Il Parlamento Ue dice no ai simboli nazisti e comunisti: il Pd scappa, Salis vota contro
La sinistra italiana ci è ricascata: quando si tratta di ammettere che il comunismo sovietico fu un totalitarismo da condannare al pari del nazismo si fa prendere dalle crisi di coscienza. È successo nuovamente al Parlamento Ue nel corso della plenaria che aveva in votazione la risoluzione contro la disinformazione russa e l’uso strumentale della storia nel contesto della guerra in Ucraina, nella quale era contenuto anche il divieto di utilizzare tanto i simboli nazisti quanto quelli comunisti. La risoluzione è passata ad amplissima maggioranza, 480 voti favorevoli, 58 contrari e 48 astensioni. Ma fra gli astenuti ci sono gli eurodeputati Pd; fra i contrari gli eurodeputati M5S e della Sinistra, fra i quali Ilaria Salis e Cristina Guarda dei Verdi.
Il passaggio indigeribile per la sinistra
A risultare indigeribile è stato il passaggio che «deplora l’uso continuato di simboli di regimi totalitari negli spazi pubblici e chiede un divieto a livello Ue dell’uso dei simboli sia nazisti che comunisti sovietici, nonché dei simboli dell’aggressione in corso da parte della Russia contro l’Ucraina».
Il Pd si giustificano: «Il Parlamento europeo vuole riscrivere la storia»
«Sì alla condanna di Putin e alla lotta contro la disinformazione, ma no a iniziative strumentali che vogliono riscrivere la storia nei parlamenti a colpi di maggioranze», si è giustificata la delegazione dem al Parlamento Ue, guidata da Nicola Zingaretti, che secondo quanto trapelato avrebbe chiarito che il problema era l’equiparazione tra simboli nazisti e comunisti sovietici.
Il precedente della risoluzione di condanna di tutti i totalitarismi
Non si tratta di un caso isolato. Nel settembre 2019 il Parlamento europeo aveva votato un’altra risoluzione, che sostanzialmente equiparava nazismo e comunismo, affermando che, dopo il processo di Norimberga, c’era «ancora un’urgente necessità di sensibilizzare, effettuare valutazioni morali e condurre indagini giudiziarie in relazione ai crimini dello stalinismo». All’epoca gli eurodeputati del Pd votarono a favore, considerando l’intero testo della risoluzione, ma le polemiche contro “l’equiparazione” furono aspre.