Franceschini dà il colpo di grazia alle sinistre: “Dobbiamo marciare divisi, l’Ulivo non tornerà”

24 Gen 2025 14:26 - di Sara De Vico

Siamo allo psicodramma collettivo, sul fronte delle opposizioni è una Babele di lingue. A dare l’ultima mazzata al centrosinistra in cerca di bussola, federatori, leader, alleanze, programmi e spallate ci pensa l’insospettato Dario Franceschini. Dopo un lungo silenzio, in un contorto, a tratti esilarante, colloquio con Repubblica lancia la sua idea kamikaze. “Si dice spesso che la destra si batte uniti. Io, se mi passa la provocazione, mi sono convinto che la destra la battiamo marciando divisi”.  Scomparso il mantra della “vocazione maggioritaria”, insomma, per l’ex segretario ed ex ministro non resta che il tatticismo, con buona pace dei contorcimenti dei nuovi ulivisti.

Franceschini rottama il campo largo: la destra si batte ognuno per sé

Per evitare altri cinque anni di Meloni, eventualità tutt’altro che remota vista la tenuta dell’esecutivo e l’agonia del fronte opposte, l’ex segretario e ministro ‘consiglia’ di andare ciascuno per la propria strada. In ordine sparso, insomma, perché non ci sono margini per marciare insieme. “Dobbiamo evitare – spiega a Repubblica – di commettere gli errori già fatto in passato. Passare i prossimi tre anni ad avvitarci in discussioni: primarie sì o primarie no, Renzi sì e Conte no, o viceversa, tavoli di programma, discussioni sul nome”. E allora che fare? “Serve realismo. I partiti che formano la possibile alternativa alla destra sono diversi e lo resteranno. È inutile fingere che si possa fare un’operazione come fu quella dell’Ulivo. L’Ulivo non tornerà, da quella fusione è già nato il Pd”. Addio alleanza strategica e sogni di gloria prodiana.

L’Ulivo non tornerà, serve realismo

“E nemmeno l’Unione del secondo Prodi, con le sue 300 pagine di programma assemblato a tavolino prima delle elezioni. I partiti di opposizione vadano al voto ognuno per conto suo, valorizzando le proprie proposte e l’aspetto proporzionale della legge elettorale”. Visione d’insieme? Priorità programmatiche? Disegni alternativi alla maggioranza? Per Franceschi sono un dettaglio, meglio trincerarsi dietro lo scudo del rispetto delle diverse sensibilità del campo extralarge mai decollato. “È sufficiente stringere un accordo sul terzo dei seggi che si assegnano con i collegi uninominali per battere i candidati della destra”. Tatticismo e neppure troppo raffinato. Del resto l’unico collante delle opposizioni, divisa su tutto, è la crociata ideologica contro il governo nel nome dell’antifascismo. Un po’ poco, ma questo Franceschini non lo dice.

“Molte cose si discuteranno dopo il voto”

Parola d’ordine: vincere. Ma governare? “Molte cose si discuteranno dopo il voto”, prosegue Franceschini sostenendo la tesi bislacca che anche il centrodestra  “in fondo” fa così. Anche il dato di fatto che la maggioranza attuale da trent’anni sia protagonista della scena politica con la stessa coalizione è un dettaglio, verrebbe da dire una chimera per il centrosinistra sgangherata. Il senatore del Pd allo stato si accontenta che esista “un gruppo di forze che ha scelto stabilmente di stare nel campo di centrosinistra”. E che nessuno si azzardi a parlare di “federatore” e di ripartenze: tempo perso.  In queste ore che ribollono di fermenti, malumori, con il Nazareno afono sui dossier strategici, con la segretaria Schlein assediata dalla minoranza riformista e dai catto-dem, con il sempiterno Romano Prodi che da padre nobile manda quotidiani siluri alla dirigenza Pd (“siamo sicuri che basti?”), con Renzi e Calenda a fare i disturbatori, arriva il lodo Franceschini. Alla faccia degli appelli ecumenici per sconfiggere il pericoloso governo sovranista di Meloni e l’abbraccio con il mostro Trump, tira fuori dal cilindro una bomba a mano da piazzare in mezzo al campo (ristretto).

Ci sarà tempo per trovare un compromesso  sull’Ucraina

E i grillini?  “Registro che siamo all’opposizione insieme e questo è sufficiente”. E l’Ucraina? “Ci sarà tempo per trovare un compromesso anche su questo, ammesso che la guerra in Ucraina ci sia ancora”. Neanche a dirlo benedice le grandi manovre al centro (“è utile un partito che parli di più ai moderati, che recuperi l’astensionismo di quell’area, ma non una gamba esterna al Pd”), si spertica in lodi verso la segretaria e lancia un assist, non troppo mascherato, a Forza Italia. «Penso che, se Berlusconi fosse rimasto in vita, non avrebbe accettato a lungo di stare in un centrodestra guidato dalla destra estrema. Sia chiaro, però, il mio non è un appello a Forza Italia, perché penso che non si muoverà da dov’è. Sbagliando, perché con una legge tutta proporzionale sarebbe arbitra dei governi per i prossimi vent’anni”.

Renzi: Franceschini è un volpone…

Parole che suscitano l’ironia di Matteo Renzi. “Franceschini è un volpone, dice una cosa oggettivamente intelligente Se Forza Italia accettasse di avere il sistema proporzionale, governerebbe per anni perché si entrerebbe in un sistema in cui si creerebbero le maggioranze in Parlamento”. Ma è un periodo ipotetico del terzo tipo. “Non si capisce perché – replica a distanza l’azzurro Alessandro Sorte – la coalizione di centrodestra, un progetto vincente nato 30 anni fa dalla straordinaria intuizione di Berlusconi, e composto da tre partiti diversi tra di loro, certamente, ma che hanno dimostrato di riuscire a governare bene insieme, dovrebbe scegliere un proporzionale puro”.

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