Auto, per il 37% degli europei la crisi è colpa dell’Ue. E 6 su 10 dicono no allo stop di benzina e diesel
Il 37% dei cittadini europei ritiene che sia stata l’Ue, con i suoi provvedimenti, a mettere in crisi l’industria dell’auto del vecchio continente. Ben il 58%, poi, giudica negativamente la messa al bando delle auto a benzina e diesel a partire dal 2035, a fronte di una quota favorevole che si ferma appena al 34%. I dati emergono da un articolato sondaggio realizzato della società di ricerca Polling Europe, su incarico del gruppo Ecr, con lo scopo di analizzare i punti di vista dell’opinione pubblica europea rispetto alle difficoltà che il settore automobilistico sta attraversando. Il sondaggio è stato presentato nel corso dell’evento “Riavviare il motore”, promosso dalla delegazione di FdI al Parlamento europeo di Strasburgo, a cui ha preso parte anche il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso.
Urso: «Il problema non sono Cina o Usa, ma l’Ue»
«Sull’automotive il problema non è la Cina o gli Stati Uniti, ma l’Ue, che si deve muovere come fanno gli altri Stati. È un errore affrontare con gli occhi della tecnologia i problemi dell’industria europea», ha detto il ministro, ricordando le misure intraprese dall’Italia per il cambio di rotta, a partire dal non-paper presentato alla Commissione, e ribadendo al necessità di scegliere un approccio di neutralità tecnologica, ovvero di «utilizzare tutte le tecnologie senza paraocchi ideologici, per rendere competitive le imprese europee e rendere più sostenibile l’ambiente».
Il 37% dei cittadini europei incolpa l’Ue per la crisi dell’industria automobilistica
Oltre al 37% di europei che imputano a Bruxelles la crisi dell’automotive Ue, si registra un 29% che attribuisce le difficoltà alla concorrenza sleale cinese. Tuttavia una parte non irrilevante degli intervistati chiama in causa anche le stesse industrie automobilistiche, responsabili di aver fatto scelte sbagliate, di praticare politiche dei prezzi inadeguate e di essere incapaci di stare al passo con gli americani e i cinesi nello sviluppo della tecnologia.
Fidanza: «Serve una transizione graduale»
«I cittadini europei – ha commentato il capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, Carlo Fidanza – non vogliono morire per l’auto elettrica. I dati del sondaggio dimostrano ancora una volta la necessità di procedere a una transizione graduale, impostata sulla neutralità tecnologica e sulla libertà di scelta dei consumatori. È tempo di agire, non soltanto rinviando le multe ai costruttori che stanno generando una speculazione assurda a vantaggio ancora una volta dei produttori extra-Ue ma riaprendo l’intera partita. Per questo non si può più aspettare e ci auguriamo che vengano meno i giochi politici che stanno impedendo al Parlamento europeo di pronunciarsi su questo tema dirimente per il futuro industriale dell’Europa. Con la nostra azione – ha concluso Fidanza – continuiamo a sostenere l’iniziativa del governo Meloni e del ministro Urso che in Consiglio stanno guidando il fronte del buon senso».
I dubbi sull’elettrico: solo 1 su 3 crede che siano meno inquinanti
Dalla platea degli intervistati, che costituiscono un campione rappresentativo dei cittadini dei 27 Stati membri, emergono forti perplessità verso i veicoli elettrici. Soltanto 1 cittadino europeo su 3 pensa che le auto elettriche inquinino effettivamente meno rispetto ai motori a benzina o diesel, se si considerano tutti gli aspetti legati alla produzione, all’utilizzo e allo smaltimento. Il 30% sostiene che non ci sia differenza e il 27% ritiene che le emissioni degli e-vehicles siano addirittura maggiori.
La richiesta di puntare sulla neutralità tecnologica
Queste posizioni sono confortate anche dalla percezione maggioritaria (58%), che non sia credibile che entro il 2035 i Paesi europei siano capaci di produrre sufficiente energia elettrica da fonti rinnovabili per alimentare tutte le auto elettriche. Si nota come i francesi si mostrino i più disillusi su tale questione. In sostanza, il 31% degli europei sostiene che in prospettiva bisognerebbe puntare sull’alimentazione elettrica per le auto, contro il 34% che preferisce la tecnologia ibrida, mentre il 30% auspica investimenti sull’idrogeno e il 24% sui biocarburanti. Per gli europei quindi benzina e diesel non sono il futuro, ma non vogliono nemmeno scommettere soltanto sull’elettrico e preferiscono un approccio più aperto alla neutralità tecnologica.
Quasi il 60% dice no allo stop di benzina e diesel dal 2035
Il provvedimento che prevede il divieto di vendita delle auto a motore termici dal 2035 è oramai ampiamente conosciuto nei 27 Stati membri (70%), anche se un po’ meno nei paesi dell’est e nell’Europa settentrionale (66%). Tuttavia prevalgono le opinioni negative su questo provvedimento, 58% contro il 34% di favorevoli, principalmente motivate dalla percezione che i veicoli elettrici siano inadatti (troppo cari, scarsa autonomia, difficoltà a ricaricarli) e perché l’elettrico non è ritenuto la soluzione migliore per ridurre le emissioni. I favorevoli, invece, ritengono la decisione delle istituzioni Ue giusta nell’ottica di una necessaria riduzione delle emissioni, ma alcuni comunque sollevano dubbi sulla tempistica. Ancora una volta sono i francesi ad essere più contrari, mentre gli spagnoli mostrano maggiori aperture.
Gli europei chiedono una revisione della normativa
Di conseguenza, una larga maggioranza dell’opinione pubblica europea è d’accordo con l’ipotesi di una revisione della normativa, sia nell’ottica di prendere maggiormente in considerazione altre soluzioni, oltre quella elettrica, sia di prevedere tempistiche più dilatate al fine di non penalizzare l’industria automobilistica europea rispetto ai concorrenti.