L’intervento/1. Cecilia e Giorgia. La destra e il valore sacro della persona

10 Gen 2025 7:30 - di Carmelo Briguglio

C’è sicuramente un genio di audacia che guida i passi della prima premier di destra. E di certo una idea polare, culturale e strategica, dell’interesse nazionale. Ma c’è, nelle sue scelte, anche il valore della persona, che non sempre ha brillato nel lungo percorso storico della destra italiana. Adesso sì. È ciò che si osserva a conclusione della vicenda che ha visto come protagonista, suo malgrado, Cecilia Sala: cittadina, giornalista, donna. Sopra tutto e tutti: persona. Persona umana. Gli avvenimenti ai quali abbiamo assistito ci restituiscono una destra di governo che non obbedisce a suggestioni statolatriche, rifugge da feticismi autoritari soprastanti l’esistenza dei singoli: ha a cuore un essere che, ancorché uno soltanto, vale simbolicamente tutti gli altri che “fanno” il genere umano, la nostra stessa Nazione; la quale, più che in passato, si è riconosciuta in Cecilia: nella sua giovinezza, nel suo lavoro, nella sua famiglia.

La premier e l’immaginario di una destra “umana”

Non è per guastare la festa, ma per elevarla, che lo scrivo. Perché ce ne possiamo ricordare, anche nei giorni e negli anni che verranno, oltre recinti e barricate – di mutismi, di congratulazioni pelose, di riserve e pure di rabbie bene o male dissimulate – per fare maturare una percezione corretta, veritiera della destra. E di chi la capeggia e incarna. Le due madri a colloquio, un viaggio-lampo e un vertice senza precedenti, ai confini del temerario, gli Stati – con quanto di più segreto possano custodire dentro i propri apparati e relazioni di intelligence – che si parlano per la difesa di un solitario destino, sono sequenze che spero facciano maturare un immaginario della rive droite più giusto, più imparziale; e più “umano”. Non è la prima volta in cui la premier dà prova di forza e abilità per ridare libertà a nostri concittadini, in qualche caso scontando incomprensione e ingratitudine. Ma stavolta l’impresa è stata davvero tale.

Una cultura politica che si evolve oltre la diabolization

Il che non è e non deve trasformarsi in una locandina di propaganda; è invece il manifesto di una cultura politica in cammino, che si evolve. E di una sensibilità affinata la quale merita di essere accolta anche nei territori più lontani, dove la presidente del Consiglio viene quotidianamente combattuta con un’ asperrima battaglia di diabolization, segnata da forzature e pregiudizi; e da palesi cadute, intellettuali e mediatiche, nei luoghi mentali dell’assurdità. Si prenda atto che è brava. Capace. Come “donna di Stato” e leader stimata nel concerto delle democrazie stabilizzate: un dato acquisito col quale il mondo – nella sua globalità e non quello piccino di casa nostra – fa i conti ed é un orgoglio tutto italiano, che ha una unicità e si appaia, nel campo politico, a ciò che ha rappresentato Mario Draghi nell’economia e nella finanza.

La destra contemporanea e la dignità umana

Ma c’è un motivo di riflessione che trascende la politique politicienne, superiore in un certo senso alle sue cronache e alle sue carmagnole; ed è la right contemporanea che – seguendo la leader-premier – cresce, si migliora. E lo fa, umilmente, passo dopo passo, bagnandosi sempre più nel rispetto della dignità individuale: dell’uomo non come strumento, ma soggetto e fine della società e delle sue istituzioni; dei limiti ai materialismi e alle presunzioni collettivistiche, pur nel “tragico” conflitto tra i doveri del governare grandi comunità e i diritti dei singoli, che segna in modo drammatico la nostra epoca. È una destra che oggi fa suo e interpreta, con la sua visione, la sacralità della persona; le critiche e critici lo annotino.

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