Quando Mastroianni demoliva le “recite” in stile Luca Marinelli con M: “Ma quale sofferenza dell’attore” (video)
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Spopola in Rete da alcuni giorni lo stralcio di un’intervista a Marcello Mastroianni, uno degli attori simbolo del cinema italiano del dopoguerra, che pare dedicata con mezzo secolo di anticipo a Luca Marinelli e al suo patimento nell’aver interpretato il Duce.
Nel video dedicato al cosiddeto metodo Stanislavskij, il protagonista de La Dolce Vita e di altri capolavori immortali, demolisce la cosidetta “sofferenza” dell’attore.
Impossibile non pensare a Luca Marinelli. L’attore romano, che per l’interpretazione di Benito Mussolini si è detto provato anche fisicamente, tirando in ballo persino la nonna antifascista che avrebbe penato a vedere il nipote ridotto a vestire abito e stivali del Duce.
Il video di Mastroianni che sembra dedicato a Marinelli
La lezione di Marcello Mastroianni sembra davvero una lezione a distanza al povero Luca Marinelli. Con l’arguzia, l’ironia e la classe che tutto il mondo gli ha tributato, l’attore di origine ciociara morto a Parigi nel 1996, dice la sua sul metodo Stanislaskji. Il filmato è uno stralcio del documentario “Marcello Mastroianni- Mi ricordo, si, io mi ricordo”. Regia di Anna Maria Tatò, 1997
“La sofferenza è se non hai lavoro”
Per quanto riguarda la sofferenza dell’attore, mi è capitato varie volte di leggere interviste fatte particolarmente a grandi divi americani, i quali pare che per entrare nei personaggi abbiano dei tormenti, delle sofferenze. C’è chi si chiude in un convento, chi va su una montagna a riflettere. Insomma, io non non ho capito perché se consideriamo questo mestiere un gioco e ci ricordiamo di come giocavamo da bambini a ladri e guardie mi chiedo: ma perché questo tormento? Perché questa sofferenza? Io la capisco se non ti chiamano a lavorare o se si sono se si sono dimenticati di te. E allora certo che c’è la sofferenza, se c’hai i debiti da pagare e non hai lavoro, questa è sofferenza».
“Il pubblico ci crede quando legge di questi tormenti e anche la critica”
«Il pubblico ci crede quando legge di questi tormenti e sofferenze. Ci crede anche la critica, perché se uno la butta sul disinvolto e dice, come dico io: fare questo mestiere è un divertimento, in realtà poi vieni preso sottogamba. Se invece l’attore dice: dovuto studiare sei mesi. Poi, per uscire dal personaggio che razza di lavoro… Perché io mi dico – ironizza Mastroianni – ma tu quando la sera sei a casa, che fai, continui? Ma tua moglie non ti sputa in faccia? Che fai quando ti siedi a tavola, continuando a fare quello che è in quel momento il tuo personaggio. Insomma, mi pare un po’ tutto esagerato. Questo – taglia corto Mastroianni nella lezione postuma agli attori che se la tirano e che recitano la parte dei sofferenti come Luca Marinelli – è un mestiere meraviglioso. Ti pagano per giocare e tutti ti battono le mani. Sei hai un minimo di qualità».
Nelle foto Ansa, Marcello Mastroianni, Massimo Troisi, Luca Marinelli