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Schettino in semilibertà? Il marito di Grazia morta sulla Concordia: “Sono arrabbiato ma me lo aspettavo”

Schettino in semilibertà? Il marito di Grazia morta sulla Concordia: “Sono arrabbiato ma me lo aspettavo”

Cronaca - di Alessandra Parisi - 23 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 23 Gennaio 2025 alle 14:41

“Mi sento impotente perché non posso fare nulla. Perché per la legge lui può uscire mentre per noi vittime non c’è fine pena”. Così Elio Vincenzi, professore di matematica in pensione, che ha perso la moglie, Grazia Trecarichi, nella tragedia della Costa Concordia quel maledetto 13 gennaio 2012. Intervistato dal Corriere della Sera, rabbrividisce davanti all’ipotesi che lex comandante, Francesco Schettino, condannato a 16 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell’imbarcazione, possa uscire di galera. Per saperlo bisognerà aspettare il prossimo 4 marzo quando il tribunale di Sorveglianza dovrà pronunciarsi sulla richiesta di semilibertà.

Schettino il liberta? Parla il marito di Grazia Trecarichi morta sulla Concordia

«Me lo aspettavo”, dice a proposito della riabilitazione di Schettino. “Dal momento in cui dal 2020 ha lavorato alla digitalizzazione di documenti giudiziari sulla strage di Ustica e al sequestro di Aldo Moro, ho capito che si sarebbe probabilmente andati in quella direzione. Sono arrabbiato. Ma so anche che in Italia la legge è quello che è: la mia non è una polemica con la magistratura. Ma c’è un meccanismo che fa parte della giustizia che non mi piace”. E cita il caso di Enzo Tortora. “La mia esistenza è stata sconvolta”, prosegue Vincenzi, “a me sembra che alla fine dei giochi la condanna la paghino sempre le vittime”. Se ci pensa – dice all’intervistatore – neppure gli altri hanno pagato. In realtà la Procura di Grosseto ha chiesto e ottenuto le condanne — poi confermate dalla Cassazione — ai cinque co-indagati di Schettino per il disastro.

Sono arrabbiato, la mia esistenza è stata sconvolta

Ma il punto è un altro. “Come si sentirebbe se avesse perso un parente o un suo affetto mentre era su una nave? Mia moglie è stata ammalata di cancro: lo scoprimmo nel 2001. Nove anni di calvario. I medici dissero che non c’era alcuna speranza. È sopravvissuta a quella malattia ma non alla Concordia. Io non ero andato in crociera perché all’epoca insegnavo. Dissi a mia moglie di andare con nostra figlia, che poi si è salvata. I cinquant’anni di matrimonio li avremmo festeggiati al suo ritorno. Da allora non mi do pace, se fossi stato sulla Concordia sono sicuro che l’avrei salvata. Io non permetterò che nessuno dimentichi quello che è successo”.

Vorrei che non si perdesse la memoria

E annuncia un progetto: “Sto raccogliendo testimonianze. Vorrei che sul punto esatto dove è avvenuto l’impatto fosse apposta una stele o vedere un cippo. A oggi c’è ancora una targhetta da due soldi a ricordare quella tragedia. E mi è parso di capire che nell’ultima commemorazione si vada perdendo un po’ troppo la memoria”. Vorrebbe fare qualche domanda a Schettino, anche se  è un bugiardo, dice. “Come ha fatto un comandante di nave ad abbandonare le vittime e la nave? Come ha fatto ad andare in cabina per cambiarsi per poi salire su una scialuppa? Come ha fatto a chiedere una cima per rimettere in pari una nave lunga quanto due campi di calcio? E soprattutto vorrei chiedergli che fine ha fatto il suo pc”.

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di Alessandra Parisi - 23 Gennaio 2025