Medio Oriente, Pacifici: “Sulla tregua serve ottimismo. Sogno Israele in confini sicuri al fianco di uno Stato di Palestina democratico”

16 Gen 2025 21:25 - di Claudia Conte
riccardo pacifici

Commentiamo la tregua a Gaza tra Israele ed Hamas con Riccardo Pacifici, vice presidente European Jewish Association, già Presidente della Comunità Ebraica di Roma.

Qual è la sua opinione su questa tregua a Gaza? Secondo lei durerà a lungo?
«Il conflitto in Medio Oriente ci ha abituati a violazioni degli accordi da parte di Hamas ed Hezbollah nonostante le migliori previsioni, ma non vi è dubbio che la determinazione al riguardo della nuova amministrazione Trump abbia cambiato le regole del gioco visto il suo ultimatum al 20 gennaio. Dobbiamo essere comunque ottimisti perché in ballo ci sono i rapiti, brutalmente catturati e tenuti in ostaggio dal 7 ottobre, non solo in condizioni disumane, ma oggetto di torture e violenze inimmaginabili che hanno tolto il sonno di ogni ebreo ed essere umano cresciuto sui valori del rispetto della dignità di ogni uomo».

Ci sono le premesse per portare ad una pace duratura?
«Paradossalmente il 7 ottobre nasce e viene attuato da Hamas per impedire il compimento di una pace come quella dei patti di Abramo tra Israele e Arabia Saudita. Questa guerra ha rafforzato quei Patti ed ha mostrato sui campi di battaglia una stretta alleanza militare fra Israele ed i Paesi Sunniti come Eau, Arabia Saudita, Giordania oltre che gli oppositori di Assad in Siria. Una scenario inimmaginabile solo pochi anni fa».

Vede dei benefici o dei rischi per Israele nell’accettare una tregua con un’organizzazione terroristica come Hamas? Ritiene sia una concessione troppo grande da parte di Israele?
«Come ha detto con voce rotta il ministro degli Esteri Gideon Saar in visita a Roma, sarà un accordo doloroso e con un prezzo molto alto per Israele con migliaia non di rapiti civili ma di terroristi feroci. Ha commentato così: una scelta tra un decisione dolorosa ed una ancora più dolorosa che solo chi ha il senso di responsabilità e mansioni di Governo può avere il coraggio di prendere».

Pensa che gli ostaggi siano ancora vivi? In che condizioni pensa si trovino?
«Sicuramente non tutti gli ostaggi possono essere ancora in vita vista la malnutrizione e le ferite mai curate, ma soprattutto per le condizioni brutali a cui sono stati sottoposti. Se ancora vivi saranno uomini e donne profondamente segnati, non potranno più essere quelli che erano prima della loro cattura. Il loro recupero soprattutto psicologico sarà faticoso se non impossibile, come nel caso dei due fratellini Bibas catturati a tre mesi e quattro anni di età».

Crede che accettare una tregua con Hamas possa essere visto come una rinuncia ai diritti di autodifesa di Israele? Dal punto di vista morale e religioso come valuta una tregua con Hamas?
«Ci sono trattati nella dottrina ebraica molto chiari sul tema ostaggi. Noi ogni giorno da millenni preghiamo per loro liberazione, fa parte dell’etica ebraica non abbandonare mai nessuno ed è ciò che rende ogni soldato israeliano, ebreo e non ebreo, musulmani compresi, i più valorosi perché sanno che Israele farebbe ogni cosa per riportare gli ostaggi a casa. Per questo è un dovere pagare il prezzo ed Hamas lo sapeva bene».

Qual è o sarà l’opinione degli israeliani in merito? In Israele ci si sentirà finalmente più sicuri?
«Oggi Israele è oggettivamente più sicura militarmente, perché Hezbollah ed Hamas sono stati cancellati e non vi è più un regime dispotico come quello di Assad. Anche il regime iraniano è stato ridimensionato».

Pensa che il pensiero dell’opinione pubblica internazionale nei confronti di Israele possa cambiare con la tregua? Si placherà questa inaccettabile ondata di antisemitismo?
«
Le finte democrazie o altre tirannie hanno rafforzato il loro odio contro Israele e gli ebrei. Chi odiava Israele prima del 7 ottobre e durante questo conflitto, continuerà ad odiarci anche dopo la tregua. Ci odia perché sono semplicemente antisemiti nel loro dna e sono in malafede. Ma noi ebrei non abbiamo paura perché da una parte Israele ha mostrato una forza incredibile, dall’altra in nazioni come l’Italia siamo difesi dalle forze dell’ordine, dalle istituzioni ed anche dal governo».

Vi è però un odio sulla Rete e sui Social preoccupante.
«Se ad esempio a Vicenza l’Anpi promuove la tessera onoraria a Bargouthi, recluso in carcere israeliano per 5 diverse azioni terroristiche brutali, sta a significare che vi è una influenza delle fake news. Gli “eredi morali” dei partigiani, a cui io porto rispetto per mio dna, oggi li definisco “immorali”. Abbiamo tanto su cui riflettere e la sinistra democratica deve assumersi le proprie responsabilità prima che sia troppo tardi».

Ha un appello da lanciare ai nostri lettori?
«
Diamo oggi più che mai una speranza ai bambini e ai giovani palestinesi. Oggi più che mai dobbiamo aiutarli a ritrovare una speranza. Sono cresciuti in una società malata con tiranni spietati come i terroristi di Hamas. Non sanno cosa siano le parole amore e pace. Per loro il senso della vita è solo vedere il sangue e il dolore dei loro nemici. Aiutiamoli a liberarsi da Hamas definitivamente. Oggi è possibile e noi dall’Europa e dall’Italia possiamo fare tanto. Il mio sogno è vedere Israele in confini sicuri e riconosciuti, al fianco dei palestinesi con un Stato di Palestina che nasca su principi di democrazia. Questo è il nostro sogno perché ho visto troppi soldati israeliani soffrire in questa guerra con un eroismo che solo fra qualche anno ne capiremo la reale portata storica. A quei coraggiosi ragazzi e ragazze segnati per tutta la vita nonché a chi è caduto in guerra voglio semplicemente dire grazie. Hanno combattuto anche per la democrazia in Europa e nel mondo libero».

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