Crosetto: “Siamo pronti ad andare a Gaza se ce lo chiedono tutti. Per la pace e la ricostruzione”

17 Gen 2025 9:25 - di Eugenio Battisti

L’Italia in prima linea per la “ricostruzione” nella Striscia di Gaza e per la fine della guerra che Mosca ha scatenato in Ucraina. Parola di Guido Crosetto che, intervistato dal Corriere della Sera, a poche ore dalla firma della tregua tra Israele e Hamas, guarda al dopo. “Lo diciamo da tempo. Ci è stato chiesto da Blinken di formare le forze di polizia che possono costituire il futuro Stato palestinese”, dice il ministro che ieri a Kiev ha sentito il boato delle esplosioni a 800 metri. Non si è spaventato – racconta – “ma mi sono ricordato quel che gli italiani dimenticano. Kiev è più al sicuro, ma ci sono zone dell’Ucraina distrutte, cancellate, rase al suolo”.

Gaza, Crosetto: pronti a intervenire se se lo chiedono tutti

I nostri carabinieri torneranno nella Striscia, com’era vent’anni fa al valico di Rafah? “Io mi auguro di poterlo fare, perché vorrebbe dire che quella martoriata terra ha intrapreso la via della ricostruzione. Ma – chiarisce subito il ministro della Difesa – lo faremo solo se tutti ce lo chiederanno. Noi non andremo lì perché ce lo chiedono gli americani: andremo lì se ce lo chiedono gli israeliani, i palestinesi, tutti. Non andiamo lì per una parte: andiamo lì per la pace”. L’Italia non si è mai tirata indietro nelle missioni di pace. “Tutte le volte che mi chiedono se l’Italia è disponibile a mettere dei suoi militari, io dico sempre sì. Ci sono settemila soldati italiani che, quotidianamente, servono il nostro Paese nelle aree a rischio”.

L’Italia sempre in prima linea nelle missioni di pace

Crosetto ribadisce la linea del governo Meloni sul tema della pace e della ricostruzione. “Con Meloni e Tajani, abbiamo sempre detto che ovunque scoppi la pace e serva un contingente italiano, il contingente ci sarà. Mi auguro che possa arrivare un contingente multinazionale. Se poi sarà europeo o dell’Onu, non sta a me dirlo”. Dalla polveriera mediorientale alla guerra russo-ucraina. “Mi auguro che questo sia l’ultimo anno. Mi hanno guardato con stupore quando l’ho detto sul Libano. O tre settimane fa, su Gaza. Ma non è soltanto perché è cambiata la presidenza americana, questo è un modo molto semplice di definire le cose”. Per Crosetto ci sono le condizioni per una tregua anche se la Russa è lo stato con cui è più difficile trattare. “Sono due anni che insisto per aiutare in tutti i modi possibili e, parallelamente, giungere a un tavolo di pace ripristinando il diritto internazionale”.

La Russia è lo stato più difficile con cui trattare

Il discorso scivola sui rapporti con l’Iran e il capolavoro diplomatica per la liberazione di Cecilia Sala. L’Italia ha dimostrato che si può trattare anche con il regime di Teheran? “L’Italia non è mai stata in guerra con l’Iran. La Russia invece ha superato i confini d’un Paese sovrano, invadendolo coi suoi carri armati e occupandolo da tre anni. Una guerra di cui noi non ci rendiamo conto, in Italia, ma che è consumata sulle spalle di un popolo che da quasi 1.100 giorni sta cercando solo di difendersi. Ma questa guerra è lunga perché la vuole Putin, che ha deciso di cancellare questa nazione. Noi stiamo facendo quel che dovrebbe fare tutta la comunità mondiale: sostenere questa lotta per difendersi”.

A Kiev serve un contingente Onu che coinvolga tutti

Gli aiuti – chiarisce – non sono armi di attacco a Mosca, “sono per salvare una scuola o un ospedale. Questa è una nazione che per molte ore al giorno è senza elettricità”. Sulla richiesta di Zelensky di un contingente, Crosetto chiarisce che deve essere multinazionale dell’Onu. “Che coinvolga gli indiani, tutto il mondo, perché non potrebbe essere visto come soltanto d’una parte del mondo. Dietro la pace in Ucraina dev’esserci tutto il mondo, altrimenti durerebbe troppo poco”.

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