Santanchè ha sempre ribadito la propria innocenza e l’avvocato Pelanda ha sempre contestato l’accusa, chiarendo tra l’altro che «non è stata effettuata alcuna operazione di maquillage dei bilanci», che non è mai stato «nascosto alcunché» e i soci erano sempre «informati sulle perdite». Commentando la decisione del rinvio a giudizio, il legale di Santanchè ha anche ricordato che nei giorni scorsi aveva depositato «gli esiti di un vecchio fascicolo», poi archiviato, che avrebbe «minato uno dei presupposti portati dalla procura, a fondamento della necessità di svalutare la voce di avviamento a imposte anticipate». Una delle principali accuse dei pm, infatti, è quella di non aver svalutato a bilancio la voce “avviamento” da oltre 3,8 milioni di euro almeno a partire dal 31 dicembre 2016.
«La procura sostiene che i piani industriali conterrebbero previsioni eccessivamente ottimistiche», ha detto ancora l’avvocato Pelanda, ricordando però che «nel vecchio procedimento la Guardia di finanza di Milano nelle conclusioni, poi sposate dalla Procura che chiese e ottenne l’archiviazione del procedimento» aveva sostenuto che «quei piani industriali contenevano previsioni di natura conservativa».