Autonomia, evapora il sogno della spallata. Per Schlein e compagni un’altra sonora sconfitta
Chi sperava nella spallata al governo con le armi spuntate del referendum sull’autonomia differenziata deve rassegnarsi. Il no definitivo della Consulta, che ha giudicato inammissibile il quesito, manda alle ortiche i sogni di gloria delle opposizioni. Che in Parlamento e fuori hanno cavalcato con furore ideologico la crociata contro la legge Calderoli con la narrazione di un provvedimento spacca-Italia, di una maggioranza irresponsabile che avrebbe lasciato indietro gli ultimi, condito di un tardivo nazionalismo. Anche il giochino di puntare sulle presunte divisioni della maggioranza non ha funzionato.
Autonomia: niente urne, niente derby. La sinistra ha perso
Oggi il centrodestra ha tutte le condizioni per lavorare senza pressioni su un provvedimento strategico. Che ha per obiettivo quello di valorizzare e rendere più efficaci le amministrazioni regionali e responsabilizzare le classi dirigenti per un’Italia più equa. Lo dice chiaramente Roberto Calderoli, padre della legge ‘incriminata’ dalle opposizioni. “Ora posso lavorare in pace senza più avvoltoi che mi girano sopra la testa. Mi pare che la Consulta abbia chiuso la bocca rispetto a tutte le panzane dei cacicchi e dei loro sodali che abbiamo sentito: lo ‘spacca Italia’, la difformità dei diritti. Se fosse stato così, il referendum sarebbe stato ammesso”. Ma non basta: il referendum avrebbe rappresentato un elemento di divisione dell’Italia. Paradossale ma vero. “Chi chiedeva un referendum contro la legge che divideva il Paese, avrebbe diviso il Paese con il referendum”. Si è evitata insomma una campagna elettorale, questa sì divisiva, che avrebbe spaccato l’opinione pubblica in un derby nord contro sud, con i promotori a mobilitare gli elettori del Meridione contro un settentrione ingordo e cattivo, generando un corto circuito sociale.
Un insuccesso politico di Elly Schlein
La prima sconfitta è Elly Schlein che aveva puntato tutte le fiches sulla chiamata popolare per bocciare l’autonomia. Si conferma che anche in questa partita la segretaria del Nazareno non brilla per visione e intuito politico. L’insuccesso di tutta l’operazione ci dice molto dei problemi dell’opposizione che dopo due anni non riescono a produrre uno straccio di alternativa programmatica al governo. La mobilitazione estiva di Pd, Avs, Radicali e 5Stelle, l’esultanza della raccolta di firme, le foto raggianti davanti al “Palazzaccio” si rivelano un boomerang. Non ha funzionato nemmeno la piroetta della sinistra, che ha fatto finta di dimenticare che l’autonomia viene da lontano, non è un capriccio del governo Meloni. La sua genesi è tutta nella riforma del Titolo V, firmata da Bassanini nel lontano nel 2001, un ‘capolavoro’ del centrosinistra che oggi Largo del Nazareno sembra avere dimenticato. Una contraddizione che brucia, come dimostra la fronda degli ex senatori Morando e Tonini. Pur di attaccare Palazzo Chigi il Pd si è convertito frettolosamente alla strada del centralismo con la retorica dell’unita nazionale e dell’amor patrio, non proprio una bandiera storica della sinistra. E ha perso.
Zaia alle opposizioni: l’autonomia è di tutti, non di una parte
Anche su questo tema ha vinto indiscutibilmente Giorgia Meloni, “probabilmente la più soddisfatta”, osserva Antonio Polito. “La legge resta valida, vanno fatti dunque quei correttivi chieste dalla Corte in precedenza. Va applicata la sentenza dei giudici per i 7 punti indicati, quindi integrare dove la corte richiede di farlo”, ha detto il senatore di FdI Alberto Balboni, “ora il Parlamento può intervenire, recependo i rilievi precedenti, sulla parziale illegittimità della legge, ora è chiaro il percorso che si abbrevia”. Per il governatore Luca Zaia il “pronunciamento contribuisce a chiarire ogni dubbio sul percorso dell’Autonomia, che continuerà a svilupparsi nel pieno rispetto della Costituzione, delle indicazioni della Consulta e del principio di unità nazionale, mantenendo al centro i valori di sussidiarietà e solidarietà”.
Tajani: scriveremo un testo equilibrato
Zaia lancia anche un appello alle opposizione, che difficilmente verrà raccolto, “spero che ci sia un dialogo più sereno con le opposizioni perché l’autonomia è di tutti e non solo di qualcuno”. Forza Italia, per bocca di Antonio Tajani, si impegna a scrivere “un testo equilibrato, che tenga conto dei rilievi della Corte, a partire da quelli sui servizi minimi essenziali che, come abbiamo sempre detto, devono essere garantiti a tutti i cittadini, ovunque siano nati o si trovino”. Anche per Mara Carfagna “la decisione della Corte Costituzionale evita una grave lacerazione nel Paese e offre al Parlamento l’opportunità di correggere gli elementi della riforma che mettono a rischio i principi di unità, solidarietà e uguaglianza”.