Woke addio, Walmart segue Harley Davidson e Jack Daniel’s: basta inchini al politicamente corretto

4 Dic 2024 15:48 - di Angelica Orlandi
Woke Walmart Jack Daniel's

Dopo Ford, Jack Daniel’s e Harley Davidson  anche Walmart, il colosso Usa di negozi al dettaglio e primo datore del paese, fa marcia indietro sui suoi programmi sulla diversità e sull’inclusione. E’ un effetto delle pressioni ‘anti-woke’ che stanno crescendo negli Stati Uniti. Walmart ha confermato che non utilizzerà più l‘acronimo D.E.I, “diversità, uguaglianza e inclusione”, nelle sue comunicazioni. E che porrà fine a un programma di diversità all’interno dei suoi fornitori, chiuderà un centro per “l’uguaglianza razziale”. E smetterà di comunicare i propri dati a una Ong che censiva le azioni delle aziende a favore dell’inclusione delle persone Lgbt+.

Questo cambiamento a 180 gradi avviene sulla scia dell’offensiva ‘anti-woke’ dei conservatori americani; rafforzata dalla decisione della Corte Suprema nel 2023 di abolire i programmi di discriminazione positiva ( affirmative action) nelle università degli Stati Uniti. L’attivista Robby Starbuck, 35 anni e grande sostenitore di Trump, ha avviato una vera e propria crociata contro i “benpensanti”. La marcia indietro di Walmart “è la più grande vittoria finora ottenuta dal nostro movimento per porre fine al wokismo nelle multinazionali americane”, ha scritto su X. Starbuck ha poi collegato un aumento delle azioni Walmart alla marcia indietro della multinazionale. In un’intervista all’Afp prima dell’elezione di Donald Trump, aveva affermato che gli americani erano stufi della “woke culture” asfissiante nelle aziende:

“Viene imposta un’ideologia”

“Ci troviamo in una situazione in cui a ogni dipendente viene imposta un’ideologia e dove altri punti di vista sono non vengono presi in considerazione”. Secondo un sondaggio del Pew Research Center, la percentuale di dipendenti che ritiene che la propria azienda presti troppa attenzione alle questioni relative alla diversità è aumentata dal 14% nel febbraio 2023 al 19% nell’ottobre 2024. Da tempo negli Usa c’è un’ allergia piuttosto importante al ‘politically correct’ che sta influenzando “follie” riguardo all’etnia e al genere.  A marzo, l’Università della Florida ha chiuso i suoi programmi di promozione della diversità, seguendo le orme di diversi campus in una dozzina di stati.

Le multinazionali americane hanno lanciato programmi del DEI sull’onda delle proteste del Black Lives Matter del 2020. Ma da tempo il “wokismo” esasperato ha sempre più suscitato divisioni e insofferenza, riporta il Daily Mail, che informa quanto tutto ciò stia diventando divisivo. I sostenitori delle politiche DEI affermano che tali programmi aiutano a portare più donne e minoranze nel mondo del lavoro e nelle università. Ma i critici dicono che troppo spesso si innescano esclusioni, frenando le  opportunità per gli uomini bianchi etero, anche quando sono candidati migliori. “Sebbene i sondaggi mostrino un ampio sostegno pubblico al DEI, gli elettori si oppongono anche al fatto che le aziende siano troppo coinvolte nella politica”.

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