Meloni: «Dialoghiamo con tutti, l’Italia è tornata autorevole. Musk? Un genio dipinto come un mostro»
I dati economici positivi, la capacità di tessere relazioni internazionali, la stabilità del governo. All’affacciarsi della metà del mandato, Giorgia Meloni può rivendicare di aver «già stravolto» tutti i pronostici di quanti avevano prefigurato scenari catastrofici per l’Italia guidata dalla destra. «Dopodiché, io non sono mai soddisfatta del mio lavoro e penso che si debba fare sempre meglio», ha però chiarito il presidente del Consiglio, che in una lunga intervista a 7, il settimanale del Corriere della Sera, ha ribadito i due fari del suo mandato: l’interesse nazionale e l’impegno a «lasciare una nazione migliore di quella che ho trovato». È «l’unica cosa che mi sta a cuore, nient’altro», ha sottolineato, rispondendo a una domanda su dove si vede tra dieci anni. «San Giovanni Paolo II diceva che “il futuro inizia oggi, non domani”. Ecco, io mi preoccupo solo di fare al meglio il mio lavoro, ogni giorno. Poi ciò che succederà domani, tra un anno o dieci non sarò io a deciderlo».
I dati economici e finanziari: la ritrovata fiducia nel Sistema Italia
La tensione a fare sempre meglio, a non accontentarsi dei pur significativi risultati raggiunti, è un elemento che torna più volte nel colloquio con Fiorenza Sarzanini, che firma l’intervista. Si riaffaccia anche dopo l’analisi della situazione economica, che registra la «grandissima» e «ritrovata» fiducia da parte degli investitori nel Sistema Italia, il record di richiesta per i titoli di Stato, la netta discesa dello spread, il record di Borsa italiana e il miglioramento delle agenzie di rating. E, ancora, i dati sull’occupazione, il cui tasso è arrivato al 62,4%, mentre la disoccupazione continua a calare, con un elemento di «particolare orgoglio», legato al fatto che «sotto il primo governo guidato da una donna, il tasso di occupazione femminile sia il più alto di sempre e che per la prima volta abbiamo superato il tetto dei dieci milioni di donne lavoratrici».
Una «inversione di rotta» che ha smentito chi scommetteva contro la destra
«Quelli che qualcuno sperava fossero i punti deboli di questo governo sono diventati dei punti di forza», ha rivendicato il premier, avvertendo che «questo non significa che in Italia vada tutto bene e che la totalità dei problemi sia stata risolta, ma l’inversione di rotta c’è». «Detto questo sono comunque convinta che dobbiamo e possiamo fare sempre di più e meglio», ha aggiunto Meloni, rivendicando che «abbiamo sempre cercato di muoverci seguendo un’unica bussola, quella dell’interesse nazionale» e spiegando di non avere «pentimenti né rimpianti perché in questi due anni e mezzo non ci siamo mai risparmiati». «Solo chi non fa non sbaglia», ma, ha chiarito, «non ho mai fatto una scelta della quale dovermi vergognare».
«Uno dei punti di forza di questo governo è la capacità di dialogare con tutti»
«Uno dei punti di forza di questo governo è la capacità di dialogare con tutti. In questi due anni – ha ricordato Meloni – abbiamo rafforzato le nostre tradizionali alleanze, ma abbiamo anche aperto canali di confronto con partner con i quali prima si parlava poco o con cui i rapporti erano meno intensi. E questo è un grande valore aggiunto, che permette all’Italia di diversificare la sua proiezione geopolitica e geoeconomica», ha sottolineato portando l’esempio dell’India. Quanto al confronto interno, Meloni ha rivendicato la competenza e l’affiatamento della sua squadra con la quale il confronto «credo che sia un fatto abbastanza normale». Azione internazionale e risultati interni, ha dunque chiarito, non sono «parallele che non si incontrano mai», ma campi che si tengono in un unico progetto per il Paese: dalla firma dei partenariati strategici, che impattano sulle nostre imprese, al Piano Mattei, tra le cui finalità c’è la lotta all’immigrazione clandestina.
