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L’analisi. Capricci “magistrali”: la sceneggiata dell’Anm e l’arroganza di voler rappresentare il popolo
Giustizia - di Francesco Nicola Maria Petricone - 27 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 27 Gennaio 2025 alle 16:52
Portano via la Costituzione, come si faceva da bambini quando si perdeva. Senza però che sia loro. “Una sceneggiata” la definiscono molti di quei colleghi che da Milano a Bari, passando per Roma e Napoli si sono seduti invece, senza toga, per ascoltare il discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario. Con il consueto senso dello Stato e rispetto della Costituzione. Oltre quella presunzione iuris et de iure, che non ammette prova contraria, di chi cita Calamandrei, però invece di andare sulle montagne, nelle carceri, nei campi, dovunque vi sia oggi la più piccola necessità di giustizia, civile e penale, vive solo in funzione della luce riflessa della ribalta. Tanto intensa, quanto effimera. E fa di una riforma chiesta dai cittadini un’Apocalisse, come ha sottolineato il nostro presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Perché si arroga il diritto di rappresentare il popolo, solo nel nome del quale dovrebbe piuttosto amministrare la giustizia, senza sostituirsi ad esso. Né oggi, né mai.
La terza Camera “giudiziaria”?
Chi sa domani, a Scandicci. All’inaugurazione del nuovo corso della Scuola della magistratura, davanti a Mattarella, i nuovi MOT, i magistrati ordinari in tirocinio, quelli che una volta si chiamavano uditori, saranno indotti ad alzarsi e ad andarsene? E chi sa se qualcuno di loro, il prossimo 27 febbraio aderirà allo sciopero indetto da giudici e pubblici ministeri. Il terzo potere, giudiziario. Come se il presidente del Consiglio, potere esecutivo, un bel giorno dichiarasse di fare sciopero, senza presentarsi in Parlamento, una volta calendarizzata la seduta. O come se il presidente del Senato, il potere legislativo, nel bel mezzo di una votazione di tanto in tanto si alzasse dallo scranno principale di Palazzo Madama, senza sospendere la seduta, dichiarando uno stato di agitazione a singhiozzo. Ridicolo!
Paternalismo non richiesto
Proprio come la decisione di abbandonare le aule durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, in una voluta contrapposizione tra poteri tanto arrogante quanto sterile. Per motivi politici. Sembra uno scherzo, ma non lo è purtroppo. “È una sceneggiata” continuano a commentare, da Torino a Venezia, i colleghi magistrati che senza toga hanno seguito il discorso, seduti. Con quelle autorevolezza e consapevolezza del proprio ruolo, anche in questo caso nel rispetto e nel nome del popolo sovrano per il quale amministrano la giustizia. Quello stesso popolo che in maggioranza ha votato legittimamente il centrodestra e si aspetta oggi che siano approvate le riforme per le quali lo ha eletto. Proprio a cominciare dalla giustizia e dalla separazione delle carriere.
E questa volta non servirà portare via la Costituzione per impedirlo. Come si faceva da bambini con il pallone. Quando si perdeva.