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Rdc, la somma delle truffe fa il totale della beffa: 665 milioni spartiti tra 62.000 furbetti che se ne vantavano su Tik Tok

Cronaca - di Giulia Melodia - 28 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 28 Gennaio 2025 alle 16:57

Le truffe del Rdc? Oltre il danno la beffa… Del resto, lo diceva ironicamente Totò; e lo confermano drammaticamente i dati della Gdf: è la somma che fa il totale. Così, l’addizione di dileggio e furto ammonta a circa 665 milioni di euro, distribuite tra almeno 62.000 furbetti che con la mancetta grillina hanno sottratto indebitamente ingenti fondi alle casse dello Stato. Lo documenta, argomentandolo, un servizio su Libero quotidiano in edicola oggi, che nel certificare sulla base dei dati la maxi beffa, parla di «furto in piena regola». Nello sbugiardare il quale «ha avuto un ruolo importantissimo l’Inps che, collaborando con la Gdf, ha fornito liste di posizioni a rischio». Di richieste che poi sono confluite «in prestazioni indebite». Ma procediamo con ordine.

Rdc, le truffe e la beffa quantificate in 665 milioni di mancetta grillina elargita a chi non ne aveva titolo

Anche perché le cifre da mette in colonna e da addizionare sono a diversi zeri. Come quelle riscattate con la frode messa in atto da un gruppo di romeni finiti in manette nel 2022, che avevano intascato oltre 20 milioni senza averne alcun titolo. O meglio, senza poter vantare diritti o requisiti minimi per accedere e riscattare il sussidio poi illegittimamente incassato.

A riguardo, allora, il quotidiano citato spiega: «A febbraio 2021, circa un anno prima, era stata l’ex Direzione Antifrode a inviare alle Fiamme gialle una lista di 10.587 richiedenti RdC rumeni la cui presenza in Italia risultava non prima dei 60 giorni per la domanda dell’Rdc. La prova dunque che si trattava di percettori di reddito di cittadinanza senza il requisito principale: la residenza storica. In quella occasione fu la Guardia di Finanza a indirizzare l’Inps a questi controlli, ed è da lì l’istituto iniziò a studiare il sistema degli incroci con i dati in possesso per strutturare i controlli su chi percepiva l’Rdc».

I sospetti dell’Inps, le indagini e i controlli della Gdf

Un controllo partito in ritardo, ma che sulle lunghe distanze ha segnato la direzione, provando a invertire i dati in tendenza. Tanto che, quando nel marzo del 2023 – scrive sempre Libero – «l’Inps ha inviato alla Guardia di Finanza più di 3.600 domande di Rdc per cui i richiedenti risultavano solo domiciliati nel nostro Paese. Ma le segnalazioni dell’Istituto alla Gdf sono state anche su base territoriale. Infatti l’Inps ha acceso i fari su flussi anomali di richieste di Rdc che provenivano dallo stesso territorio o addirittura dallo stesso Comune. E questo serrato controllo è stato spalmato sul biennio 2021-2022 con almeno 88 Comuni segnalati alla finanza per una sospetta pioggia di domande per Rdc».

Rilievi e riscontri incrociati su più versanti

Ma i controlli, come anticipato, si sono estesi e anche diversificati. Così non è un caso se una delle vicende – e delle domande analizzate con più dubbi e sospetti – che più ha impensierito sia Gdf che Inps riguardasse in particolare le carte collegate all’Rdc, le prepagate con cui era possibile effettuare i pagamenti previsti con il fondo mensile del sussidio tanto amato da Conte e Di Maio che l’hanno lanciato e dai proseliti grillini che l’hanno rivendicato e rilanciato.

Rdc, la truffa, il danno e la beffa: i casi indagati, i numeri dei riscontri

«Ebbene – riferisce sempre Libero quotidiano – come chiesto dalla Gdf, l’istituto ha effettuato accertamenti su oltre 70.000 posizioni che avevano chiesto il reddito ma che non avevano mai ritirato la carta in Poste». Curioso vero? Così come altrettanti dubbi ha scatenato la vexata questio del «requisito della residenza» di cui sopra. Un ostacolo aggirato fraudolentemente dai soliti, immancabili furbetti del Rdc, arrivati a depredare sussidio e fondi dellao Stato senza produrre documenti validi ad accertare la richiesta residenza sul nostro territorio nazionale. Così al danno, si è aggiunta la beffa: documentata e quantificata, nell’ottobre del 2023, dall’Inps che ha «comunicato alla Gdf i risultati dei controlli su più di 60.000 richiedenti del reddito che verosimilmente erano senza residenza in Italia».

La cornucopia del Rdc, la gallina dalle uova d’oro dei furbetti del sussidio di Stato

Una gallina dalle uova d’oro, una cornucopia inesauribile, fonte di compensi non dovuti e di guadagni facili, conseguiti anche su un altro fronte aperto: quello che Libero indica come quello “delle liste contributive”. Così, a fascicoli aperti e indagini, confronti e riscontri in atto, nel febbraio del 2024 l’Inps ha trasmesso alla Gdf, dopo richiesta da parte degli investigatori, «le posizioni dei soggetti richiedenti iscritti nelle aree contributive degli artigiani e commercianti (circa 18.000) e a quelle delle aziende con dipendenti (circa 24.000)». Bene –si fa per dire… – quello che è emerso dai controlli incrociati ha riguardato anche «una specifica categoria di richiedenti: alcuni soggetti che si sono dichiarati monocomponenti nel nucleo familiare con un età anagrafica sotto i 26 anni».

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