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Autonomia, la Consulta boccia il referendum e gela il campo largo. Si vota su cittadinanza e jobs act
Secco no della Corte Costituzionale al referendum abrogativo della riforma sull’autonomia differenziata. «L’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”, ha rilevato la Corte, sottolineando che “ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore».
La Consulta ha bocciato il referendum: quesito poco chiaro sull’Autonomia
Il quesito sulla legge Calderoli – della quale i giudici costituzionali, nello scorso novembre, hanno dichiarato illegittimi alcuni punti – non passa quindi il vaglio della Corte, che lo ha dichiarato inammissibile: “il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione; il che non puo’ essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”, fa sapere Palazzo della Consulta, in attesa del deposito delle motivazioni della decisione, previsto nei prossimi giorni.
Da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs a Riccardo Magi di +Europa, da Maria Elena Boschi di Italia viva a Ivana Veronese della Uil fino al segretario generale della Cgil Maurizio Landini, il referendum sull’Autonomia aveva unito pressoché tutte le opposizioni, che con la bocciatura ricevono una doccia gelata.
Via libera, invece, agli altri 5 referendum: i cittadini, dunque, saranno chiamati alle urne – secondo quanto prevede la legge, in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno – per esprimersi su 4 quesiti in materia di lavoro promossi dalla Cgil (Jobs act, licenziamenti e infortuni sul lavoro) e uno che prevede il dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana.
Soddisfazione pressoché unanime nel centrodestra per la bocciatura del referendum sull’autonomia. Per il responsabile nazionale Enti Locali di Forza Italia, Maurizio Gasparri, la bocciatura è «assolutamente logica». «Avendo la Corte indicato dei punti da correggere della legge, cosa che faremo in Parlamento – osserva Gasparri – sarebbe stato del tutto illogico sottoporre al referendum un testo che prima deve essere corretto. Pertanto, andiamo avanti con il nostro lavoro di riforme. Noi rinnoviamo l’Italia. Gli altri creano soltanto astio e ostacoli nella vita del Paese. Vinceranno la democrazia e la cultura di governo portati avanti dal centrodestra».
Balboni (FdI): La legge sull’autonomia resta valida, l’iter si accorcia”
Per il governatore del Veneto, Luca Zaia, la Consulta «ha definitivamente chiuso il capitolo delle dispute referendarie, permettendo di guardare al futuro con maggiore fiducia e determinazione. Ora, verso l’autonomia differenziata è necessario premere il piede sull’acceleratore per una stagione di novità ed efficienza per il Paese».
«La sentenza della Consulta conferma quanto avevamo detto – commenta Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati – la legge sull’autonomia differenziata è costituzionale e occorre procedere in Parlamento recependo i rilievi della Corte, in particolare intervenendo sui livelli essenziali di prestazione. Seguiremo quella strada e così un referendum inutile non si farà».
«Mi pare di capire che la legge resta valida, vanno fatti dunque quei correttivi chieste dalla Corte in precedenza, va applicata la sentenza dei giudici per i 7 punti indicati, quindi integrare dove la corte richiede di farlo», dice all’AdnKronos, Alberto Balboni, senatore di Fdi e presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato. «L’iter, si accorcia, ora il Parlamento può intervenire, recependo i rilievi precedenti, sulla parziale illegittimità della legge, ora è chiaro il percorso», sottolinea il senatore di Fratelli d’Italia.
Campo largo devastato dalla notizia
«Il Pd continuerà a battersi in Parlamento valorizzando gli argomenti e la straordinaria mobilitazione di questi mesi grazie alla quale sono state raccolte centinaia di migliaia di firme in pochissimo tempo», commenta in una nota Marco Sarracino della segreteria del Partito Democratico, responsabile Mezzogiorno.
«La legge Calderoli sull’Autonomia differenziata- commentano dal M5s – è già stata smantellata nei suoi pilastri portanti e di fatto svuotata dalla stessa Corte Costituzionale poche settimane fa. Ora governo e maggioranza sono obbligati o ad abbandonare del tutto il progetto o a confrontarsi con il M5s e le altre opposizioni in Parlamento con una completa riscrittura della disciplina in conformità ai dettami costituzionali».
«Rispettiamo quanto statuito dalla Consulta. Quella del Governo è una vittoria di Pirro: la Corte ha già demolito la legge Calderoli, che così come era scritta e’ inattuabile. Qualunque modifica dovrà quindi passare dal Parlamento. E lì ci troveranno pronti, senza sconti o passi indietro», tuona la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi.
Nonostante le dichiarazioni bellicose delle opposizioni, resta il fatto che il referendum principale portato avanti come vessillo contro il governo Meloni si è schiantato miseramente davanti ai giudici della Consulta.