I genitori di Ramy: “Gli agenti fanno il loro lavoro ogni giorno. Chiediamo verità, non vendetta”
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“Il ricordo di Ramy unisca e non divida”. Ancora una volta Yehia e Farida Elgaml, genitori del diciannovenne morto a bordo di uno scooter al termine di un inseguimento con la polizia dopo un mancato stop al posto di blocco, chiedono di abbassare i toni. Ed evitare la criminalizzazione delle forze dell’ordine. Nel corso di queste settimane si sono più volte dissociati da cortei, manifestazioni, disordini e gesti violenti contro gli agenti “in nome di Ramy”. Oggi, in un’intervista in edicola su Famiglia Cristiania tornano a chiedere verità e giustizia per la morte del figlio. E nessuna vendetta. “Ramy sicuramente non avrebbe voluto questo”. Più volte il papà ha chiesto ai presunti amici di Ramy che hanno messo a ferro e a fuoco il quartiere Corvetto di non utilizzare la bandiera del figlio morto per dare libero sfogo alla violenza. Dopo la guerriglia scatenata a Bologna e Roma aveva quasi supplicato i violenti di non “fare casino, né cose brutte”. E si era detto arrabbiato con chi usa il nome di suo figlio come un alibi.
I genitori di Ramy: gli agenti fanno il loro lavoro, ci garantiscono sicurezza
“Sappiamo benissimo – dicono – che le forze dell’ordine fanno il loro lavoro ogni giorno e ci garantiscono di vivere in un Paese e una città sicuri. Sono, eventualmente, da condannare solo coloro che hanno sbagliato, non l’intera categoria. E in ogni caso, il luogo giusto è il tribunale e i tempi corretti quelli della giustizia”. E ancora: “Siamo certi che, se avesse potuto, sarebbe sceso dallo scooter”, dicono i genitori del ragazzo che era a bordo della moto guidata da Fares Bouzidi. “Ramy era un ragazzo pieno di passioni, amava la vita in tutti i suoi aspetti. Siamo venuti in Italia dall’Egitto – raccontano – per dare ai nostri due figli, Tarek e Ramy, un futuro migliore. Noi ci sentiamo italiani. Amiamo questo Paese che ci ha accolti e dato grandi possibilità e ne rispettiamo le leggi”.
Il video della chiamata dei poliziotti al 118
Intanto sulla dinamica dell’incidente spunta un nuovo video pubblicato in esclusiva dall’agenzia Agi, che testimonia la chiamata delle forze dell’ordine al 118. L’operatore del numero unico delle emergenze chiede subito il motivo di quella chiamata e il militare risponde: “Abbiamo fatto un inseguimento. La centrale voleva parlare con noi perché ci sono due ragazzi incoscienti. Ci servono subito un’automedica e ambulanza”. E ancora, alla domanda dell’operatore su cosa sia accaduto: “È successo che i due ragazzi sono scappati con il T-Max, sono caduti sul marciapiede”. “Svegli? Sì o no?”. E il militare: “Sembrano di no. Uno sì, l’altro no”. “Sono entrambi a terra? Sì, sono entrambi a terra”. Sempre al telefono, il carabiniere spiega che il collega sta praticando il massaggio cardiaco a Ramy. Da qui la richiesta dell’operatore di essere messo in vivavoce, in modo da aiutare il carabiniere. “Lei continui così e conti con me. Avete fatto il corso defibrillatore e rianimazione?”, chiede ai militari che spiegano di non avere con loro il defibrillatore. Così subito vengono inviati i mezzi di soccorso.