CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Ricolfi

“Clima d’odio contro il governo”, Ricolfi: è responsabilità di certa sinistra. E fa i nomi degli insospettabili

Politica - di Redazione - 14 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 15 Gennaio 2025 alle 08:44

«Clima d’odio contro il governo»: per Luca Ricolfi è “colpa” di certa sinistra. E si spinge fino a fare nomi e citare testi di riferimento che hanno favorito «l’abuso del concetto di fascismo che ha creato nuovi bersagli». Il sociologo e politologo ne è convinto: e in un’intervista al Giornale lo esplicita e lo argomenta chiaramente. Non solo: le violenze subite dalle forze di polizia nei sistematici scontri che infiammano le manifestazioni di piazza, e che nell’ultimo periodo hanno subito una recrudescenza pericolosa e inaccettabile, sono a sua detta il sintomo di un astio anti-esecutivo alimentato ad arte da «una sacca dell’intellighenzia dem» che, per il professore, «da anni conduce un’operazione di ridefinizione estensiva dei concetti di fascismo, nazismo, nazi-fascismo, con il risultato di aizzare al tiro al bersaglio verso chi ricade in tale ridefinizione».

«C’è un clima d’odio contro il governo»: l’intervista di Ricolfi al “Giornale”

Un mondo ideologico e politico di riferimento ben preciso, quello di cui Ricolfi parla nella conversazione giornalistica col quotidiano milanese, di cui fa nomi, cognomi e persino i titoli dei “manuali delle istruzioni per l’uso”. «Sono parecchi – spiega – ma le punte di diamante sono, in ordine storico: Umberto Eco con il concetto di “fascismo eterno” (conferenza americana del 1995). Michela Murgia con il libro Istruzioni per diventare fascisti (2018). Antonio Scurati con il pamphlet Fascismo e populismo: Mussolini oggi (2023). E da ultimo Luciano Canfora con il libro Il fascismo non è mai morto (2024), di gran lunga il più solido fra i quattro».

La disamina del politologo sulle responsabilità di certa sinistra: i nomi e i testi di riferimento

Dunque, nella sua disamina Ricolfi individua nomi e titoli prodromici e funzionali a evocare fantasmi e scatenare risentimenti e violenze. Arrivando anche datare e inquadrare in un contesto temporale e sociale evidenziato nell’ultimo periodo dal drammatico aumento in termini di «criticità» delle manifestazioni, rimarcando l’inaccettabile fenomeno dell’aumento dei poliziotti feriti: come sottolinea Il Giornale nell’intervista, «quasi 300 a fronte dei circa 120 dello scorso anno». E la domanda sorge spontanea: sta tornando il clima d’odio?

Il quadro in cui è maturata la violenza di piazza e l’odio anti-governativo

E la risposta di Ricolfi è precisa e circostanziata. «Mi pare che il clima d’odio ci fosse anche l’anno prima, però effettivamente nell’ultimo anno c’è stato un salto di qualità. Credo che l’elemento scatenante sia stata la reazione di Israele al 7 ottobre, che ha consentito di iper-politicizzare la generica protesta contro il governo Meloni». Un fenomeno in corso da tempo che il politologo, come anticipato in apertura, riconduce all’esistenza di una «sacca nella sinistra» la cui «presenza è evidente, ma è vecchia di cinquant’anni. I partiti della sinistra hanno sempre avuto un occhio di riguardo per i mondi dell’antagonismo anti-capitalista, e specificamente per l’antifascismo dei centri sociali. Poi, però, ci sono anche rari eventi scatenanti, che le forze dell’ordine dovrebbero evitare accuratamente».

Violenze contro le forze dell’ordine, Ricolfi sulla «cultura dei diritti» che «tende a scaldare le piazze»

Un odio che attecchisce sul terreno sociale e su cui si innesta, a detta del professore, una «cultura dei diritti» che «tende a scaldare le piazze. Ma – aggiunge però a stretto a giro Ricolfi – secondo me non è il fattore principale, che è invece il mero fatto che il governo non sia di sinistra. Anzi, non sia abbastanza di sinistra: in passato ci sono state contestazioni anche verso governi di sinistra, percepiti come non sufficientemente progressisti».

E sulla pacificazione nazionale…

E in conclusione, il cerchio del ragionamento del professore si chiude con una domanda la cui risposta riassume emblematicamente quanto fin qui sostenuto: «Quali sono gli altri fattori che aizzano certe sacche di violenza? Non c’è ancora una vera e propria pacificazione nazionale? Eppure il pericolo fascismo è, con tutta evidenza, inesistente», pone il quesito Il Giornale.

«Una parte (per fortuna minoritaria) del mondo di sinistra non ha ancora accettato il pluralismo e la democrazia»

La replica, anche in questo caso, è stringente ed esaustiva: «Io vedo due problemi connessi ma distinti. Primo problema: una parte (per fortuna minoritaria) del mondo di sinistra non ha ancora accettato il pluralismo e la democrazia, e quindi considera un sopruso inaccettabile il fatto che al governo ci sia la destra, o che in eventi pubblici prendano la parola ebrei o persone di destra. Secondo problema: una parte dell’intellighenzia di sinistra da anni conduce un’operazione di ridefinizione estensiva dei concetti di fascismo, nazismo, nazi-fascismo, con il risultato di aizzare al tiro al bersaglio verso chi ricade in tale ridefinizione».

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Redazione - 14 Gennaio 2025