Gaza, telefonata tra Biden e l’emiro del Qatar sulla tregua: la svolta possibile nei negoziati di Doha

13 Gen 2025 17:39 - di Ginevra Lai
tregua

Il presidente Usa Joe Biden ha avuto oggi una conversazione con l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani circa i negoziati in corso a Doha per un cessate il fuoco a Gaza e un accordo sulla liberazione degli ostaggi. Secondo una nota della Casa Bianca, Biden ha ringraziato l’emiro per la sua leadership e ha elogiato il ruolo di mediazione avuto dal primo ministro di Doha, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, durante tutto il processo negoziale. Entrambi i leader hanno sottolineato la necessità di raggiungere un accordo per restituire gli ostaggi alle loro famiglie e portare immediato soccorso umanitario alla popolazione di Gaza. C’è cauto ottimismo sulle possibilità di un accordo: secondo l’emittente Channel 12, che cita alti funzionari israeliani, i prossimi due giorni di colloqui a Doha saranno fondamentali per capire se è possibile raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi: “E’ possibile raggiungere un accordo finale. Le condizioni per la chiusura sono ottimali”, hanno sostenuto le fonti.

I riflettori internazionali sono dunque puntati su Doha, dove una bozza finale per una tregua definitiva tra Israele e Hamas potrebbe segnare una svolta storica. Dopo mesi di negoziati frustranti e un bilancio umano devastante, un funzionario vicino ai colloqui ha annunciato una “svolta” che potrebbe avvenire nell prossime ore.

Un accordo sul tavolo: la bozza di una tregua

Il documento, consegnato sotto l’egida del Qatar, coinvolge anche figure di spicco degli apparati di sicurezza israeliani – Mossad e Shin Bet – insieme al primo ministro qatariota. Ma il ruolo decisivo, come rivelano le fonti, è stato giocato dagli inviati statunitensi, con il repubblicano Steve Witkoff e il democratico Brett McGurk, rappresentanti rispettivamente delle amministrazioni entrante e uscente.

“Le prossime 24 ore saranno decisive” 

«Le prossime 24 ore saranno decisive», ha affermato il funzionario, indicando che il testo – frutto di intense trattative – punta a risolvere i nodi chiave: il cessate il fuoco immediato e la liberazione degli ostaggi. Nonostante il silenzio ufficiale delle parti, le delegazioni israeliane e di Hamas hanno ricevuto la bozza e riferito ai rispettivi leader. A confermarlo la radio israeliana Kan. Tuttavia, Israele, Hamas e il ministero degli Esteri del Qatar non hanno risposto alle richieste di commento.

Fonti vicine alle milizie parlano di progressi significativi, mentre lo Stato ebraico suggerisce che un accordo potrebbe essere imminente. «I divari si stanno riducendo», ha sottolineato un rappresentante palestinese, aggiungendo: «C’è una forte spinta verso un accordo».

Un anno di tentativi, ora la una scadenza politica: l’insediamento di Trump

Lavorare su questa tregua ha richiesto un anno di sforzi diplomatici incessanti. Stati Uniti, Qatar ed Egitto hanno tentato innumerevoli volte di mediare tra le parti, ma la guerra ha continuato a infuriare. Oggi, l’Egitto precisa che questa bozza non è ancora l’accordo definitivo, bensì una proposta per superare gli ostacoli che finora hanno paralizzato i negoziati.

Donald Trump, che tornerà alla Casa Bianca il 20 gennaio, ha imposto una scadenza ufficiosa: gli ostaggi devono essere liberati prima del suo insediamento. «Gravi conseguenze», ha avvertito Trump, qualora Hamas non risponda. Parallelamente, Joe Biden – ormai a fine mandato – ha spinto per accelerare l’intesa la sera prima, in  chiamata col primo ministro Benjamin Netanyahu. Due le richieste cruciali: cessate il fuoco e aumento degli aiuti umanitari per Gaza.

Oltre la tregua… La realtà sul campo

Nel frattempo, il bilancio umano della guerra continua a crescere in modo drammatico. Dopo il pogrom del 7 ottobre 2023, che causò la morte di 1.200 persone e la cattura di oltre 250 ostaggi, Israele ha intensificato sempre più le operazioni di recupero e eliminazione dei terroristi. Ma a Gaza oltre 46.000 persone hanno perso la vita e gran parte del territorio è ridotto in macerie. L’attacco israeliano più recente, diretto a una scuola rifugio, ha provocato la morte di cinque sfollati, portando il totale delle vittime della giornata a 21.

Gaza: una zona cuscinetto spopolata?

Negli ultimi mesi, i combattimenti si sono concentrati lungo il confine settentrionale della Striscia. Gerusalemme dichiara di mirare a impedire una riorganizzazione di Hamas, mentre i palestinesi accusano l’esercito israeliano di voler trasformare l’area in una zona cuscinetto spopolata. Secondo Abu Ubaida, portavoce dell’ala armata di Hamas, i combattenti del gruppo hanno inflitto pesanti perdite alle forze israeliane, uccidendo almeno 10 soldati e ferendone decine nelle ultime 72 ore. Sabato, Israele ha confermato la morte di quattro soldati.

Tensioni interne ed esterne al governo Bibi

Non tutti, però, vedono nella bozza un passo avanti. Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze israeliano, ha definito la proposta una «resa» e una «catastrofe per la sicurezza nazionale». Questa opposizione riflette le profonde divisioni politiche interne allo governo Netanyahu. Non solo, l’aria è tesa anche fuori dai palazzi. Proteste antigovernative e richieste per il rilascio degli ostaggi hanno attraversato Israele durante tutto il weekend. L’evento principale si è svolto davanti al quartier generale dell’Idf a Tel Aviv, accompagnato da un raduno a Hostage Square, organizzato dall’Hostages and Missing Families Forum. Le manifestazioni sono state indette dopo il recupero e la restituzione dei corpi degli ostaggi Youssef e Hamza Alziadana da Gaza.

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