India. Al via il Maha Kumbh Mela, il più grande raduno del mondo: dove Dei e uomini parlano la stessa lingua

12 Gen 2025 8:00 - di Alberto Samonà

Signore e signori ecco il Maha (che vuol dire grande) Kumbh Mela, in assoluto il più gigantesco raduno religioso del mondo, che si svolge in India ogni dodici anni, nella città sacra di Prayagraj, nella regione dell’Uttar Pradesh. L’ultimo è stato nel 2013 e adesso, l’atteso appuntamento è finalmente tornato. Un evento importantissimo per coloro che seguono il Sanatana Dharma (la Legge Eterna), termine tradizionale per definire l’Induismo, ma che ha un valore di eccezionale rilevanza anche dal punto di vista culturale, tanto che alcuni anni fa l’Unesco lo ha inserito nell’elenco dei Patrimoni Immateriali dell’Umanità.”

Rito comunitario mastodontico

Chi pensa al Giubileo, per il quale, in tutto l’arco del 2025, si aspettano a Roma 32 milioni di visitatori, o al Pellegrinaggio a La Mecca, che nei giorni clou riunisce dai due ai tre milioni di musulmani, neanche può immaginare alla lontana la portata mastodontica del Mahakumbh, come lo chiamano qui: le previsioni per difetto parlano di 100 milioni di persone, che dal 13 gennaio al 26 febbraio (e dunque, in appena un mese e mezzo), si riverseranno nel luogo esatto dove si incontrano tre fiumi dal valore altamente simbolico: il Gange, lo Yamuna e il mitico e invisibile Saraswati, per immergersi nelle acque sacre e partecipare a un rito comunitario di portata inimmaginabile, arricchito da tantissimi eventi collaterali che a raccontarli si farebbe notte. Nell’arco di questo periodo, però, solo alcune date sono dedicate allo “Shai Snan”, che è il bagno reale, e sono quelle in cui si prevede la maggiore concentrazione di persone.

Il periodo di svolgimento è dovuto all’allineamento dei pianeti e dei corpi celesti, in particolare Giove, il Sole e la Luna. In realtà, c’è chi prevede che, tra pellegrini, turisti, curiosi e varia umanità, quest’anno si possano raggiungere fino a 400 milioni di presenze! Sì, perché in realtà questo Maha Kumbh Mela è considerato ancora più grande e propizio di quelli dei decenni precedenti, perché avviene dopo 144 anni dall’ultimo che aveva le stesse caratteristiche, mentre per il prossimo dello stesso tipo si dovrà attendere un periodo altrettanto lungo. Il Purna Kumbh Mela (Kumba Mela completo) si celebra a rotazione ogni tre anni in quattro città sacre dell’India: sono Haridwar, ai piedi dell’Himalaya; Ujjain sulle rive del fiume Kshipra; Nashik sul fiume Godavari e, appunto, Prayagraj (dove ogni dodici anni vi è il Grande Kumba Mela), città, che fino al 2018 era conosciuta con il nome islamizzato Allahabad, poi ribattezzata in questo modo per richiamare il suo antico nome sanscrito Prayag.

Competizione “divina”

Il Kumbh Mela è una festa antichissima, tanto che le cronache del VII secolo dopo Cristo parlano già di questo grande pellegrinaggio, anche se la sua celebrazione sarebbe molto più remota e si perde nella notte dei tempi. Niente del Kumbh Mela è casuale, né il suo significato né tantomeno le quattro città in cui si svolge ogni tre anni.

All’origine, nella tradizione hindu, c’è la competizione per la supremazia nell’universo fra gli Dei e gli Asura, misteriosi esseri divini successivamente decaduti al rango di demoni, e il mito dell’Amrita, l’acqua di vita eterna, che avrebbe restituito agli Dei l’energia che questi avevano visto affievolirsi a causa di una maledizione. Per ottenerla, però, occorreva estrarla, agitando l’oceano primordiale di latte e in questo atto, un ruolo fondamentale lo ebbero gli Dei Vishnu e Shiva. Per scuotere l’oceano e ottenere il prezioso nettare, venne adoperata una montagna che fu avvolta dal serpente Vasuki utilizzato come corda. Shiva, per scongiurare che il veleno prodotto dal serpente potesse contaminare l’Amrita e far piombare l’intero universo nell’oscurità, lo bevve. Per scuotere l’oceano primordiale si era costituita un’alleanza temporanea fra gli Dei e gli Asura, che però si interruppe quando fu estratta l’Amrita, perché nessuno voleva rinunciarvi. Vishnu, per proteggere gli Dei, prese a quel punto la forma di Mohini, una bellissima donna, convincendo i demoni a permetterle di distribuire l’acqua d’immortalità. E così, Mohini iniziò a distribuire l’Amrita agli Dei, ma a quel punto gli Asura si accorsero dell’inganno e ne nacque una battaglia. Dall’urna che teneva Vishnu, a causa del trambusto, alcune gocce della bevanda di vita eterna caddero in quattro luoghi, appunto Prayagraj, Haridwar, Ujjain e Nashik, le città in cui si celebra la festa.

Il Maha Kumbh Mela è un pellegrinaggio oceanico nel vero senso della parola, ma non si limita esclusivamente ai bagni rituali che ne costituiscono l’atto più sacro e grazie ai quali ci si purifica e si ottengono le benedizioni divine per ottenere la moksha, la liberazione dal ciclo di vita/morte. Parallelamente alle abluzioni, qui si danno appuntamento decine di migliaia di yogi e di asceti, fra cui vi sono i cosiddetti “naga sadhu”, con lunghi capelli e barbe, quasi completamente nudi (molti lo sono del tutto) e con il corpo ricoperto di cenere. Ma praticamente tutte le scuole spirituali dell’India partecipano alla festa, organizzando sessioni di Yoga, spettacoli di danze e musiche tradizionali, colorate processioni con carri, camion decorati o elefanti e riti propiziatori e di ringraziamento innanzi ai fiumi sacri e alle sculture che raffigurano gli Dei. E non mancano filosofi, mistici, docenti che tengono incontri su vari significati della spiritualità indù ed esposizioni di artigianato locale. Oltre, ovviamente, ai canti, continui e costanti, per rendere sempre e comunque onore al Divino.

Impresa oltre l’uomo moderno

Organizzare il Kumbh Mela è un’impresa titanica, perché in occasione della festa, con mesi e mesi di anticipo, vengono realizzate infrastrutture temporanee come ponti galleggianti, ospedali, sterminati campi di tende e altri alloggi per ospitare milioni di pellegrini e per soddisfare ogni esigenza.

Di fatto, questo immenso raduno produce una corrente di energia, umana e spirituale, inimmaginabile agli occhi dell’uomo occidentale, perché qui, molto più che altrove, ci si incontra, si condivide, si canta, si praticano le arti sacre, si prega, ci si purifica con il fuoco, ci si lava nell’acqua del Gange, ci si libera dalle sozzure della corporeità e, infine, ci si ritrova. È un rito unico e affascinante, che riconcilia la modernità che avanza ovunque (e che in India galoppa), con la Tradizione e con l’Origine, che fortunatamente da queste parti sono vive e immortali.

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