Almasri, su La7 solita pantomima. Augias attacca Meloni: solo vittimismo. Ma è Floris il più accanito (video)
Nel salotto dem de La7 va in scena la solita pantomima. In cima alla scaletta della punta di ieri di ieri di DiMartedì c’è, ovviamente, il video-annuncio della Meloni sulle comunicazioni giudiziarie in merito al caso Almasri, con Augias che ha buon gioco di sferrare il rituale attacco alla premier, mascherato dai soliti infingimenti, barocchismi e pseudo-complimenti di sorta. «Solito vittimismo», sentenzia l’intellettuale dem in apertura di intemerata. Eppure è Floris il più accanito nel dibattito a due… Ma procediamo con ordine.
Nel salotto di La7 in cui Giovanni Floris ospita il “meglio” dell’intellighenzia dem apertamente in guerra col governo di centrodestra, ieri si è visto e ascoltato di tutto un po’. Quanto di più prevedibile arraffazzonato potesse arrivare dalle truppe cammellate di una sinistra allo sbando, unita più che altro nell’attaccare esecutivo e premier – ma poi neanche tanto, considerate le reazioni di Renzi e Calenda che fanno da aperto contraltare a quelle di Bonelli e Fratoianni, tanto per citarne per alcuni – con la summa mediatica affidata al solito commento al vetriolo di Corrado Augias.
Caso Almasri, da Floris Augias al (solito) attacco di Meloni
È sempre lui l’aedo incantatore a cui la sinistra in disarmo di argomenti e fatti tangibili affida il compito di delegittimare operato e comunicazione di presidente del Consiglio Meloni e del governo che presiede. Un compito arduo, a cui il giornalista e scrittore e uomo di punta di La7, dopo l’esodo volontario dalla Rai, non si sottrae settimanalmente. E più o meno disinvoltamente…
Da Augias un’intemerata anti-Meloni mascherata da garbo e offuscata da imprescindibili evidenze
E allora, in ore in cui il video-messaggio con annuncio dell’avviso di garanzia recapitato a Giorgia Meloni, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano, viene passato al setaccio e scannerizzato in ogni pixel e ad ogni parola pronunciata dalla premier, fa rumore la cricca di dem allo sbaraglio che, in opposizione aperta e dichiarata – e non da oggi – all’esecutivo di centrodestra in carica, e rigorosamente accolta nel salotto radical chic di Floris su La7, ha modo e tempo per “interpretare” e delegittimare comunicazione, forma e contenuto, di quanto asserito dalla premier nel breve video di spiegazione e replica all’attacco inferto da una certa magistratura.
Ma sembra Floris il più agguerrito…
Così, il giornalista e scrittore, con il solito aplomb, tirato quanto teso a mistificare verità e imbarazzi della sinistra, non si sottrae al confronto. E esamina con la puntigliosità dell’entomologo con il vezzo dell’esegesi il video-messaggio della Meloni, incentrato sull’avviso di garanzia recapitato a premier, ministri e chi di dovere. Anche se, come ritiene lo stesso Augias, è improprio definirlo così. Come precisa nell’immediato il combattivo opinionista con fare apparentemente bonario, che lascia che sia lo stesso Floris il più agguerrito sul punto: risoluto come non mai, da parte sua, nel mettere i “suoi” puntini sulla “i” del caso..
L’assalto in punta di definizioni giuridiche
«Sono rimasto stupito perché, se ho letto bene i documenti, non è un avviso di garanzia – si affretta a precisare Augias tra una precisazione e una domanda retorica del conduttore –. Si tratta di una notifica, di un esposto presentato da un avvocato che è stato trasmesso al Tribunale dei ministri, che è tutt’altra cosa. È un atto dovuto», ribatte Augias. E Floris acconsente a suon di sguardi, e lascia che il suo ospite proceda nella sua intemerata pacata (ma pungente quanto basta).
L’attacco di Augias alla Meloni: «Strategia di comunicazione vittimistica»
In attesa dell’affondo pretestuoso che arriva (non a caso) di lì a poco: «Questo fa parte di quella strategia di comunicazione vittimistica che la nostra signora Meloni spesso ha adottato – sottolinea il giornalista –. Ma io vedo in questo anche un’altra cosa: un sintomo di un certo timore. Lei dice: “Non sono ricattabile, non ho paura, vado avanti a testa alta”. E fa bene. In realtà la bugia che ha detto, perché non è un avviso di garanzia, indica una certa titubanza»…
Una discutibile lettura tra le righe
Siamo alla libera (e strumentalizzata) interpretazione di parole e locuzioni. Ci si attacca a tutto quel si può: ma è chiaro al pubblico in studio e alla platea che da casa assiste e assorbe (suo malgrado) messaggi fuorvianti, dove tutto vada a parare. E la cosa assume forma compiuta ed evidente a stretto giro: «La parola ricatto implica subito il retro pensiero che c’è una parte, in questo caso i magistrati, che manovra leve indebite per costringere il ricattato, in questo caso la presidente del Consiglio, a dimettersi. A fare un gesto remissivo nei confronti del ricattatore. Il ricatto, in altre circostanze, serve a estorcere qualche cosa. Però non mi pare questo il caso», decide e sentenzia Augias…
Nessun riferimento a quella strana coincidenza di tempistiche…
Che subito dopo, non a caso, rincara la dose: «Lei usa quella tattica spesso usata nella politica. Si costruisce un bersaglio di comodo per poterlo colpire meglio». Dal giornalista e scrittore, però, nessun commento sulla quantomeno stravagante coincidenza tra l’indagine e l’avanzare della riforma della giustizia che porta con sé il via libera alla temuta separazione delle carriere… Ai posteri allora, e alla prossima punta di DiMartedì, l’ardua sentenza (se mai arriverà)…
Meloni indagata per il caso Almasri, il commento di Corrado Augias: “Strategia di comunicazione vittimistica”.#dimartedihttps://t.co/on3XFC2dcj
— La7 (@La7tv) January 28, 2025