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Augias Meloni

Almasri, su La7 solita pantomima. Augias attacca Meloni: solo vittimismo. Ma è Floris il più accanito (video)

Politica - di Chiara Volpi - 29 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 29 Gennaio 2025 alle 19:19

Nel salotto dem de La7 va in scena la solita pantomima. In cima alla scaletta della punta di ieri di ieri di DiMartedì c’è, ovviamente, il video-annuncio della Meloni sulle comunicazioni giudiziarie in merito al caso Almasri, con Augias che ha buon gioco di sferrare il rituale attacco alla premier, mascherato dai soliti infingimenti, barocchismi e pseudo-complimenti di sorta. «Solito vittimismo», sentenzia l’intellettuale dem in apertura di intemerata. Eppure è Floris il più accanito nel dibattito a due… Ma procediamo con ordine.

Nel salotto di La7 in cui Giovanni Floris ospita il “meglio” dell’intellighenzia dem apertamente in guerra col governo di centrodestra, ieri si è visto e ascoltato di tutto un po’. Quanto di più prevedibile arraffazzonato potesse arrivare dalle truppe cammellate di una sinistra allo sbando, unita più che altro nell’attaccare esecutivo e premier – ma poi neanche tanto, considerate le reazioni di Renzi e Calenda che fanno da aperto contraltare a quelle di Bonelli e Fratoianni, tanto per citarne per alcuni – con la summa mediatica affidata al solito commento al vetriolo di Corrado Augias.

Caso Almasri, da Floris Augias al (solito) attacco  di Meloni

È sempre lui l’aedo incantatore a cui la sinistra in disarmo di argomenti e fatti tangibili affida il compito di delegittimare operato e comunicazione di presidente del Consiglio Meloni e del governo che presiede. Un compito arduo, a cui il giornalista e scrittore e uomo di punta di La7, dopo l’esodo volontario dalla Rai, non si sottrae settimanalmente. E più o meno disinvoltamente…

Da Augias un’intemerata anti-Meloni mascherata da garbo e offuscata da imprescindibili evidenze

E allora, in ore in cui il video-messaggio con annuncio dell’avviso di garanzia recapitato a Giorgia Meloni, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano, viene passato al setaccio e scannerizzato in ogni pixel e ad ogni parola pronunciata dalla premier, fa rumore la cricca di dem allo sbaraglio che, in opposizione aperta e dichiarata – e non  da oggi – all’esecutivo di centrodestra in carica, e rigorosamente accolta nel salotto radical chic di Floris su La7, ha modo e tempo per “interpretare” e delegittimare comunicazione, forma e contenuto, di quanto asserito dalla premier nel breve video di spiegazione e replica all’attacco inferto da una certa magistratura.

Ma sembra Floris il più agguerrito…

Così, il giornalista e scrittore, con il solito aplomb, tirato quanto teso a mistificare verità e imbarazzi della sinistra, non si sottrae al confronto. E esamina con la puntigliosità dell’entomologo con il vezzo dell’esegesi il video-messaggio della Meloni, incentrato sull’avviso di garanzia recapitato a premier, ministri e chi di dovere. Anche se, come ritiene lo stesso Augias, è improprio definirlo così. Come precisa nell’immediato il combattivo opinionista con fare apparentemente bonario, che lascia che sia lo stesso Floris il più agguerrito sul punto: risoluto come non mai, da parte sua, nel mettere i “suoi” puntini sulla “i” del caso..

L’assalto in punta di definizioni giuridiche

«Sono rimasto stupito perché, se ho letto bene i documenti, non è un avviso di garanzia – si affretta a precisare Augias tra una precisazione e una domanda retorica del conduttore –. Si tratta di una notifica, di un esposto presentato da un avvocato che è stato trasmesso al Tribunale dei ministri, che è tutt’altra cosa. È un atto dovuto», ribatte Augias. E Floris acconsente a suon di sguardi, e lascia che il suo ospite proceda nella sua intemerata pacata (ma pungente quanto basta).

L’attacco di Augias alla Meloni: «Strategia di comunicazione vittimistica»

In attesa dell’affondo pretestuoso che arriva (non a caso) di lì a poco: «Questo fa parte di quella strategia di comunicazione vittimistica che la nostra signora Meloni spesso ha adottato – sottolinea il giornalista –. Ma io vedo in questo anche un’altra cosa: un sintomo di un certo timore. Lei dice: “Non sono ricattabile, non ho paura, vado avanti a testa alta”. E fa bene. In realtà la bugia che ha detto, perché non è un avviso di garanzia, indica una certa titubanza»…

Una discutibile lettura tra le righe

Siamo alla libera (e strumentalizzata) interpretazione di parole e locuzioni. Ci si attacca a tutto quel si può: ma è chiaro al pubblico in studio e alla platea che da casa assiste e assorbe (suo malgrado) messaggi fuorvianti, dove tutto vada a parare. E la cosa assume forma compiuta ed evidente a stretto giro: «La parola ricatto implica subito il retro pensiero che c’è una parte, in questo caso i magistrati, che manovra leve indebite per costringere il ricattato, in questo caso la presidente del Consiglio, a dimettersi. A fare un gesto remissivo nei confronti del ricattatore. Il ricatto, in altre circostanze, serve a estorcere qualche cosa. Però non mi pare questo il caso», decide e sentenzia Augias…

Nessun riferimento a quella strana coincidenza di tempistiche…

Che subito dopo, non a caso, rincara la dose: «Lei usa quella tattica spesso usata nella politica. Si costruisce un bersaglio di comodo per poterlo colpire meglio». Dal giornalista e scrittore, però, nessun commento sulla quantomeno stravagante coincidenza tra l’indagine e l’avanzare della riforma della giustizia che porta con sé il via libera alla temuta separazione delle carriere… Ai posteri allora, e alla prossima punta di DiMartedì, l’ardua sentenza (se mai arriverà)…

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di Chiara Volpi - 29 Gennaio 2025