Piantedosi: “Dai centri sociali violenze strumentali. Ramy o Tav pretesti per attaccare le forze dell’ordine”

13 Gen 2025 21:06 - di Angelica Orlandi
Piantedosi Ramy

“I violenti cercano pretesti per creare disordini”. In merito agli scontri nelle piazze “non siamo preoccupati, come io uso sempre dire, ma bisogna mantenere alta l’attenzione“. È quanto ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervistato da Francesco Giorgino durante la trasmissione XXI Secolo in onda questa sera su Rai Uno. Dal caso Ramy agli scontri di piazza e alle aggressioni contro le forse dell’ordine: il ministro parla a 360 gradi, con l’invito a non strumentalizzare e a non gettare benzina sul fuoco. Commentando il video sul caso del giovane egiziano morto al quartiere Corvetto il ministro è molto chiaro: “Mi lasci dire- ragiona con Giorgino- queste immagini riguardano una vicenda della tragedia della morte di un ragazzo rispetto alla quale dobbiamo essere tutti commossi. E partecipi del grande dolore dei genitori. Che peraltro stanno dando testimonianza di grande equilibrio. Quindi queste immagini non devono essere strumentalizzate: la violenza non deve essere mai giustificata da nulla men che meno da episodi. Quindi noi su questo siamo molto attenti e continueremo a prestare questo tipo di attenzione”.

Piantedosi a “XXI Secolo” su Rai1: “I violenti cercano pretesti per i disordini”

Sul clima di odio contro polizia e carabinieri  manifestatisi a Roma, Torino, Bologna, Piantedosi aggiunge: “Gli analisti ci restituiscono degli identikit di ben precisi di soggetti che partecipano ad alcuni centri sociali, ad alcune formazioni che diciamo variano i pretesti, mi consente di dire: una volta è la Tav, una volta sono i temi ambientali; una volta è l’uccisione, la tragedia come quella di Ramy. Tante altre, però poi il tratto distintivo caratterizzante è quello di porre in essere, a mio modo di vedere in maniera strumentale, delle azioni di violenza e di attacco alle forze di polizia che non hanno nulla a che vedere con la nobiltà dei temi che loro dicono di voler rivendicare”. Sono antagonisti?, chiede il conduttore: “E’ un modo con cui gli specialisti di settore in qualche modo identificano e qualificano”, risponde il ministro. Sottolineando che “antagonista significa persone che comunque si contrappongono pregiudizialmente senza necessariamente una possibilità di ragionamento; e quindi mettono in campo soprattutto una anticipazione di metodo, prima ancora che di merito, delle questioni che pongono”.

“L’introduzione di nuovi reati dà più strumenti a polizia e a magistrati”

Si volta pagina e si parla del calo dei delitti in Italia (-1,3%). Commenta Piantedosi: “Sono dati molto incoraggianti, non esaustivi di quelli che sono i nostri obiettivi. Ma danno l’indicazione che qualche cosa si comincia a muovere in termini di riduzione dei reati. E soprattutto i dati relativi all’attività operativa delle forze di polizia con l’aumento degli arresti, segna il crescente impegno sul quale noi proseguiremo”. “Per quanto riguarda i reati e l’attività normativa, ogni maggioranza parlamentare ha un orientamento”, prosegue il ministro nel corso di XXI Secolo, di cui l’Adnkronos anticipa alcuni stralci. “Le faccio un esempio: noi fummo criticati molto all’inizio legislatura per la norma tesa a contrastare l’effettuazione dei rave party illegali. Lei si ricorderà si veniva da una fase in cui tutti si indignavano perché da tutta Europa venivano in Italia per l’assenza di una copertura normativa che faceva sì che tutti venissero qui a compiere quelle azioni che in qualche modo suscitavano indignazione. Da allora – norma molto criticata dai più – non se ne sono quasi più verificati”.”Cosa ne traggo? Non è un’esultanza fine a sé stessa – ragiona il titolare del Viminale -. L’attività normativa con cui si individuano a volte anche le fattispecie di reato non è voler avere una postura securitaria esagerata in qualche modo. Significa dare alle forze di polizia, all’autorità giudiziaria, degli strumenti in più per perseguire degli obiettivi”.

“I centri in Albania funzioneranno”

Altro tema cruciale trattato, l’immigrazione e l’agenda Meloni. “I centri in Albania sono un tassello importante di una strategia complessiva che in realtà si articola su due canoni fondamentali- spiega- : favorevoli rispetto ai canali d’ingresso regolari, per lavoro, per motivi umanitari. Ma assoluta fermezza nel contrasto all’azione dei trafficanti di esseri umani. L’Albania funziona e funzionerà, a prescindere da tutte le vicende che sono note a tutti. Anche relative a interpretazioni giurisprudenziali che noi confidiamo che si stiano risolvendo. Le segnalo che proprio perché fa parte di un quadro più generale noi siamo pronti a riattivarle, lo faremo a brevissimo. Ad oggi sta funzionando molto bene l’azione di prevenzione delle partenze e degli sbarchi da Libia e Tunisia”. Nota finale: “In Europa c’è stato un cambio di paradigma, da quando si è insediato il governo Meloni. L’Europa ha adottato, l’agenda italiana e ci sta seguendo anche su progetti come questi dell’Albania cui sta guardando con molto interesse“.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *