Giorgia e Donald: un feeling politico che ha riscritto la storia delle relazioni tra Italia e Usa
Per spiegare in una sola immagine il feeling politico speciale che lega Giorgia Meloni a Donald Trump basta un esempio. A memoria di cronista politico e parlamentare, mai nessun capo di governo italiano o capo di stato della nostra Repubblica ha partecipato a una cerimonia di insediamento presidenziale alla Casa Bianca. La prima è la nostra presidente del Consiglio, in una sintonia ideale e politica, ma anche umana, come ha ricordato il nuovo segretario di Stato Usa Marco Rubio a Tv2000.
Il rapporto tra Meloni e Trump va infatti oltre le liturgie della politica. Il recente viaggio lampo a Mar-a-lago passerà alla storia come uno dei momenti simbolo del governo Meloni. Davanti a un problema nazionale, la liberazione di una cittadina italiana dalle carceri iraniane, non si è trincerata dietro i bizantinismi della diplomazia. Con un approccio inedito rispetto alla politica tradizionale ha affrontato la questione direttamente. Pochi giorni dopo si è capito che la missione era stata compiuta brillantemente. Cecilia Sala è tornata sana e salva a casa, a dispetto di gufi e profeti di sventura.
Ma c’è dell’altro: in quel faccia a faccia, ha fatto sapere sempre Rubio, si è parlato anche di Europa. Grazie a Giorgia Meloni, Roma è diventata Capitale privilegiata nei rapporti con Washington. Per smontare la narrazione provinciale di alcuni nostri media, che hanno ironizzato sul “bacio alla pantofola” della premier italiana al futuro presidente Usa, conviene attingere a fonti internazionali. Può servire il New York Times che ha tratteggiato il forcing della Meloni per a liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala e con le frasi di encomio del tycoon: “Giorgia ha davvero preso d’assalto l’Europa”.
Una versione confermata dal britannico Guardian, non certo un quotidiano con simpatie per la destra, che ha registrato come il premier Starmer sia stato soppiantato dalla nostra presidente del Consiglio anche in vista della cerimonia di giuramento alla Casa Bianca. Non è stato neanche invitato dal neo eletto presidente. Il sorpasso di un capo di governo italiano nei rapporti tra Londra e Washington delinea una vera e propria rivoluzione copernicana della storia. Sembra passata un’era geologica dai rapporti privilegiati tra Regno Unito e Stati Uniti: su tutti l’amicizia tra il premier Tony Blair e il presidente Bill Clinton. Un sodalizio tanto consolidato da guadagnare anche una versione cinematografica. Oggi sono invece Donald e Giorgia a tenere banco. Il sorpasso di Roma sugli interlocutori classici dell’America (non solo Londra, ma anche Berlino e Parigi) sono nei fatti. In un’intervista a La Stampa, l’esperto di geopolitica Robert Kaplan dà per scontato il sorpasso dell’Italia rispetto ad «altri grandi Paesi che usciranno dal radar trumpiano. Vedo la Germania perché gli americani ritengono di aver supportato abbastanza e a lungo, per tre quarti di secolo, i tedeschi. Ed ora è tempo di chiudere l’esperienza, o ridurre il sostegno». Si sa che all’evento saranno presenti sul palco d’onore una serie di vip globali: dal presidente argentino Javier Milei a Elon Musk, passando per Bezos e Zuckerberg.
Al giuramento di Trump mancheranno invece il presidente francese Emmanuel Macron e la massima rappresentante dell’Unione europea Ursula von der Leyen, non invitata. Presto detto, le relazioni tra l’Europa e gli Stati Uniti sono nelle mani di Giorgia. Con buona pace degli europeisti alla matriciana.