuoverci: la Vergine Maria ha dato alla luce Gesù, il figlio di Dio, lo ha avvolto in fasce e lo ha deposto in una mangiatoia. Così lo hanno trovato i pastori di Betlemme, pieni di gioia, mentre gli angeli cantavano: ‘Gloria a Dio e pace agli uomini’. Questo avvenimento, accaduto più di duemila anni fa, si rinnova per opera dello Spirito Santo, lo stesso Spirito di Amore e di Vita che fecondò il grembo di Maria e dalla sua carne umana formò Gesù. E così oggi, nel travaglio di questo nostro tempo, si incarna nuovamente e realmente la parola eterna di salvezza, che dice a ogni uomo e a ogni donna, che dice al mondo intero: ‘Io ti amo, ti perdono, ritorna a me, la porta del mio cuore è aperta per te!'”. Così Papa Francesco, nel suo tradizionale messaggio natalizio di questa mattina ai fedeli in piazza San Pietro dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana.

“Sorelle, fratelli, la porta del cuore di Dio è sempre aperta, ritorniamo a Lui! Ritorniamo al cuore che ci ama e ci perdona! Lasciamoci perdonare da Lui, lasciamoci riconciliare con Lui! Dio perdona sempre, Dio perdona tutto, lasciamoci perdonare da lui. Questo significa la Porta Santa del Giubileo, che ieri sera ho aperto qui a San Pietro: rappresenta Gesù, Porta di salvezza aperta per tutti. Gesù è la Porta che il Padre misericordioso ha aperto in mezzo al mondo, in mezzo alla storia, perché tutti possiamo ritornare a Lui. Tutti siamo come pecore smarrite e abbiamo bisogno di un Pastore e di una Porta per ritornare alla casa del Padre. Gesù è il Pastore, Gesù è la Porta. Fratelli e sorelle, non abbiate paura! La Porta è aperta, è spalancata! Non è necessario bussare, è aperta. Venite! Lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi, anche con i nostri nemici. La misericordia di Dio può tutto, scioglie ogni nodo, abbatte ogni muro di divisione, dissolve l’odio e lo spirito di vendetta. Venite! Gesù è la Porta della pace”.

“Spesso noi ci fermiamo solo sulla soglia – ha continuato il Pontefice – non abbiamo il coraggio di oltrepassarla, perché ci mette in discussione. Entrare per la Porta richiede il sacrificio di fare un passo, piccolo sacrificio, un passo per una cosa così grande, chiede di lasciarsi alle spalle contese e divisioni, per abbandonarsi alle braccia aperte del Bambino che è il principe della pace. In questo Natale, inizio dell’Anno giubilare, invito ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni! Tacciano le armi nella martoriata Ucraina! Si abbia l’audacia di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e d’incontro, per arrivare a una pace giusta e duratura. Tacciano le armi in Medio Oriente! Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Palestina e in Israele, in particolare a Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra. Sono vicino anche alla comunità cristiana in Libano, soprattutto al sud, e a quella in Siria, in questo momento così delicato. Si aprano le porte del dialogo e della pace in tutta la regione, lacerata dal conflitto. E voglio ricordare qui anche il popolo libico, incoraggiando a cercare soluzioni che consentano la riconciliazione nazionale”.

 

 

 

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