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Giorno della Memoria, il «mai più» di Mattarella al Quirinale: «Vigilare contro l’antisemitismo»
Il dovere della memoria e la necessità di attualizzarla, specie in questi tempi in cui si assiste a un ritorno di pulsioni antisemite, sono stati al centro della cerimonia per il Giorno della Memoria al Quirinale. Insieme al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, hanno partecipato le più alte cariche dello Stato, il premier Giorgia Meloni, i ministri, tra i quali Giuseppe Valditara nel suo intervento ha sottolineato l’importanza del racconto della Shoah nelle scuole. E i superstiti. A loro Mattarella ha rivolto parole di particolare «riconoscenza», «rispetto» e «affetto» per il ruolo di testimonianza che svolgono e per la scelta di porsi dalla parte «di giustizia, di umanità, di speranza» e mai «odio e vendetta».
Mattarella: «Comune inderogabile impegno a non permettere che simili atrocità si ripresentino»
«Ci troviamo qui al Quirinale, con le più alte cariche dello Stato, non soltanto per ricordare, ma per ribadire solennemente il nostro comune e inderogabile impegno a non permettere che simili atrocità si ripresentino. A impedire che l’odio, il terrore, l’inimicizia, la prepotenza, la mentalità di guerra prevalgano nuovamente», ha detto Mattarella, parlando della fiducia nei giovani, nei valori della Costituzione, nella vigilanza attiva delle forze politiche e sociali, chiarendo che «non cediamo allo sconforto. Abbiamo fiducia nel futuro dell’umanità, nella saggezza dei popoli, nella determinazione di tante donne e tanti uomini in grado di impedire con onestà e con coraggio, che forze oscure possano prevalere sull’aspirazione naturale dell’umanità alla pace, alla giustizia, alla fratellanza». «Ripetiamo allora anche noi, con particolare determinazione in questi nostri giorni, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle case e nelle piazze, quel grido forte e alto, che proviene, ogni giorno e per sempre, dal recinto di Auschwitz: Mai più!», ha detto il presidente della Repubblica.
Meloni: «La memoria va attualizzata, è una battaglia che non si finisce mai di combattere»
«Penso che sia particolarmente importante in questo momento attualizzare questo racconto, come è stato ampiamente detto, tanto dal Presidente della Repubblica, tanto dalla senatrice Segre, quanto dalla presidente Di Segni e dal ministro Valditara. È una di quelle battaglie che non si finisce mai di combattere», ha detto Meloni, dopo la cerimonia.
Valditara: «La memoria è vigilare sul presente»
«La Memoria non è soltanto il sacrosanto mantenere in vita il ricordo, la Memoria è anche il vigilare sul presente. Perché, se è successo, può risuccedere. E non deve risuccedere, mai più», ha spiegato Valditara nel suo intervento, sottolineando la necessità di «coltivare l’urgenza, prima ancora del dovere della memoria» a partire dalla scuola. «Questo – ha detto – è il senso profondo della Memoria: un rimando continuo tra generazioni, dove le giovani generazioni non sono mere fruitrici passive del passato, ma lo vivificano nel presente, danno un loro contributo originale al significato di quel che è accaduto, e lo trasmettono al futuro».
Liliana Segre racconta il giorno in cui divenne «donna di pace»
«Studiare la storia, studiare la geografia e staccarsi da quella terza mano che avete e che è il telefonino», sono state poi le parole della senatrice a vita Liliana Segre, che ha raccontato di essere diventata «donna di pace» il giorno in cui «fuggirono i nazisti e vidi uno dei capi liberarsi della divisa e della pistola ebbi l’impulso a raccoglierla per sparargli. In quel momento compresi l’enorme differenza che c’era tra me e lui. Mai, io, per alcuna ragione, avrei potuto uccidere nessuno».
Il discorso di Mattarella all’indomani del viaggio ad Auschwitz
Reduce dal viaggio ad Auschwitz in occasione dell’ottantesimo anniversario della liberazione del campo, ha testimoniato la profondissima inquietudine che ancora si prova visitando «quell’orrenda fabbrica di morte», «testimonianza di abominio» che «genera angoscia, turbamento, interrogativi laceranti».
«Provoca sempre infinito orrore», ha proseguito Mattarella, sottolineando che la visita di tanti capi di Stato e di governo ieri ha «espresso anche il significato di rinnovare un patto tra le Nazioni e i popoli che, in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, in cui la violenza, l’aggressione, l’inimicizia, la guerra sembrano voler prendere il sopravvento, accende una speranza». «Auschwitz è la conseguenza diretta delle leggi razziste, ignominiosamente emanate anche in Italia dal regime fascista e della furia antiebraica nazista, di cui il regime fascista e la Repubblica di Salò furono complici e collaboratori, fino alla “soluzione finale”», ha proseguito Mattarella, aggiungendo che Auschwitz rappresenta «un universo di orrore e di abiezione, che appartiene a quello stesso genere umano che oggi guarda a quella stagione con dolore, sconcerto, talvolta con la tragica indifferenza di chi pensa che si tratti di un passato che non può tornare».
Il ringraziamento ai superstiti
Mattarella ha voluto ringraziare Liliana Segre, Edith Bruck, Andra e Tatiana Bucci, Sami Modiano, i superstiti presenti al Quirinale, e Goti Bauer e Gilberto Salmoni, che hanno seguito la cerimonia da casa, tutti «testimoni e vittime di un orrore indicibile», per aver trovato «dentro di voi la forza di raccontare». «Le vostre vicende sono incise, indimenticabili, nella storia della nostra Repubblica», ha detto ancora il Capo dello Stato, richiamando il ruolo che quelle sofferenze hanno avuto nel plasmare «lo spirito e la forma della nostra Costituzione», i cui principi «di umanità, giustizia, democrazia, buon senso oggi risaltano ancor di più nel loro valore».
L’avvertimento sul «risorgente antisemitismo» e la necessità di «mettere un argine» ai discorsi d’odio
«Respingiamo con forza il risorgente antisemitismo, una piaga in crescita», ha avvertito Mattarella, definendo «doloroso e inaccettabile che vi siano ignobili insulti razzisti alla senatrice Segre, su quei social media che sono nati come espressione di libertà e che rischiano invece, sovente, di diventare strumento di violenza e di negazione di diritti». «Occorre mettervi un argine. Sono reati gravi, che vanno perseguiti a tutela della libertà e della giustizia», ha detto Mattarella, dicendosi allarmato per «il ritorno di un linguaggio di disprezzo, di odio» e facendo riferimento tanto all’«orrore del 7 ottobre» quando a ciò che «è avvenuto di sconvolgente nella Striscia di Gaza, provocando la morte di tante migliaia di innocenti civili palestinesi».