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Francia: Bayrou sventa la prima mozione di censura, la sinistra di Mélenchon non conta più

Francia: Bayrou sventa la prima mozione di censura, la sinistra di Mélenchon non conta più

Cronaca - di Alice Carrazza - 17 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 17 Gennaio 2025 alle 14:34

François Bayrou incassa la sua prima vittoria parlamentare e Mélenchon si mangia i gomiti. La mozione di sfiducia presentata da La France Insoumise, sostenuta da ecologisti e comunisti, si è infranta contro il muro di una maggioranza che si è dimostrata più solida del previsto. Soltanto 131 deputati hanno votato a favore, ben lontani dai 288 necessari per far cadere il governo.

«La mozione è respinta», ha annunciato a termine della seduta la presidente dell’Assemblea Nazionale, Yaël Braun-Pivet, mentre gli scranni governativi esplodono in applausi. Per Bayrou, insediatosi a Matignon da poco più di un mese, questo è stato il primo vero test di leadership: un esame superato, ma non senza ferite.

La sinistra si spacca: i socialisti allontanano i comunisti

La spaccatura all’interno del Nouveau Front Populaire è però la vera. Una storia che non sarebbe durata la loro, dopotutto i socialisti francesi sono affezionati all’alternanza con i Repubblicani no a fare combutta con gli estremi. Guidati dunque da Olivier Faure hanno scelto di non sostenere la mozione e di tornare a fare il buon vecchio centrosinistra. Una decisione che ha provocato aspre polemiche tra i banchi della sinistra radicale.

«Non pratichiamo la politica del peggio, perché essa conduce alla peggiore delle politiche: l’ascesa dell’estrema destra», ha dichiarato Faure, difendendo la sua posizione contro le accuse di tradimento lanciate dai deputati delle file mélancholiste. Il leader socialista ha elencato le ragioni dietro la scelta: il mantenimento di 12.000 posti nella sanità pubblica, il blocco dei tagli nell’istruzione e l’impegno per migliorare la controversa riforma delle pensioni. Una linea che ha trovato sponda nelle aperture offerte dal premier stesso.

Bayrou tende la mano: la lettera che ha salvato il governo

Determinante per disinnescare la mozione è stata una lettera inviata da Bayrou ai vertici socialisti poco prima del voto. Nel documento, il premier si è impegnato a rivalutare le pensioni, annullare i tagli ai rimborsi sanitari e introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie.

Faure ha tuttavia avvertito che il voto di sfiducia resta «possibile in ogni momento»,e ha ribadito l’auspicio che il Parlamento abbia «l’ultima parola» sulla contestata riforma delle pensioni. Gli alleati, o ex alleati, ecologisti, hanno bollato le proposte come «timide» e insufficienti, ma all’arco costituzionale poco importa.

Marine Le Pen osserva e attende tutti al varco

Se la sinistra si è divisa, la destra ha scelto una neutralità strategica. Il Rassemblement National di Marine Le Pen, che aveva contribuito a far cadere il governo Barnier, questa volta si è astenuto, osservando con attenzione i movimenti di Bayrou. «Non vi abbiamo tradito con Barnier, non vi tradiremo ora. Ma saranno le vostre azioni a determinare la nostra censura», ha avvertito il deputato Rn Sébastien Chenu.

Ironizzando sulla complessità della situazione, Bayrou si è lasciato scappare… «Questo contesto è un’opportunità». Ma Jean-Luc Mélenchon non è sembrato della stessa idea. Infuriato con i socialisti, li ha accusati di cedere al «ricatto politico» del governo, ma stavolta dovrà ingoiare l’amaro boccone.

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di Alice Carrazza - 17 Gennaio 2025