Cecilia Sala, oggi l’ambasciatrice al ministero iraniano. Tajani: «Su Abedini decidono i giudici»

3 Gen 2025 10:48 - di Luciana Delli Colli
cecilia sala tajani

Nella mattinata di oggi è atteso un incontro tra la nostra ambasciatrice in Iran, Paola Amadei, al ministero degli Esteri di Teheran. La diplomatica ha ricevuto una convocazione sul caso di Cecilia Sala di cui ha dato conto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «Vedremo che cosa diranno gli iraniani, ma noi non possiamo accettare che ci siano delle condizioni di detenzione che non siano rispettose dei diritti della persona, ed è per questo che continuiamo a chiedere l’immediata liberazione di Cecilia», ha spiegato il vicepremier, ribadendo nel corso della trasmissione  Zona Bianca, su Rete4, quanto emerso dal vertice d’urgenza convocato nel pomeriggio di ieri a Palazzo Chigi. La diplomatica formalizzerà le richieste italiane.

Tajani: «Abbiamo ribadito la richiesta di liberazione per Cecilia Sala»

«La nostra ambasciatrice ha chiesto un’altra visita consolare, sarebbe la seconda», ha spiegato ancora Tajani ricordando che Amadei «aveva consegnato al ministero degli Esteri beni materiali e alimentari per Cecilia Sala, ci hanno detto che erano stati consegnati e invece c’è ancora una fase di ritardo. Non possiamo entrare dentro il carcere, ci dobbiamo affidare a quello che ci dicono». Il ministro ha però anche sottolineato che, dopo la prima visita, «Cecilia ha avuto la possibilità di fare delle telefonate al padre, alla madre e al fidanzato già più di una volta, questo è un fatto certamente positivo ma non sufficiente».

Il nodo delle condizioni carcerarie: «Deve essere rispettata la sua dignità»

«Bisogna assolutamente che lei abbia la condizione in cella di rispetto dei suoi diritti: deve esserci un letto, deve avere la possibilità di leggere», ha aggiunto Tajani, ribadendo che in attesa della liberazione della giornalista, «abbiamo chiesto che venga trattata come devono essere trattati i detenuti, perché lei ancora non ha le condizioni di detenzione che c’erano state assicurate». «Continuiamo a chiedere che venga rispettato il suo ruolo e la sua dignità, questo – ha proseguito – continua a essere per noi una priorità in attesa della sua liberazione».

L’auspicio che i tempi «siano più brevi possibile»

«Io mi auguro che non siano tempi lunghi. Noi lavoriamo come abbiamo lavorato per Alessia Piperno, che siamo riusciti a riportare in Italia dopo 45 giorni di detenzione. Io mi auguro che i tempi siano più brevi possibile, però non dipende da noi. Lei è detenuta, non c’è ancora un capo di imputazione, un processo incardinato e quindi vediamo quali saranno i tempi», ha spiegato ancora Tajani, sottolineando che «noi stiamo facendo tutto ciò che è in nostro possesso con la presidenza del Consiglio, il ministero degli Esteri, l’intelligence, tutti stiamo lavorando 24 ore su 24 per risolvere il problema e riportare Cecilia a casa».

Su Abedini «l’ultima parola spetta ai magistrati, non al governo»

Quanto alla questione della liberazione di Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano detenuto in Italia su richiesta degli Usa, Tajani ha chiarito che «tocca alla magistratura decidere se concedere o meno gli arresti domiciliari a questo cittadino svizzero-iraniano che è stato arrestato su mandato internazionale». «L’ultima parola tocca ai magistrati non al governo, vedremo cosa faranno i magistrati, ci sarà da attendere ancora qualche giorno per vedere se concederanno gli arresti domiciliari, dopo di che si parlerà della possibilità di estradizione o meno, ma sarà sempre la magistratura a decidere», ha ribadito il ministro, spiegando che il Guardasigilli Carlo Nordio «segue con grande attenzione, con i poteri che lui ha, tutta la vicenda».

L’ex ambasciatore: «Possibile che dietro l’arresto di Sala ci sia la frammentazione interna all’Iran»

Secondo l’ex ambasciatore in Iran, Mauro Conciatori, l’arresto di Cecilia Sala e l’atteggiamento delle autorità iraniane nei suoi confronti, come la mancata consegna dei beni portati dall’ambasciatrice, potrebbe essere frutto più della frammentazione politica interna al Paese che di questioni legate ai rapporti internazionali. «L’Iran, dietro la coltre del regime, è un Paese estremamente frammentato. Alla fine è il bilanciamento delle forze che decide la strada da seguire. Non mi meraviglierei che anche nel caso della Sala alcune filiere interne possano avere deciso per l’arresto, mentre altre componenti più attente agli equilibri delle relazioni diplomatiche non siano favorevoli a crearsi un problema», ha detto in un’intervista al Messaggero, sottolineando che quanto al caso Abedini «l’Italia ha agito nel rispetto del diritto internazionale, ma che esista un rapporto fra le due situazioni è verosimile».

Le ragioni per cui a Teheran non conviene «un contenzioso» con l’Italia

«Vediamo se si innesca un negoziato con contatti sotterranei. C’è forse una componente politica del regime che vede nel caso Sala anche i costi e che quindi potrebbe remare in una direzione propizia. L’Italia oggi è anche l’unico fra i grandi Paesi europei a presentare un quadro politico-istituzionale stabile. Difficile che in Iran chi si occupa di politica estera voglia aprire a cuor leggero a un contenzioso che coinvolga anche aspetti emotivi», ha commentato il diplomatico, mostrandosi però poco fiducioso sui tempi. «Incrociamo le dita, ma la tempistica difficilmente potrà essere immediata. Conoscendo i tempi di decisione iraniani – ha spiegato l’ex ambasciatore – credo che il processo sarà laborioso».

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