I rapporti con gli altri leader, da Macron a Ursula von der Leyen
Le domande successive hanno riguardato poi i rapporti con una lunga carrellata di leader, dal britannico laburista Keir Starmer, col quale «siamo in sintonia su molti dossier», a partire dal contrasto all’immigrazione clandestina, a Emmanuel Macron, rispetto al quale «ho letto spesso ricostruzioni di ogni tipo», come quelle che li hanno descritti «come due bambini che si fanno i dispetti». «Ciò che è fondamentale è confrontarsi, se necessario anche con schiettezza e senza infingimenti. L’Italia è tornata autorevole ed ascoltata anche per questo approccio». E, ancora, Ursula von der Leyen, con la quale «prevalgono un approccio pragmatico e il rispetto reciproco», e Elon Musk, con cui esiste «un ottimo rapporto». «Musk è un uomo geniale, una grande personalità del nostro tempo, un innovatore straordinario e che ha sempre lo sguardo rivolto al futuro. Trovo naturale poter dialogare con lui», ha sottolineato Meloni, chiarendo che «ci sono cose su cui il nostro punto di vista è più simile, altre che ci vedono più distanti, ma questo non impedisce il confronto».
Musk? «Un genio dipinto come un mostro perché ha scelto il campo ritenuto “sbagliato”»
«E, mi consenta, fa abbastanza sorridere chi fino a ieri esaltava Musk come un genio e oggi invece lo dipinge come un mostro, solo perché ha scelto il campo ritenuto “sbagliato” della barricata. Io, da sempre, non ragiono così», ha aggiunto il premier, ricordando che anche rispetto agli investimenti del patron di Tesla e Space X in Italia il faro resta quello del nostro interesse nazionale, non quello «delle idee politiche o dell’amicizia di chi investe». Quanto agli Usa, Meloni ha anche allontanato le letture pessimiste sul mandato di Trump rispetto all’Ucraina: «Abbiamo sempre detto che l’unico modo per giungere ad una pace è costringere la Russia in una situazione di stallo, perché non c’è alcuna possibilità di pace se non l’equilibrio delle forze di campo e se la Russia ha campo libero nell’invasione dell’Ucraina. Questo è quello che sostiene l’Italia, e che dicono anche gli Stati Uniti».
I rapporti nel centrodestra e il confronto con Elly Schlein
Sul piano della politica interna Meloni ha smentito la narrazione di una maggioranza troppo litigiosa sottolineando che «le maggioranze davvero litigiose hanno il problema di non riuscire a fare nulla». «Non mi pare il nostro caso, francamente», ha commentato, ricordando che i partiti del centrodestra, pur nelle differenze e con le dinamiche di confronto normali «in tutte le famiglie che si rispettino», condividono «una visione del mondo» e si riconoscono «sui valori fondamentali». Rispetto al fatto se sia o meno Elly Schlein la sua «antagonista», ha chiarito che «spetta ai cittadini deciderlo, di certo non a me», sebbene «credo che sia abbastanza naturale che qualcuno ci descriva come dirette antagoniste, visto che Fratelli d’Italia e il Partito democratico sono oggi le due principali forze politiche italiane. Ma, da qui alle prossime elezioni politiche, è difficile dire quale sarà il quadro».
Le toghe e il protocollo Albania: «La stragrande maggioranza dei magistrati ha il nostro stesso obiettivo»
Poi, difendendo il protocollo con l’Albania, «che sta facendo scuola in Europa e non solo», il premier ha ricordato che «io sono cresciuta con l’esempio di Falcone e Borsellino e ho massimo rispetto per i giudici. Resto convinta che la stragrande maggioranza dei magistrati italiani abbia il nostro stesso obiettivo, ovvero quello di disarticolare le reti criminali e assicurare alla giustizia i trafficanti di esseri umani».
Meloni: «Togliere la fiamma dal simbolo di FdI non è all’ordine del giorno»
Infine, una domanda sulla fiamma: «Penso che toglierla dal simbolo – ha chiarito – non sia mai stata una questione all’ordine del giorno».