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“Meloni, frigna”, “È complice di Almasri”: a sinistra la gara a chi la spara più grossa. Scintille in Aula

“Meloni, frigna”, “È complice di Almasri”: a sinistra la gara a chi la spara più grossa. Scintille in Aula

Politica - di Alessandra Danieli - 29 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 29 Gennaio 2025 alle 17:22

In cuor loro lo sanno che l’assalto dei giudici al governo con l’avviso di garanzia alla premier, con ipotesi di reato surreali, è un boomerang. Un copione già visto. Difficilmente l’opinione pubblica potrà abboccare tanto più che la reazione della premier non ha lasciato spazio al minimo tentennamento e la blindatura della maggioranza è massiccia. Ma a favore di telecamera la sinistra barricadera con la bava alla bocca deve mettere a tesoro l’assist delle toghe. E giù con attacchi sguaiati e accuse livorose. Per una volta la sbrindellata opposizione di centrosinistra trova un briciolo di unità. E c’è la gara a chi la spara più grossa. Si va dall’accusa di fuga (“Meloni non scappi, venga in Parlamento”) tesi abbracciata subito da Elly Schlein ossessionata dal derby a distanza con Giorgia, a quella, cavalcata nei giorni scorsi, della “inaccettabile copertura del generale stupratore e torturatore”, passando per il ricatto dei libici e via ululando.

Le sparate delle sinistre che cercano lo scontro in Aula

Non avendo argomenti politici, se non l’istinto giacobino di processare il nemico sulla pubblica piazza, c’è chi come la grillina Stefania Ascari non conosce freni. “Che messaggio aberrante dà il governo italiano: che criminali di guerra e contro l’umanità e torturatori di esseri umani possono dormire sonni tranquilli con Meloni”.  Non è da meno Giuseppe Conte. Il leader grillino non basa a spese e in un video definisce la premier Meloni “complice morale di Almasri e delle sue nefandezze” accusandola di frignare. Passato la notte, l’ordine di scuderia declinato con dichiarazioni ululanti “copia e incolla” è accusare la premier di scappare dal chiarimento parlamentare per rifugiarsi sui social. Angelo Bonelli dai microfoni di Agorà su Rai3 ripete a memoria la filastrocca. “La premier fugge dal Parlamento ma va sui social per fare propaganda. È gravissimo che il governo non si presenti in Parlamento. Ed è ancora più grave che la presidente Meloni faccia del vittimismo e affermi di non essere ricattabile, quando in realtà lo è dai libici”. Quindi opposizioni sulle barricate alla Camera e in Senato in cerca dello scontro.

“Siamo governati da inetti”, “Meloni è complice di Almasri”

A Palazzo Madama le sentinelle della sinistra scelgono un rumoroso ricatto e abbandonano l’aula dopo l’intervento di Alberto Balboni di FdI. Scintille a cercale la ‘spallata’ provvisoria e far saltare i lavori. Riccardo Magi dà fuoco alle polveri. “Non è possibile proseguire con i lavori di questa mattina fintanto che non vi sarà un chiarimento su quello che è accaduto ieri. Pensare che quel video possa sostituirsi a un confronto nel luogo centrale per la democrazia parlamentare che è quest’aula e l’aula del Senato è qualcosa di inaccettabile”.  Un crescendo di toni esasperati  da comizio. “Siamo governati da inetti che quando non sanno dove aggrapparsi danno la colpa all’universo mondo”, attacca Riccardo Ricciardi dei 5Stelle. Lavori sospesi fino al 5 febbraio.

Alla Camera scoppia la rissa per difendere Fratoianni

Anche alla Camera il “campo-rissa” cerca lo scontro. Dopo la lettura del processo verbale, le opposizioni chiedono una rettifica pretestuosa, tanto per soffiare sul fuoco. E contestano la riformulazione. Vogliono l’inserimento di “quanto accaduto ieri durante l’intervento di Nicola Fratoianni“. A dare l’avvio a Montecitorio al processo mediatico contro la premier, appena informato della notizia, era stato ieri il barricadero leader di Sinistra e libertà. Che ce l’ha messa tutta per stuzzicare i banchi della maggioranza. “Si capiva subito che non era un cavillo”, ha detto alzando la voce in cerca di applausi e invitando il centrodestra a rilassarsi. Brusii in aula e la richiesta del presidente Lorenzo Fontana di attenersi al tema. Fratoianni poi si era ripreso la parola urlando. Ora i dem Federico Fornaro e Anna Ascani questionano sulla differenza tra interventi e interruzioni. Nella iniziale riformulazione proposta dal vicepresidente della Camera è “importante che si parli di interruzioni e non di interventi. Perché il presidente Mulè ha ritenuto di interrompere Fratoianni”, dice la piddina. Le vanno dietro in tanti a cominciare da Fratoianni stesso al 5Stelle Francesco Silvestri.

Rampelli: attenetevi alla prescrizioni o cambiate il regolamento

Il presidente di turno Fabio Rampelli, che sospende la seduta fino alle 15, mette tutti a tacere. E cita l’articolo 11 del regolamento, ricordando che il processo verbale deve contenere solo le deliberazioni e gli atti della Camera. “Attenetevi a queste prescrizioni, o fate una proposta per cambiare il regolamento. Vi invito a trovare parola interruzione sul processo verbale da qui a qualche decennio fa. Se non compare la parola, ci sarà un senso a cui dobbiamo tutti attenerci”. E che la rissa sia un pretesto lo si capisce. Le opposizioni respingono la disponibilità del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani di riferire in giornata in Parlamento.

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di Alessandra Danieli - 29 Gennaio 2025