“C’è ancora domani” di Paola Cortellesi in corsa per l’Oscar. Eppure sui trionfi del film qualcosa ancora non torna

7 Gen 2025 13:51 - di Giulia Melodia
C'è ancora domani Paola Cortellesi

Per i membri americani dell’Academy che hanno ammesso alla corsa per gli Oscar “C’è ancora domani“, il film del 2023 di Paola Cortellesi campione di incassi, promosso con l’inserimento del titolo nella lista degli “eleggibili” per la 97ma edizione, sicuramente la pellicola che ha segnato l’esordio dietro la macchina da presa dell’attrice romana è un riuscito compendio di autorialità e mercato, il famoso binomio che si è abituati a etichettare con la dicitura “arte e industria” che, come noto, disciplina un po’ i criteri di selezione e di attribuzione dell’ambita statuetta hollywoodiana.

Diverso il discorso però per noi che rientriamo nella più smaliziata categoria del “pubblico italiano” che, per quanto accorsi numerosi in sala in virtù di un potente passaparola e di una curiosità su cui – tra bianco e nero e strizzatine d’occhio al cinema della nostra scuola d’autori – la regista e attrice ha fatto leva, abbiamo guardato al film con occhi diversi. Forse meno imprenditoriali e più strettamente spettacolari…

“C’è ancora domani” di Paola Cortellesi in corsa per l’Oscar

Detto questo, strategie e scaltre operazioni socio-culturali a parte, l’annuncio dell’Academy che ha prontamente ribattezzato il film con il titolo con cui è stato distribuito negli Stati Uniti, There is still tomorrow, non può che tributare onore al merito alla sua realizzatrice e interprete che, al record d’incassi registrato in casa e alla conquista di ben sei David di Donatello, aggiunge ora anche un primato ambizioso che finora è sembrato accessibile solo al Tornatore di ieri, a un Benigni d’annata, e al Sorrentino di oggi. Dunque, la pellicola dell’esordio alla regia di Paola Cortellesi è fra i 207 lungometraggi inseriti nella “Reminder list of productions eligible fot the 97th Academy awards” come miglior film e critici e spettatori casalinghi siamo certi che faranno il tifo perché il film rientri tra le nomination ufficiali che saranno annunciate il 17 gennaio dopo la conclusione del voto domenica 12.

Federico Mollicone: grande orgoglio per questa nomination

Del resto, non si può tacere del fatto che, ai vari primati registrati da C’è ancora domani, c’è da aggiungere anche – oltre al record del maggiore incasso dell’anno – anche il piazzamento tra cinque film italiani col miglior risultato al botteghino di sempre. E, in ultimo, finanche il merito di avere ricevuto un’ottima accoglienza pure all’estero. Tutti fiori all’occhiello che oggi il presidente della commissione Cultura della Camera Federico Mollicone sottolinea, accogliendo con «grande orgoglio» la nomination di C’è ancora domani all’Oscar come miglior film. Sottolineando peraltro contestualmente: «Abbiamo assistito accanto a un’emozionata Cortellesi alla prima alla Festa del Cinema di Roma. Va riconosciuto a Farinelli e Malanga di averla scelta, pur da esordiente. Ora vederla candidata all’Oscar come miglior film, dopo aver riempito le sale con record storici di incasso, è un orgoglio e dimostra che la produzione italiana può tenere il passo con quella americana».

Eppure sui trionfi di “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi qualcosa ancora non ci torna…

E allora, potreste obiettare, cosa stona? Piccoli equivoci “voluti” e forse non poi così “senza importanza” che fanno dell’opera prima della Cortellesi un film sicuramente da vedere, ma con l’avvertenza per l’uso che, per esempio, ci porta a dire che il racconto, accattivante e con guizzi originali che ammiccano alla migliore produzione fiction televisiva, ma non esente dal rischio di cadere in un certo schematismo retorico. Pertanto, nonostante una regia accurata e attenta, espliciti richiami, citazioni e rimandi estetici e musicali, ambientazioni e scenografie, un film con buona pace del bianco e nero e della nostalgia che evoca e ricostruisce tra politicamente corretto e licenza poetica, tradisce il neorealismo che evoca.

“Sporcandolo”, per esempio, con scene forzate e francamente sopra le righe fino al paradosso. Come quella che apre il racconto filmico dello schiaffo inferto con vigore e senza un perché da Valerio Mastandrea – nella finzione scenica marito manesco della protagonista – o quella di un pestaggio domestico tradotto in un improbabile danza tra i due, con esiti a dir poco stranianti… E potremmo andare oltre, ma tant’è…

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