Giorgetti «Ministro delle Finanze dell’anno»: dalla rivista del Financial Times altra mazzata ai gufi

4 Gen 2025 13:54 - di Sveva Ferri
giorgetti ministro delle finanze dell'anno

Ministro delle Finanze dell’anno. È il titolo assegnato a livello «globale ed Europa» a Giancarlo Giorgetti da The Banker, il mensile sugli affari internazionali del Financial Times. «I premi celebrano i funzionari che sono riusciti a stimolare la crescita e a stabilizzare la loro economia», spiega la rivista, che nell’articolo dedicato alla classifica sottolinea sia i risultati già raggiunti dal nostro ministro sia la visione strategica del suo mandato. Il riconoscimento attribuito a Giorgetti, dopo quelli assegnati al premier Giorgia Meloni, è l’ennesima certificazione della credibilità dell’operato del governo, che nella linea economica trova una delle sue espressioni più qualificanti.

Fazzolari: «Grande riconoscimento al lavoro di Giorgetti e alla serietà del governo»

Di «grande riconoscimento» al ministro e «importante elogio all’ottimo lavoro svolto dal nostro ministro dell’Economia e alla serietà del governo Meloni» ha parlato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’Attuazione del programma, Giovanbattista Fazzolari, sottolineando che si tratta di «un ulteriore stimolo a proseguire nella strada intrapresa finora per ridare all’Italia solidità economica e credibilità internazionale». Congratulazioni a Giorgetti e soddisfazione per il riconoscimento tributato con lui all’azione di governo sono arrivate da numerosi esponenti di governo, dal vicepremier Matteo Salvini, ai ministri Adolfo Urso e Francesco Lollobrigida.

Giorgetti “Ministro delle Finanze dell’anno”

La riduzione del deficit e del debito; la doppia promozione europea rispetto a finanziaria e Piano strutturale di bilancio, laddove altri partner di primo piano hanno fallito; il sostegno agli investimenti pubblici e la cura dimagrante nella spesa; il successo nella riscossione delle entrate sono alcuni dei risultati messi in evidenza da The Banker, che non ha mancato anche di sottolineare il lavoro di supervisione rispetto alle privatizzazioni e l’impegno per una più equa tassazione dei grandi player che hanno beneficiato di condizioni di mercato particolarmente vantaggiose, come le banche.

“The Banker” spiega come il ministro «si è guadagnato il rispetto»

Giorgetti «si è guadagnato il rispetto per i suoi tentativi di ridurre il crescente deficit italiano e sostenere gli investimenti pubblici, con un piano a lungo termine per ridurre l’altissimo rapporto debito/Pil del Paese», si legge su The Banker, che ricorda che storicamente «essere il ministro delle Finanze italiano è un compito ingrato», alla luce di problemi che lungamente hanno afflitto l’Italia: crescita lenta, bassa produttività, elevata evasione fiscale e uno dei più grandi debiti pubblici al mondo. «Tali sfide – si legge ancora nell’articolo – spiegano perché negli ultimi due decenni molti governi italiani abbiano fatto ricorso alla nomina di ministri delle Finanze per lo più tecnici».

La rivincita della politica sui tecnici

The Banker indica Giorgetti come «una notevole eccezione» rispetto alla tradizione dei tecnici, ricordandone il profilo da politico di lungo corso, che ha maturato «rinomate capacità di networking» e che «rappresenta una voce pragmatica» del governo, a dispetto di quanti raccontano l’esecutivo come retorico e populista. Tra gli incarichi precedenti di Giorgetti, la rivista ricorda in particolare quello di presidente della commissione Bilancio della Camera, un’esperienza che «lo ha aiutato molto a negoziare con i gruppi politici dei parlamenti e con la legge di bilancio annuale dell’Italia».

Il lavoro contro il deficit e per sostenere gli investimenti

Nel merito della sua azione di governo, viene ricordato che l’anno scorso Giorgetti «ha fissato obiettivi ambiziosi per colmare il crescente deficit dell’Italia e sostenere gli investimenti pubblici, per poi iniziare a ridurre l’enorme debito del Paese a partire dal 2027». Tra le sue iniziative si ricorda che ha «in programma di aumentare la tassazione sulle aziende che operano in settori che beneficiano di condizioni commerciali favorevoli», con un riferimento alla «proposta del 2023 per una tassa extra sulle banche», e che «ha anche introdotto misure restrittive, chiedendo ai diversi ministeri di realizzare risparmi totali per 4 miliardi di euro». Focus anche sul fatto che sta «supervisionando» i dossier per la privatizzazione di Monte dei Paschi di Siena e Ita Airways e sulla vendita delle quote di minoranza di Eni sui biocarburanti.

La «vittoria significativa» in Europa

«La Commissione europea – ricorda ancora The Banker – ha elogiato il suo lavoro, ritenendo la legge di bilancio 2025 dell’Italia in linea con le sue raccomandazioni e norme, e descrivendo il piano di rimborso del debito del Paese come “credibile” e “sostenibile”». Un via libera dell’Ue all’Italia che, si legge ancora, «è stato una vittoria significativa per Giorgetti e il governo italiano, considerando che pochi Paesi hanno rispettato gli impegni e le regole del blocco», e che fra coloro che non hanno superato la prova ci sono partner come Germania e Paesi Bassi.

La capacità di rassicurare i mercati e l’Ue

«A ottobre, l’agenzia di rating Fitch ha alzato l’outlook per l’Italia da stabile a positivo», segnala ancora la rivista, ricordando poi i risultati conseguiti in materia di riscossione delle entrate, che tra l’altro hanno «permesso al governo di puntare al deficit del 2024 al 3,8% del Pil, al di sotto della stima di aprile del 4,3%», quando in precedenza l’Italia è stata sottoposta a una procedura per deficit eccessivo dall’Ue. Ora, invece, «si prevede che il deficit del Paese scenderà al di sotto del limite del 3% stabilito dall’Ue nel 2026» e «che il debito nazionale salirà al 137,8% del pil nel 2026, dal 135,8% del 2024, prima di diminuire marginalmente nel 2027».

«Tuttavia – prosegue l’articolo – l’Italia ha ridotto il suo debito di quasi 20 punti percentuali del Pil rispetto al picco del 2020», attestandosi  «tra i pochi paesi dell’eurozona ad aver riportato il suo rapporto debito/Pil ai livelli pre-pandemia». E, sebbene abbia avvertito sui rischi di una flessione industriale legata alla scarsa performance dell’economia tedesca, con effetti sulla crescita del nostro Pil, Giorgetti è stato comunque in grado, conclude The Banker, di «rassicurare i mercati e l’Ue».

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