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Cacciari boccia la sinistra: “Difende il passato, non legge la realtà e su Musk lancia solo patetici lamenti”
Non è la prima volta che Massimo Cacciari, critico e pensatore, smonta le illusioni della sinistra italiana con la precisione di chi, pur appartenendo alla stessa area politica, non esita a metterne a nudo i difetti. Nell’intervista rilasciata a La Stampa, il filosofo veneziano non fa sconti a Schlein & co, anzi, offre una lezione politica tagliente e spietata, che suona come un promemoria per chi ancora si ostina a non vedere l’elefante nella stanza.
Cacciari: “La sinistra perde perché appare fuori gioco”
«Le sinistre perdono perché appaiono fuori gioco rispetto ai fattori determinanti il nostro destino», afferma. Secondo Cacciari, il problema non è solo strategico, ma antropologico e culturale: «La loro è una forma di astensionismo, che dura dagli anni ’80, sia da ogni effettuale partecipazione che da ogni efficacia critica allo stato di cose esistente». Parole che pesano o peseranno sulle teste del Nazareno.
L’illusione della Tecnica e l’ascesa dei “Musk”
Nel discorso di Cacciari vi è la consapevolezza del dominio della Tecnica, che ormai tutto muove. «La Tecnica domina il dover essere dell’umanità e ne è diventata, in tutta evidenza, la nuova religione», dice il filosofo. Una riflessione che incrocia il tema delle cosiddette “tecnodestre”, incarnate simbolicamente dalla figura di Elon Musk, considerato da molti il vassallo del potere conservatore globale.
Cacciari, pur riconoscendo l’evidente influenza di queste figure, ammonisce chi si limita a demonizzarle senza comprendere la portata del fenomeno. «Stupirsi dell’affermazione politica dei Musk potrebbe suonare agli orecchi di un sano realismo un patetico lamento», afferma con franchezza. L’intellettuale identifica un passaggio epocale negli anni ‘70 e ’80, quando la rivoluzione tecnologica ha trasformato il sistema economico-finanziario, spazzando via i paradigmi politici del Novecento.
Non confondere Musk con le destre europee
Eppure, una puntualizzazione sorge spontanea: “I Musk non sono la destra europea. Non lo è Giorgia Meloni, che ha dimostrato di non essere alla mercè dell’America, come evidenziato nel caso Cecilia Sala. Non lo sono nemmeno quei leader etichettati come tali da certa stampa. Essere nelle stesse foto o condividere progetti non è sufficiente per racchiudere l’ampio spettro delle destre, che pur appartenendo a una stessa grande famiglia politica, mantengono differenze e non aderiscono sempre a ogni azione altrui o a quella del magnate sudafricano. Vi è una collaborazione pragmatica, qualcosa che una sinistra frammentata sia a livello nazionale sia europeo sembra incapace di comprendere o replicare.
Ma Cacciari questo lo dimentica e dice: «Mentre le nuove destre saltavano sul carro dei vincitori, riuscendo così anche a dare l’impressione di guidarlo, le sinistre difendevano arcaiche forme di centralità di parlamenti e assemblee elettive, senza un’idea neppure sulla loro riforma. Vince l’immagine di potenza che il sistema-Musk esprime – e che le nuove destre, quelle che contano, idolatrano».
Cacciari: “Le destre riflettono il sistema dominante”, la sinistra solo lo specchio del passato
Dunque, nonostante le frecciatine a destra il filosofo non smette di bacchettare una sinistra che non è più al passo coi tempi. Le destre «nella loro del tutto inedita versione, trasversalmente presenti in ogni parte degli schieramenti politici, riflettono il sistema dominante, di cui le antiche sinistre iniziano forse soltanto ora a intendere la natura autenticamente rivoluzionaria».
Cacciari sottolinea come i progressisti, incantati dalle ideologie della globalizzazione e della fine della storia, abbiano perso di vista la necessità di organizzare politicamente i soggetti concreti colpiti dai cambiamenti. Si sono rifugiate nella difesa astratta dei diritti umani, dice. «Quasi mai con efficacia», aggiunge. Dimenticando che questi necessitano di norme positive e sanzionabili per avere un peso reale. Una critica che colpisce il bersaglio, soprattutto se confrontata con l’incapacità rispetto alla crisi immigrazione. «È certo però che le sinistre occidentali avranno un futuro se riusciranno a comprendere davvero le ragioni oggettive del loro fallimento», conclude.