L’ingegnere iraniano Abedin è tornato a Teheran. Il Pd applaude, Bonelli sciacalla e rimpiange Craxi

12 Gen 2025 21:20 - di Lucio Meo

La svolta a metà giornata, quando è arrivata dal ministero della Giustizia una nota che annunciava l’iniziativa, per certi versi attesa, del Guardasigilli. “Il ministro Carlo Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi”, era scritto, senza alcun riferimento a “scambi” con Cecilia Sala, forzature del diritto o invasioni di campo del potere esecutivo, ma con una serie di motivazioni esclusivamente giuridiche alla base della decisione di Nordio, che ha consentito all’ingegnere iraniano – arrestato a Milano per un presunto traffico di droni e nel mirino della magistratura Usa – di rientrare nel proprio Paese, a Teheran. Una mossa salutata come “giusta” del Pd ma sulla quale la sinistra radicale, che fino a ieri accusava l’Italia di immobilismo sulla detenzione di Cecilia Sala, non manca di fare un po’ di insano sciacallaggio politico.

Liberazione di Abedini, le motivazioni di Nordio

“In forza dell’art. 2 del trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica italiana possono dar luogo all‘estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente, si legge nella nota, che approfondisce la decisione del ministro. 

“La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di ‘associazione a delinquere per violare l’IEEPA’ non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di ‘associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte’ e di ‘fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte’, nessun elemento – si legge ancora – risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”.

La magistratura iraniana ha salutato così il rientro di Mohammad Abedini. “Grazie al monitoraggio del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran e ai negoziati tra i servizi di intelligence della Repubblica Islamica dell’Iran e i servizi di intelligence italiani, il problema è stato risolto e ha portato al suo rilascio e al suo ritorno”, ha annunciato Mizan Online, l’ufficio stampa della magistratura iraniana.

I commenti delle forze politiche, da FdI al Pd

Il Pd, per il momento, evita assurde polemiche. “Credo che in un momento in cui c’è una persona italiana nelle mani di un regime che ne mette a rischio la libertà, considerando il lavoro cruciale che è quello giornalistico e mi riferisco ovviamente al caso di Cecilia Sala, ogni mezzo utile per la liberazione di un o una nostro/a connazionale sia valido”, dice Brando Benifei, eurodeputato del Pd e presidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con gli Stati Uniti, parlando con Affaritaliani.it. “E’ giusto quindi portare avanti qualsiasi misura per la liberazione dell’ostaggio. E’ evidente che a questo punto bisogna capire bene ogni aspetto della vicenda e chiediamo quindi al governo di riferire al più presto in Parlamento”, conclude Benifei.

Per Fratelli d’Italia, “il ministro Nordio si conferma un grande giurista, animato, secondo lo spirito della Costituzione, da un vero garantismo. La sua decisione dà lustro e onore giuridico all’Italia”, dice all’Adnkronos il viceministro degli Esteri ed esponente di Fdi, Edmondo Cirielli.  “Nordio ha specificato bene tutto nella nota. Il nostro ordinamento non prevedeva quella fattispecie. Ci atteniamo all’istruttoria tecnico-giuridica fatta dal ministro Nordio e prendiamo atto di questa decisione, che condividiamo”, commenta invece il portavoce nazionale di Forza Italia, Raffaele Nevi.

Le parole inopportune di Bonelli

“Ora è chiaro a tutti che la liberazione di Cecilia Strada è stato uno scambio”, dice Angelo Bonelli, co-leader di Alleanza Verdi Sinistra, ad Affaritaliani.it. “Meloni ha chiesto prima il permesso degli Stati Uniti d’America, sia a Biden che a Trump e questo ci fa rimpiangere Bettino Craxi nella sua autonomia nelle decisioni, basta ricordare il caso di Sigonella”, conclude il portavoce di Europa Verde.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *