Canada, Groenlandia e Panama: un po’ di storia prima di arrivare a Trump. E alla modifica della Nato

12 Gen 2025 8:32 - di Ulderico Nisticò
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Se gli Usa conquistassero il Canada, nascerebbe uno Stato dal territorio poco meno esteso della Russia e il doppio della Cina; non si direbbe lo stesso per la popolazione, cui i Canadesi apporterebbero appena 40 milioni di anime in aggiunta ai 335 degli attuali States. Può accadere?

Se mai, chi scrive si chiede come mai non sia accaduto nel 1776, quando tredici Colonie si ribellarono a Londra, senza però essere seguite dai canadesi di lingua inglese, e nemmeno da quelli di lingua francese, che solo da pochissimo tempo, con la Guerra dei sette anni (1756-63), erano stati sottomessi a Londra. I canadesi, anche i francofoni, rimasero fedeli a re Giorgio III, come del resto anche non pochi delle colonie, detti loyalist. Lo era, per dirne una, quel generale Stuart che nel 1806 sconfisse i francesi a Maida in Calabria, e la memoria rimane ancora viva: un grande quartiere della capitale si chiama Maida Vale.

Il Canada, dopo varie vicissitudini, ottenne l’indipendenza nel 1867, sotto forma di Dominion. Ancora oggi il capo di Stato è il sovrano britannico, oggi Carlo III. Sarebbe dunque un Regno, però in modo anomalo, istituzioni repubblicane con un re. Partecipò alle guerre della Gran Bretagna: quella del 1812 contro gli Usa; la Prima e la Seconda mondiali. Fu un reparto canadese a scontrarsi con i paracadutisti della Nembo, che, ritirandosi verso il Nord, coniarono il motto “Per l’onore d’Italia”, destinato a fosca e gloriosa fortuna. Quella italiana è la terza nazionalità europea del Canada. Ora restiamo in attesa di cosa farà Trump, con o senza il permesso di Carlo III. Se andasse in un certo modo, Carlo, in punta di diritto, dovrebbe abdicare al Canada: è successo ai suoi predecessori in India, e ultimissimamente uno dei tanti territori che da Regno divenne Repubblica.

Curiosa è la situazione della Groenlandia. Quando era “Terra verde” la popolarono vichinghi norvegesi, fino a un cambiamento di clima (toh!) al freddo. Intanto nasceva l’unione di Kolmar tra Danimarca, Norvegia, Svezia. La Svezia ne uscì; rimasero Danimarca e Norvegia, e questa, di diritto, possedeva Islanda, Far Oer e Groenlandia. La Svezia, in pieno disordine politico, decise nel 1807 un atto coraggioso: offrì la corona a Jean Baptiste Bernadotte, maresciallo di Francia e già collega e amico (e rivale d’amore!) di Napoleone. Assunto il governo, egli schierò la Svezia con la coalizione antinapoleonica; e nel 1814 approfittò per occupare la Norvegia; però solo la parte continentale, mentre le isole restarono alla Danimarca, ciò confermato dal Congresso di Vienna. La Norvegia è separata dalla Svezia fin dal 1905; oggi l’Islanda è indipendente; le danesi Faer Oer godono di larga autonomia; la Groenlandia, caso davvero strano, è unita alla Danimarca, però, dopo un referendum del 1982, non fa parte dell’Europa Unita; del resto, nemmeno la Danimarca è nella zona euro, e la Groenlandia usa la corona danese. Per chi lo scordasse, Ue ed Euro non sono la stessa cosa.

Lo stesso per il Canale di Panama, già possesso Usa da quando, dopo il 1903, venne aperto, però dal 1999 restituito allo Stato di Panama, e oggi esposto alla penetrazione cinese, che è economica e non solo. Facile capire l’importanza del Canale.

Perché è utile sapere ciò? Perché Trump, facendo eco a precedenti tentativi Usa, dice che vorrebbe annettersi la Groenlandia. La Francia, che in queste settimane sta collezionando figuracce in quantità industriale, minaccia che lo impedirà: ripeto che la gelida isola non è dell’Ue.
Del resto, i confini, da quando ci sono, non sono eterni né costanti, sono solo storici: consultate cartine europee almeno dal 1815 al 1991, e ne avrete di sorprese…

Il problema politico è che Trump mostra palesemente di voler condurre una linea d’azione americana, e in certo senso secondo il vecchio isolazionismo Usa ante 1939; e intanto torna sull’idea che anche la Nato va ripensata, e divenire su due poli, e non formalmente (per la forma, anche oggi il segretario generale è sempre un europeo), ma sostanziale, con aumento delle spese militari dei singoli Stati, e quindi del loro peso decisionale, e intervento effettivo. Attualmente, l’Europa è disseminata di basi Nato; e, cosa di cui non tutti sono informati, di basi Usa non Nato. E così si dica per il Medio Oriente, e per il Giappone e il Pacifico. Mi fermo qui, sperando di tornare sull’argomento; e venire a sapere se Trump innoverà sostanzialmente anche a proposito di basi Nato, e, perché no, di basi Usa. Per ora, osservo solo che le armi non funzionano da sole.

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