Askatasuna, oltre alla violenza il razzismo. I paladini dell’accoglienza scoperti a dare “la caccia al negro”
Insulti razzisti e comportamenti prevaricanti, all’occorrenza anche violenti, nei confronti dei migranti. Sono quelli dei “bravi ragazzi” del centro sociale Askatasuna che emergono da un’inchiesta giornalistica andata in onda a Quarta Repubblica, il programma di Rete 4 condotto da Nicola Porro. L’inchiesta è basata su un’informativa della Polizia di Stato, consegnata alla procura torinese nell’ambito di un’indagine che ha portato a processo 26 esponenti del centro sociale torinese: 16 per associazione a delinquere e gli altri per violenza aggravata contro pubblico ufficiale ed estorsione, per una richiesta complessiva da parte della Procura di 88 anni di reclusione.
Gli insulti razzisti dei “bravi ragazzi” dell’Askatasuna
Nelle intercettazioni della Digos, riferite durante la trasmissione, alcuni militanti antifascisti conversano tra loro, parlando di “un bel negretto sano da prendere già fatto e finito da allevare come un bianco che sia già in grado di pisciare da solo, che è stato già svezzato e al massimo spendi un po’ di più a fargli un po’ di imprinting per cacciare via i complessi. Come i cani: sempre meglio prenderli educati da adulti che un cucciolo”. “Noi non siamo la Caritas: se non c’è un minimo di impegno, che cazzo ce li teniamo a fare?”, sono poi le parole attribuite al leader di Askatasuna Giorgio Rossetto, che sarebbero state riferite al ruolo dei migranti nel centro sociale torinese.
L’informativa della Digos: solidarietà strumentale per coinvolgere i migranti nelle proteste
“Le conversazioni captate – si legge nell’informativa della Digos, riportata da Il Giornale – hanno certificato come la solidarietà espressa, soprattutto verso gli stranieri, è stata solo apparente e del tutto strumentale ad ottenere il ‘favore’ degli stranieri e il loro contributo nelle manifestazioni di lotta contro lo Stato e le istituzioni”. Secondo Eugenio Bravo, segretario generale provinciale del sindacato di Polizia torinese ospite nello studio di Rete 4, “questo centro sociale è la base logistica per organizzare, promuovere e pianificare le strategie di piazza contro lo Stato e contro le istituzioni”.
La testimonianza di un migrante: “Mi hanno insultato e aggredito”
Nel servizio di Quarta Repubblica è stata anche riferita la testimonianza di un migrante nigeriano resa nel 2020: “Quando sono arrivato davanti all’entrata del palazzo, alcuni ragazzi che stavano fuori mi hanno circondato, altri hanno aperto il portone da dentro e mi hanno aggredito usando anche tirapugni di ferro, colpendomi più volte al torace, alle gambe e alla testa con calci anche quando stavo a terra”. Prima dell’agguato nei confronti dello straniero, un militante parlava di lui con toni denigratori: “Un nero che rompe i coglioni, sto negro che si fa i cazzi suoi, tipo beve fuori dalla stanza” e ancora “bisognerebbe portarlo nelle cantine in quattro e picchiarlo o minacciarlo“.
Secondo quanto riferito dalle registrazioni della trasmissione televisiva, alcuni degli appartenenti ad Askatasuna sarebbero andati alla ricerca di spacciatori clandestini assieme ad altri migranti irregolari, per evitare di attirare l’attenzione delle forze dell’ordine nel quartiere torinese di Vanchiglia: “Siamo andati io e lui con tre negri a cercare gli altri due negri, bastardi negri”, sarebbero state le parole di uno dei militanti.
Gli inquirenti: “Nei militanti di Askatasuna radicata indole razzista”
” Le motivazioni antirazziste poste alla base della protesta – si legge nel carteggio delle indagini, di cui ha dato conto il servizio televisivo – sono smentite dalla radicata indole razzista dei militanti di Askatasuna emersa nel corso dei servizi tecnici, soprattutto nei riguardi delle persone di colore, più volte dileggiate e denigrate con epiteti discriminatori“. Tra le molte registrazioni presenti nelle investigazioni, ne è emersa una in cui un componente di Askatasuna afferma di non meravigliarsi che “a turno l’Africa l’abbiano conquistata tutti, evidentemente qualcosa di fottutamente genetico ci deve essere”.