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Adolescenti chiusi in casa: cresce il fenomeno dell’isolamento e “toglie il respiro” ai giovani

Adolescenti chiusi in casa: cresce il fenomeno dell’isolamento e “toglie il respiro” ai giovani

Cronaca - di Gabriele Caramelli - 29 Gennaio 2025 alle 14:21

Cresce il numero degli adolescenti italiani chiusi in casa nell’arco di tre anni: secondo l’Ansa le stime sono triplicate nell’arco di tre anni, dal 15% al 39,4%, a causa di una sovraesposizione ai social media e a una frequente connessione online. Il profilo psicologico di questi ragazzi è caratterizzato da scarse interazionicon l’esterno, fatta eccezione per le mura scolastiche. Il rischio dell’isolamento completo, tuttavia rimane alto e i ragazzi rischiano di diventare preda di una condizione altresì nota in lingua giapponese come “Hikikomori”, vale a dire una totale autreclusione senza contatti con le altre persone.

Nel frattempo anche i giovani hikikomori sono quasi raddoppiati dal periodo della pandemia da Covid 19, passando dal 5,6% nel 2019 al 9,7% nel 2022 con un rapporto di 1 su 10. La sindrome “Hikikomori” spinge le persone verso un allontanamento dai contesti sociali e verso timori primari negativi, dall’ansia alla depressione. In questo modo il soggetto termina ogni relazione con le persone che lo circondano. Il gruppo Musa (Mutamenti sociali, valutazione e metodi) dell’istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del CNR di Roma (Cnr-Irpps), in collaborazione con Gianni Crosetti dell’Istat, ha pubblicato su Scientific reports il lavoro condotto su queste dinamiche d’isolamento, individuando i fattori scatenanti tra gli adolescenti.

Il campione per lo studio è stato preso in due indagini su studenti di scuole superiori e su campioni rappresentativi nazionali composti da 3273 e 4288 ragazzi, compresi nell’eta che va dai 14 ai 19 anni.

Adolescenti chiusi in casa: i fattori scatenanti dell’isolamento giovanile

“Già la pandemia ha esacerbato la trasposizione delle relazioni umane verso il virtuale”, ha evidenziato Antonio Tintori tra gli autori con Loredana Cerbara e Giulia Ciancimino. “L’iperconnessione, ossia la sovraesposizione ai social media – ha spiegato – ha un ruolo primario in questo processo corrosivo dell’interazione sociale, nonché anche nell’esplosione delle ideazioni suicidarie giovanili”. La ricerca ha sottolineato che dal 2019 al 2022 sono aumentati di molto i giovani che frequentano esclusivamente la scuola e che la consuetudine di frequentare gli amici nella vita reale durante il tempo libero è drasticamente diminuita. Il fenomeno riguarda tutti i ragazzi senza differenza regionale, socio-culturale, economica e di tipologia scolastica. Lo studio, però, ha rilevato anche come il fenomeno sia più diffuso nelle ragazze e che il problema sta diventando globale, oltre che endemico.

La scarsa qualità delle relazioni sociali, la scarsa fiducia relazionale, il cyberbullismo, il pessimo rapporto con i genitori, l’insoddisfazione fisica e la poca attività sportiva rientrano come le cause di questi comportamenti. “Questi fattori erodono l’autostima favorendo un senso di inadeguatezza nelle interazioni sociali con i coetanei – ha precisato Tintori parlando all’Ansa – come società occidentale post-pandemica ci stiamo avviando verso la trasposizione delle relazioni umane reali in relazioni virtuali, un fenomeno che storicamente non è mai accaduto”. “Ci troviamo di fronte a un’emergenza sociale senza precedenti storici – ha poi aggiunto – gli interventi che suggeriamo sono in primis la formazione ai formatori, da insegnanti a genitori, bisogna che imparino e quindi sappiano insegnare a gestire il mutamento intersoggettivo ormai non più reversibile”.

Tintori ha poi lanciato un appello verso i grandi, sottolineando che “se il mondo adulto si fa trovare impreparato di fronte a questo mutamento, il rischio è lasciare una generazione di giovani in balia di una tecnologia“.

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di Gabriele Caramelli - 29 Gennaio 2025