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Bielorussia MIGRANTI

Il piano segreto di Lukashenko: trasformare i migranti in un’arma contro l’Europa

Politica - di Alice Carrazza - 23 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 23 Gennaio 2025 alle 18:56

La Bielorussia non si limita più a governare con il pugno di ferro sul proprio popolo: il regime di Aleksandr Lukashenko ha scelto di portare la guerra ibrida direttamente alle porte dell’Unione Europea. Documenti riservati, intercettazioni telefoniche e testimonianze raccolte da Politico rivelano un piano meticolosamente orchestrato per destabilizzare l’Europa attraverso un’arma che anche in Italia conosciamo bene: l’immigrazione.

L’inizio della fine: Lukashenko apre i confini

Tutto comincia nel 2021, quando le sanzioni europee colpiscono Minsk dopo le elezioni farsa che garantiscono a Lukashenko un sesto mandato. Il presidente bielorusso, già soprannominato  da molti come “l’ultimo dittatore d’Europa“, risponde, aprendo le frontiere a flussi migratori diretti verso i Paesi confinanti dell’Unione, specialmente verso la Polonia.

La telefonata che svela il piano del dittatore

Maggio 2021. Ihar Kachalau, vicecapo della polizia criminale di Minsk, chiama un alto funzionario del Ministero degli Interni per segnalare un’anomalia: diversi migranti africani, giunti ufficialmente per «imparare a giocare a calcio», risultano scomparsi.

«Il ministro ha dato indicazioni esplicite», disse Mikhail Bedunkevich, alto funzionario del ministero, nella telefonata intercettata. «Non dobbiamo preoccuparci dei migranti in transito verso l’Europa — e aggiunse — Scomparsi? Va bene, purché non si stabiliscano qui. Qualsiasi cosa li spinga in quella direzione… non dobbiamo ostacolarla»

Non un caso isolato. L’indagine giornalistica mostra una rete ben organizzata di agenzie governative, operatori turistici e forze di sicurezza impegnate a facilitare il passaggio dei migranti verso l’Ue. Con un costo di 6.000-15.000 dollari, i migranti vengono attratti in Bielorussia con false promesse di un accesso agevolato al blocco europeo, accompagnati al confine da funzionari e, in alcuni casi, addirittura istruiti su come superare le recinzioni.

L’arma migratoria per vendicarsi dell’Ue

L’operazione aveva un obiettivo preciso: seminare discordia tra Ventisette, mettendo alla prova le loro politiche migratorie e la loro coesione politica. «È la vendetta di Lukashenko per le sanzioni», dichiara un agente di frontiera bielorusso identificato come Aleh. «Finché l’Ue ignorerà gli orrori in Bielorussia, continuerà a succedere».

Dal 2021, oltre 120 persone sono morte nel tentativo di attraversare il confine tra Bielorussia e Polonia, Lituania e Lettonia. Varsavia, epicentro della crisi, ha eretto un muro di acciaio alto cinque metri, rafforzato con droni, veicoli blindati e sistemi di sorveglianza digitale. Ma nonostante queste misure, le autorità polacche registrano quasi 30.000 tentativi di attraversamento –una media di 100 al giorno – solo nell’ultimo anno.

Lukashenko nega: “Portatemi le prove”

Interrogato dalla Bbc, Lukashenko però respinge ogni accusa. «Se mi accusate di aiutarli a entrare, portatemi le prove, mettetemi di fronte a quei fatti». Ma i fatti, oggi, sono schiaccianti. I documenti rivelano come lo Stato fantoccio di Mosca abbia pubblicizzato viaggi in Bielorussia in Paesi come Iraq e Siria, usando visti di breve durata e finte motivazioni turistiche.

Gli hotel di lusso gestiti direttamente dalla Direzione Presidenziale per la Gestione dei Beni, organo sotto il controllo personale del presidente bielorusso, ospitano i migranti prima di essere smistati verso le frontiere europee.

Un confine militarizzato: una guerra ibrida

Tuttavia, Varsavia avverte: la crisi potrebbe peggiorare con l’avvicinarsi della primavera, quando le condizioni climatiche favoriranno nuovi tentativi di entrata. La Polonia ha già annunciato l’intenzione di blindare l’intero confine con la Bielorussia entro l’estate, mentre prepara un ambizioso progetto di fortificazione chiamato «Eastern Shield»: una fortificazione simile alla linea Maginot per fermare i carri armati russi … perché i polacchi sanno che non è solo una questione di immigrazione.

Il colonnello Mariusz Ochalski, dell’esercito polacco, sintetizza il clima di tensione chiamandola «la nuova Cortina di Ferro». I 13.000 soldati polacchi nella zona cercano di tenere a bada la situazione, ma spesso i migranti utilizzano contro di loro pietre, esplosivi e spray al peperoncino.

«I colpi di avvertimento non funzionano, quindi la forza è necessaria», afferma il colonnello Andrzej Stasiulewicz, vice comandante della divisione della guardia di frontiera di Podlaski. Lo scorso anno un migrante che cercava di entrare illegalmente avrebbe persino pugnalato una guardia di frontiera, ferendola gravemente.

La fragilità del regime di Lukashenko

A meno di una settimana dalle elezioni presidenziali in Bielorussia, l’opposizione prevede un inasprimento della repressione. Infatti, nonostante la leader dell’opposizione bielorussa, Sviatlana Tsikhanouskaya, intraveda delle crepe nel regime, la crescente instabilità di Lukashenko lo spingerà a tattiche ancora più sconsiderate.

«La sua alleanza con Putin lo incoraggia ad agire incautamente, creando minacce non solo ai vicini della Bielorussia, ma alla sicurezza europea nel suo complesso», dichiara il suo consigliere diplomatico Dzianis Kuchynski a Euractiv, invitando l’Ue a contrastare le provocazioni.

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di Alice Carrazza - 23 Gennaio 2025