Seul in rivolta: chiesto l’impeachment del presidente Yoon per la legge marziale-lampo

4 Dic 2024 15:12 - di Alice Carrazza
Corea del Sud legge marziale

Una notte di caos e tensione ha scosso Seul, gettando il Paese in una crisi politica senza precedenti dalla fine del regime militare negli anni Ottanta. Il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol, eletto nel 2022, aveva dichiarato ieri la legge marziale per poi revocarla in meno di sei ore, scatenando indignazione e richieste di dimissioni immediate da parte dell’opposizione e di alcuni membri del suo stesso partito. Ora, il Parlamento si prepara a votare una mozione di impeachment, con un esito che potrebbe ridisegnare il panorama politico della quarta economia asiatica.

La legge marziale che ha mandato la Corea del Sud nel caos

Il decreto presidenziale, annunciato a tarda sera, aveva l’obiettivo dichiarato di proteggere l’ordine costituzionale da presunte «forze anti-stato filo-nordcoreane». Ma non sono arrivate prove concrete a sostegno di questa minaccia. La risposta del Parlamento è stata fulminea: 190 legislatori su 300 hanno votato per revocare la misura, tra cui 18 membri del partito di Yoon, sfidando apertamente il presidente. La scena è stata surreale: truppe armate hanno cercato di occupare l’Assemblea nazionale, trovandosi però davanti a parlamentari risoluti e collaboratori che li hanno affrontati con estintori. All’esterno, manifestanti si scontravano con la polizia, per poi lanciare l’ultimo grido nella notte dopo il ritiro delle forze militari: «Abbiamo vinto!».

«Non potevamo ignorare la legge marziale illegale», ha dichiarato Kim Yong-min, deputato del Partito Democratico, la principale forza d’opposizione. «Non possiamo più permettere che la democrazia crolli».

Corea del Sud, il presidente Yoon messo all’angolo da tutti

Yoon Suk Yeol, descritto come un fermo alleato degli Stati Uniti, si trova ora circondato da un fuoco incrociato. Anche all’interno del suo partito, il Partito del Potere Popolare, crescono le tensioni. Il leader del partito ha chiesto il licenziamento immediato del ministro della Difesa, Kim Yong-hyun, che ha già offerto le sue dimissioni, e la sostituzione dell’intero gabinetto.

In un discorso televisivo, Yoon ha cercato di giustificare il suo gesto, definendolo necessario per la «difesa della libertà costituzionale». Ma il tentativo non ha convinto né il Parlamento né l’opinione pubblica. «Abbiamo schivato un proiettile, ma il presidente Yoon potrebbe essersi sparato sui piedi», ha commentato Danny Russel dell’Asia Society Policy Institute, think tank americano.

Dopo le marce e gli scontri, calma apparente su Seoul

Nonostante il caos notturno, Seul si è svegliata in calma apparente. Le principali aziende del Paese, come Lg Electronics e Naver Corp, hanno invitato i dipendenti a lavorare da casa, mentre i mercati hanno reagito con nervosismo: l’indice Kospi ha perso l’1,3%, e il won è rimasto ai minimi degli ultimi due anni, nonostante sospetti di interventi governativi per arginare il declino.

L’ambasciata americana ha avvertito i cittadini statunitensi di evitare le aree delle proteste, mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha espresso fiducia nella «risoluzione pacifica dei disaccordi politici e nel rispetto dello stato di diritto». Beth Sanner, con un passato nell’intelligence, teme che la Corea del Nord possa cercare di sfruttare il caos nel sud. «Gli osservatori», dice, «sono preoccupati da mesi che la Corea del Nord possa condurre una sorta di “azione cinetica” nei prossimi mesi, forse bombardando un’isola sudcoreana o affondando una nave sudcoreana».

Sul fronte interno, la Federazione Coreana dei Sindacati ha annunciato uno sciopero generale e proteste fino alle dimissioni di Yoon. Le tensioni non si limitano al Paese: le esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti sono state rinviate, alimentando interrogativi sul futuro della partnership strategica.

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