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L’operazione anti-omertà del vescovo di Bolzano: apre gli archivi a fa scoprire 67 casi di abusi

Cronaca - di Ginevra Lai - 20 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 20 Gennaio 2025 alle 17:36

Sessantasette storie di dolore e silenzio, di vergogna e abusi. Questo il bilancio che emerge dal rapporto commissionato dalla diocesi di Bolzano e Bressanone allo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera. Un documento che, con numeri e dettagli impietosi, fa luce su sessant’anni di ombre nelle diocesi altoatesine. Tra il 1963 e il 2023, 24 sacerdoti sono stati coinvolti in episodi di abuso sessuale su 59 vittime, prevalentemente bambini e adolescenti tra gli 8 e i 14 anni. Poco più della metà erano bambine.

Il vescovo: “Ogni caso è un caso di troppo”

«Ogni caso è un caso di troppo, assolutamente di troppo», dichiara Monsignor Ivo Muser, vescovo di Bolzano e Bressanone, durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto. Le sue parole, soffocate dall’emozione, sono un tentativo di rompere un muro di silenzio lungo decenni. Dicendosi scosso, dice che il suo primo pensiero «è sempre stato rivolto alle vittime», siano esse sopravvissute o tragicamente scomparse. «Questo tema colpisce fortemente, ovviamente è legato anche ad un forte senso di vergogna», aggiunge.

L’analisi del rapporto sugli abusi nella diocesi di Bolzano e Bressanone

Tra i casi più scioccanti riportati nel rapporto emerge quello identificato come il «numero 5»: un sacerdote che, dopo un primo episodio di abuso nei primi anni Sessanta, è stato trasferito più volte senza mai subire reali conseguenze. Solo nel 2010 è stato escluso dall’attività pastorale. «Manca una cultura dell’errore e questo, nel caso degli abusi, è l’inizio della fine», commenta severamente l’avvocato Ulrich Wastl, durante la conferenza stampa. Un richiamo severo alla necessità di misure preventive, anche nel rispetto del principio di presunzione d’innocenza.

Un altro caso, il «numero 15»: un parroco che, nonostante le proteste dei fedeli, celebrò i funerali di una giovane donna suicida, proprio da lui violentata.

Il coraggio di aprire gli archivi della Chiesa

«Tutto è iniziato con il mio consenso ad aprire tutti gli archivi della nostra diocesi», racconta Monsignor Muser. «Io mi metto molto consapevolmente e volutamente dalla parte delle vittime», spiega il vescovo. Negli anni, grazie al centro di ascolto istituito presso la diocesi, ha avuto contatti diretti con molti dei ragazzi violati: «Ho imparato quanto distruttivo, quanto umiliante sia l’abuso sessuale».

Il rapporto, parte del progetto triennale «Il coraggio di guardare», non è un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso, secondo Muser: «La Chiesa deve diventare uno spazio sicuro per minori, giovani e adulti vulnerabili. Abbiamo il dovere di prestare particolare attenzione e rispetto».

Monsignor Muser: “Serve avere la forza di guardare”

Venerdì 24 gennaio, si terrà una nuova conferenza stampa dove padre Muser presenterà il suo punto di vista dopo aver visionato tutti i documenti del rapporto, che fino ad oggi è rimasto inedito anche per lui. Nel frattempo, «serve il coraggio di guardare», un appello che il vescovo lancia alla Chiesa, per dimostrare di saper affrontare i propri demoni con onestà.

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di Ginevra Lai - 20 Gennaio 2025