Stellantis, Schlein esce dal letargo e si presenta ai cancelli di Pomigliano. Calenda: era ora
Ha ritrovato improvvisamente la voce. Sul dossier Stellantis Elly Schlein si è sempre tenuta a debita distanza, nessuna linea dal Nazareno sulla crisi dell’auto, sulla mala gestione della multinazionale di John Elkann, sulla trattativa che il governo Meloni sta seguendo da vicino (il prossimo tavolo si terrà il 17 dicembre). Oggi la leader del Pd è uscita dal sonno con un colpo di teatro. La visita (dopo quella di Giuseppe Conte) sotto i riflettori agli operai dello stabilimento Tasnova di Pomigliano d’Arco, che proprio questa mattina hanno ricevuto la lettera di licenziamento dalla multinazionale. Smalto da sindacalista d’assalto si è presentata all’alba davanti ai cancelli, per dire, come aveva sollecitato Carlo Calenda stuzzicandola, “qualcosa di sinistra”.
Stellantis, Schlein si presenta ai cancelli di Pomigliano
“Non chiedono gli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione. Chiedono di poter continuare a fare il lavoro che amano e per cui hanno delle competenze che non possiamo perdere in questo paese sul settore che è fondamentale come quello dell’auto”. Parole scontate, ma meglio di niente per un capitolo drammatico su cui gravano pesanti responsabilità dei governi passati. “Quello di cui siamo preoccupati come Partito democratico e l’abbiamo denunciato in questa settimana e stando accanto ai lavoratori è che sia il segnale che si aggiunge a tanti altri di smobilitazione di Stellantis da questo paese”. In verità Schlein in questi giorni ha preferito far parlare altri per poi accodarsi alla maggioranza nel chiedere che John Elkan riferisca alle Camere. Solo oggi fa la richiesta ufficiale, da buona ultima perché è difficile mettersi di trasverso al rampollo della famiglia industriale italiana ‘vicino’ agli editori di riferimento della sinistra. Vogliamo vedere un piano industriale che garantisca l’occupazione e che garantisca l’indotto”, ha chiuso il suo comizio la leader dem, glissando completamente sul tema dell’elettrico che è la grande partita intorno a cui si gioca il futuro dell’automotive in Europa e sul quale la Commissaria Ue socialista Teresa Ribera, grande alleata dei dem in Europa, ha confermato le impuntature della sinistra.
Richieste scontate e attacchi al governo
Le parole di Schlein invece hanno ricalcato quelle della premier Meloni pronunciate a caldo il giorno delle dimissioni dell’ad Tavares. Schlein sciorina esattamente la linea di Palazzo Chigi che poi accusa di non fare abbastanza. Ridicolo l’attacco al governo che, di fronte ai ritardi italiani ed europei sull’automotive, avrebbe tagliato il fondo di 4,6 miliardi del precedente governo per destinare quei soldi alle armi. È la tesi “copia e incolla” che i dem tirano fuori sempre su tutti i dossier, quando si parla di finanziamenti accusano il governo di rimpinguare le casse della difesa togliendo soldi ai cittadini.
Botta e risposta Schlein-Calenda: noi ci siamo, ottimo
Dai comodi seggi dell’opposizione la segretaria dà lezioni al governo: il tavolo Stellantis deve spostarsi a Chigi (visto che quello al Mimit è stato inutile), bisogna agire sul costo dell’energia e chiedere a Stellantis di assumersi le proprie responsabilità per riportare la produzione in Italia. L’afasia di Elly non era passata inosservata e oggi Calenda insiste. “Erano cinque giorni che Elly Schlein non parlava o dichiarava su Stellantis si è presa una pausa di riflessione”, dice ironico il leader di Azione a Rainews24. Parole che non sono piaciute all’interessata. “Ci sono 32 atti parlamentari del Partito democratico sull’automotive e sulle vertenze, c’è la nostra presenza costante qui con i nostri parlamentari dalle 5.30 dell’altra mattina. Il Pd c’era, c’è e ci sarà sempre, a difesa del lavoro. Di questo non vi preoccupate. Quindi noi ci siamo e ci saremo”, replica Schlein. “Finalmente. Ottimo”, scrive Calenda sui social commentando la richiesta della segretaria a John Elkann di andare in Parlamento. Era ora.