Rai, Enrico Ruggeri canta la voce dei bimbi della strage di Gorla. E scrive una bella pagina di servizio pubblico

10 Gen 2025 18:15 - di Annamaria Gravino
enrico ruggeri bambina di gorla

Con una canzone bella e commovente, La bambina di Gorla, Enrico Ruggeri ha voluto rendere omaggio alla memoria dei bimbi della scuola elementare di Milano morti sotto i colpi di un bombardiere americano il 20 ottobre 1944. La canzone fa parte del nuovo album, La caverna di Platone, e Ruggeri l’ha presentata in anteprima nel corso del suo programma, Gli occhi del musicista, su Rai2, che con un format molto interessante propone intrattenimento e cultura, talk e riflessione, sul filo conduttore della musica e con lo standing del servizio pubblico.

Enrico Ruggeri canta “La bambina di Gorla”

Presentando il brano, Ruggeri ha fornito brevi, essenziali cenni sulla dinamica del bombardamento, che costò la vita a 184 bambini, 14 maestre, 4 bidelli, la preside e un’assistente sanitaria. «Un aereo americano deve sganciare delle bombe, ha non ha avuto il tempo di bombardare qualcosa e, invece di tornarsene verso la base, per la paura di tornarci con le bombe, le scarica su una scuola elementare in un quartiere di Milano, che si chiama Gorla», ha spiegato il cantautore, raccontando anche che la madre insegnava proprio «in quella scuola, ma non quel giorno, altrimenti io non sarei qui». Sullo sfondo le immagini dei bombardamenti. «Ma ci interessa pensare a tutti quei genitori che correndo verso la scuola sapevano che non avrebbero trovato i propri figli», ha aggiunto Ruggeri, ricomprendendo la vicenda nel racconto della puntata dedicata al tema “Padri e figli”.

«I compagni seppelliti nel racconto della storia. Ne rimane la memoria un giorno all’anno»

«La bambina di Gorla è una sopravvissuta, della quale io ho voluto cantare i sentimenti», ha spiegato ancora Ruggeri, che in questo racconto intimo, che restituisce voce a una immaginaria piccola sopravvissuta, inserisce anche un passaggio sul tema “politico” che accomuna Gorla ad altri episodi drammatici della fine della guerra: una sostanziale rimozione dalla memoria collettiva. «Ero solo una bambina, che era fuori dalla scuola, in mezzo a tante voci mi sono ritrovata sola, i compagni mai più visti se non dentro a certi sogni, nei pensieri e nei disegni, coi colori che ora non ritrovo più. Ma la notte tutto mi ritorna in mente», sono le prime strofe della canzone. «Ero solo una bambina che era fuori dalla scuola, ma di tutto ciò che è stato non ho fatto mai parola. I compagni seppelliti nel racconto della storia. Ne rimane la memoria un giorno all’anno, nel brusio della città», prosegue poi il testo.

Le parole della “vera” bambina di Gorla

Il Corriere della Sera ha parlato con una vera “bambina di Gorla”, Graziella Ghisalberti, 87 anni, che si salvò perché, quando suonarono le sirene anti-aeree, la maestra la mandò a casa, visto che abitava vicino. «Sì, è vero, quando di notte li sogno, i miei compagni sono ancora vivi. E al mattino, quando mi sveglio, dico una preghiera per questi angioletti», ha raccontato, aggiungendo che «le parole della canzone sono molto belle, penso che ciascuno di noi sopravvissuti possa ritrovarsi».

Una strage a lungo taciuta per non disturbare la retorica e sulla fine della guerra

Di Gorla non si parlava e non se n’è parlato a lungo. E non solo per il trauma personale che tutte le vittime sopravvissute, genitori e compagni di classe, faticavano a superare. Di Gorla non si è parlato per decenni perché un bombardamento alleato che fa strage di bambini contrastava con la retorica monodimensionale della liberazione, era motivo di imbarazzo nel racconto eroico di quel tornante. Il silenzio su Gorla è stato simile a quello sulle marocchinate, sulle foibe, su Porzus. In un misto di pudore e dolore che non ha trovato il conforto della solidarietà nazionale e, dunque, la possibilità di sublimarsi in essa. Oggi Gorla ha ritrovato un posto nella memoria collettiva del nostro Paese. Una parte importante del merito va alla destra che, come per le altre pagine strappate della nostra storia nazionale, non ha mai permesso che quei piccoli angeli finissero totalmente nel dimenticatoio. La canzone di Ruggeri aggiunge ora un tassello importante a questa restituzione, perché è anche attraverso i linguaggi dell’arte che certe storie si consolidano nella coscienza nazionale.

(Foto: Un momento della trasmissione “Gli occhi del musicista”)

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