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Neonati sepolti in giardino, dopo l’orrore un gesto di pietà: Chiara e l’ex registrano i nomi dei due fratellini
A un punto fermo del percorso giudiziario, e a ormai diversi mesi dalla choc ingenerato dalla notizia del ritrovamento nella casa di famiglia a Traversetolo dei due neonati seppelliti grossolanamente nel giardino della villetta, quelle due creature vittime di un abominio che ha sconcertato un Paese intero hanno finalmente un nome.
Neonati morti a Traversetolo e sepolti in giardino, ora hanno un nome
Samuel, 21 anni, ex fidanzato della ragazza accusata della morte dei due neonati, si è presentato di sua iniziativa presso gli uffici del Comune locale per registrare i nomi di battesimo dei due figli avuti con Chiara Petrolini: e per i due fratellini, dissepolti per caso dal cane di famiglia in piena estate, mentre la puerpera era in vacanze negli Usa, il giovane ha scelto i nomi Angelo Federico e Domenico Matteo. Così, nelle poche ore trascorse presso il municipio, Samuel ha dovuto firmare sia l’atto di nascita dei propri figli, sia quello di morte.
Neonati morti e sepolti in giardino a Traversetolo, i nomi sono Angelo Federico e Domenico Matteo
Una paternità di cui il ragazzo ha appreso solo dopo la morte dei due piccoli. E allora, le ossa del primo dei due fratellini sono state ritrovate lo scorso 7 settembre: e, una volta analizzate, gli esperti sono risaliti alla data di nascita del piccolo, individuata nel 12 maggio 2023. Dell’esistenza di Domenico Matteo si è saputo solo un mese dopo il ritrovamento del primo corpo, appartenente ad Angelo Federico, il più piccolo dei due fratellini, nato pochi giorni prima che la sua salma fosse rinvenuta nel giardino di Chiara lo scorso 9 agosto.
Due piccole vittime simbolo di un orrore senza ritorno
Era stato partorito due giorni prima, nella taverna domestica, in un momento in cui la madre si trovava sola all’interno dell’abitazione. L’autopsia ha accertato come il bambino fosse vivo nel momento in cui è venuto al mondo. a dispetto di quanto sostenuto durante gli interrogatori svolti in questi mesi, in cui Chiara Petrolini – indagata per duplice omicidio e occultamento di cadavere – e attualmente ai domiciliari con l’accusa di aver ucciso i due bambini dopo averli partoriti, ha sempre sostenuto che il figlio fosse già morto nel momento in cui è stato seppellito in giardino.
Anche Chiara ha partecipato al procedimento
Dunque, come rivela la Gazzetta di Parma e riprende approfondendo il servizio il sito del Tgcom24, i due neonati ora hanno un nome e portano il cognome del papà. La stessa Chiara, riferisce il sito citato, «ha partecipato al procedimento davanti al tribunale civile, attivato dalla procura, per dar corso all’iscrizione anagrafica dei piccoli». Un gesto dal forte valore simbolico e che restituisce un po’ di pietà a una vicenda che ne ha rivelata ben poca…
La registrazione dei nomi all’anagrafe restituisce un po’ di pietà alla storia
Una storia, quella dei neonati morti all’atto di venire alla luce, permeata di un orrore che ha preso il sopravvento su ogni aspetto della vicenda. Creando a tratti perfino una sorta di effetto straniamento in chi si ritrovava a leggerne o a documentarne le progressive acquisizioni d’indagine. E che, in qualche modo, tra segreto istruttorio, diritto alla privacy, dubbi, incertezze, ipotesi e sospetti, nella ricerca della verità investigativa e giudiziaria, ha fatto sì che le due piccole vittime della tragedia di Traversetolo finissero per diventare più un simbolo incorporeo di un abominio perpetrato nella più spietata freddezza, che piccoli esserini fatti di carne e ossa. Due fratellini le cui brevissime esistenze sono rimaste a lungo senza nome e senza volto.
Una vicenda che di pietas e compassione ne ha rivelata poca…
Vite cancellate sul nascere in nome di una mostruosità e di uno sconcerto che ha magmaticamente attaccato sin nei gangli connettivali il racconto di una storia degenerata anche per la paura del giudizio, dell’opinione pubblica. Radicata su un terreno sociale ossessivamente condizionato dal vociare di fondo. E declinata a un’attenzione pervasiva per un’immagine sociale da difendere a tutti i costi. A qualunque prezzo… Tanto da indurre una giovane da tutti conosciuta come accudente, solare ed empatica, specialmente – e paradossalmente – proprio con i più piccoli della comunità, ad agire come la Procura ha ricostruito. Scelte, dinamiche, comportamenti, che poco hanno a che fare con le doti di cui sopra. Prerogative che, evidentemente, Chiara non ha saputo dimostrare per i suoi due piccoli.