“Sui Paesi sicuri decide il governo”: la Cassazione gela la sinistra sul decreto Albania
La definizione sui Paesi sicuri per il rimpatrio dei migranti, spetta al governo. A stabilirlo è l’ordinanza depositata in queste ore dalla Cassazione, in merito al provvedimento di non convalida del trattenimento di un cittadino straniero proveniente dall’Egitto e poi trasferito in Albania, adottato dal Tribunale di Roma.
«Il giudice della convalida, garante, nell’esame del singolo caso, dell’effettività del diritto fondamentale alla libertà personale, non si sostituisce nella valutazione che spetta, in generale, soltanto al ministro degli Affari esteri e agli altri ministri che intervengono in sede di concerto», specifica l’ordinanza». I Supremi giudici rinviano quindi «la causa a nuovo ruolo, in attesa della decisione della Corte di giustizia» dell’Unione europea.
«In particolare – evidenzia il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan – la Cassazione oltre a rinviare alla Corte di Giustizia Ue, precisando che si tratta comunque di un atto di rispetto verso di essa, ribadisce in maniera netta che la competenza sulla decisione di quando un Paese è o non è sicuro spetta in via esclusiva al governo. L’esame della singola situazione resta al magistrato, il quale però non può arrogarsi la facoltà di stabilire quali siano i Paesi sicuri e quali no. L’auspicio – prosegue Malan – è che adesso le tantissime falsità siano messe da parte e che si possa continuare lungo la strada che il presidente Meloni e che questo governo hanno tracciato: riportare l’immigrazione alle regole della legge e combattere trafficanti e scafisti».
Modello Albania, la Cassazione rinvia alla Corte di Giustizia Ue
«Con il deposito dell’ordinanza della Cassazione sul ricorso di uno dei migranti fatti rientrare dall’Albania ci auguriamo venga messa la parola fine all’indecorosa campagna di mistificazione che la sinistra e le opposizioni, sostenuti dai loro house organ, per settimane hanno orchestrato», commenta il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami.
«Si era arrivati addirittura a parlare di fine del ‘modello Albania’ – aggiunge Bignami – il tutto condito dall’accusa di aver dilapidato soldi pubblici». Invece, «adesso, alla luce di quanto scrive la Cassazione, possiamo dire che avevamo ragione e che eravamo in presenza di provvedimenti viziati da una mala-interpretazione di quanto disposto dalla Corte di Giustizia Ue ed anche, evidentemente, dall’ideologia di qualche magistrato».
Paesi sicuri: la Cassazione dà ragione al governo
Per Andrea Delmastro delle Vedove, «la Cassazione pone una pietra tombale sulle speranze immigrazioniste della sinistra italiana: la lista della definizione dei Paesi sicuri spetta al governo, così come le politiche migratorie. Il modello Albania, studiato e apprezzato in tutta Europa e contrastato solo dalla sinistra italiana, è pienamente legittimo. Ora – annuncia il sottosegretario alla Giustizia – procederemo più speditamente di prima nel contrasto alla immigrazione irregolare e alla ignobile tratta di esseri umani lungo il nostro Mediterraneo».
Per l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo «il richiamo della sezione immigrazione del Tribunale di Roma al pronunciamento europeo era ed è una evidente strumentalizzazione. Oggi viene riaffermato lo stato di diritto anche in Italia, con i legislatori che fanno le norme e i giudici che le applicano».
«La Suprema Corte dà ragione al governo Meloni – commenta Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione di FdI – gli Stati indicano i Paesi sicuri e i giudici decidono i casi concreti sulla base delle circostanze oggettive e personali che i singoli migranti allegano per chiedere la protezione internazionale. Non poteva che essere così, a rischio di rendere totalmente inapplicabili le stesse direttive europee, che questo governo, nel porre in essere le modifiche normative, ha pienamente rispettato. Si avrà oggi il coraggio – chiede la deputata di FdI – di ammettere che le decisioni di alcuni magistrati italiani sono state frutto di preconcetti ideologici e sostanzialmente dei manifesti politici contro le politiche migratorie del governo?».