CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Mantovano ai giudici: “La sedia vuota è un sintomo di debolezza. Persa un’occasione di confronto”

Mantovano ai giudici: “La sedia vuota è un sintomo di debolezza. Persa un’occasione di confronto”

Politica - di Sara De Vico - 25 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 25 Gennaio 2025 alle 18:35

Anche a Roma l’inaugurazione dell’anno giudiziario è stata boicottata dai giudici militanti che in tutta Italia stanno infiammando le Corti d’Appello (e il paese) con la sdegnata protesta contro la “pericolosa” riforma Nordio. Come deciso dall’Anm anche nella capitale i magistrati, ‘armati’ di coccarde tricolori e agitando una copia della Costituzioni, hanno abbandonato l’aula al momento dell’intervento del rappresentante del governo. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ex magistrato ha stigmatizzato nel suo discorso il muro contro muro dei giudici, un’occasione persa di confronto, anche aspro ma utile, con il governo.

L’Aventino delle toghe militanti anche a Roma

“Non abbiamo nessuna intenzione di fare una riforma contro i magistrati: vogliamo fare una riforma per i cittadini. Una chiusura così drastica non fa bene neanche a chi l’ha proposta. Abbandonare il tavolo del dialogo non è una manifestazione di forza, semmai di debolezza”, osserva Mantovano. “Se gli argomenti più radicali, quelli della completa inaccettabilità della riforma, fossero così ben fondati, perché non riferirli non sui cartelli, per slogan, dall’esterno, ma de visu, guardandosi negli occhi, articolandoli uno per uno e replicando alle eventuali risposte?”. E ancora: “Vale per la riforma costituzionale come per le materie, come l’immigrazione o il contrasto alla violenza sulle donne. Con altra fondamentale componente del mondo della giustizia – quella degli avvocati – il dialogo è costante e, dal mio punto di vista, proficuo. Non sempre gli avvocati condividono le nostre scelte; ma ci parliamo. E insieme finora qualche obiettivo di comune interesse lo abbiamo raggiunto, per esempio sull’equo compenso o sulle norme in discussione a proposito di intelligenza artificiale: cito solo degli esempi”. Il sottosegretario sottolinea l’impotenza, l’irragionevolezza e la scarsa originalità della protesta dell’Anm.

Mantovano ai giudici: la sedia vuota è sintomo di debolezza

“Il gesto annunciato e qui praticato dagli esponenti della magistratura associata di lasciare l’aula al momento dell’intervento del rappresentante del governo è impegnativo. Ed è carico di significato”, ha sottolineato Mantovano. “Non è originale: è stata una forma di protesta sperimentata una ventina di anni fa in occasione di altre leggi, quella volta ordinarie, di riforma della giustizia. Benché costituisca una sorta di remake, però non può lasciare indifferenti. Provo a comprenderne il senso, soprattutto per rispondere alla domanda ‘e domani, esaurita questa forma di protesta, che cosa succede?’.  È un gesto certamente coerente con la posizione assunta dall’Associazione nazionale magistrati prima che il testo della riforma fosse approvato dal consiglio dei ministri e fosse presentato in parlamento. Dico prima del Cdm, perché il ministro della giustizia Carlo Nordio ne aveva illustrato i contenuti ai rappresentanti della magistratura. E aveva avuto una risposta di rifiuto totale, perché la proposta era – come è ancora adesso – ritenuta irreformabile. Nell’occasione il presidente dell’Anm disse che ‘tutta la magistratura associata in tutte le sue componenti è contraria alla riforma. Non si tratta di fare una trattativa di tipo sindacale’.

Il gesto di andarsene non è originale ma è carico di significato

“Quello che vorrei dire – spiega Mantovano –  è ci sono, come è noto, organizzazioni sindacali particolarmente critiche nei confronti di questo governo. Ma la loro forte distanza rispetto alle scelte che facciamo non impedisce loro di sedersi ai tavoli del confronto. E lì di manifestare la loro opposizione, con toni anche aspri, ma anche di formulare proposte o modifiche, che talora vengono accolte. Il gesto di alzarsi e di andarsene, cioè di rigettare la stessa interlocuzione, può avere differenti significati. Sono certo che non voglia dire contestare la legittimazione di questo governo a produrre riforme importanti in materia di giustizia. E del Parlamento che lo sostiene di discuterle e di approvarle. Tanto più che si tratta di un disegno di legge che passa attraverso le procedure rafforzate e garantite proprie di una riforma costituzionale. Penso piuttosto che la ragione, come dichiarato, sia la radicale contrarietà verso il merito della riforma”.

La riforma era parte integrante della coalizione premiata dai cittadini

Su questo punto Mantovano introduce un altro elemento. “Osservo che la riforma osteggiata ha costituito parte non marginale del programma col quale la coalizione che oggi sostiene l’esecutivo ha ottenuto il consenso degli elettori nel settembre 2022. La medesima Costituzione che oggi viene contrapposta alla riforma in discussione stabilisce, trovo quasi offensivo ricordarlo ai presenti, il diritto dei cittadini ad associarsi liberamente in partiti ‘per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale’. Non dice che se assumo un impegno con gli elettori e ne ricevo il consenso poi devo disattendere l’impegno assunto”.

Confido in un ripensamento nell’interesse dei cittadini

“Non prendo, la sedia vuota come mancanza di rispetto istituzionale”, conclude il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. “La prendo come una opportunità che si perde. La si perde sul piano delle relazioni interpersonali, sulle quali si fonda ogni interlocuzione. La si perde, ancora di più, sul piano delle relazioni fra istituzioni”. Sulla riforma, comunque, il governo andrà avanti. “Pensavamo di raggiungere l’obiettivo col contributo anche critico, anche fortemente critico, ma reale, dei magistrati. Abbiamo rivolto innumerevoli inviti in tal senso. Non poterne disporre è qualcosa che ci fa andare avanti comunque, ma ci rammarica. E per questo confido in un ripensamento: nell’interesse di quel popolo italiano nel cui nome ogni giorno voi rendete giustizia”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Sara De Vico - 25 Gennaio 2025