Schlein, O’ Sarracino e la foglia di Fico: i retroscena della “sporca” guerra di De Luca sul terzo mandato
E’ a dir poco rocambolesco quanto sta avvenendo in Campania sulla questione del terzo mandato a Vincenzo De Luca. I niet della segretaria Elly Schlein sono stati completamente ignorati, compresi quelli dei suoi reggenti Sandro Ruotolo e Marco Sarracino. Lo sceriffo salernitano è andato alla prova di forza e si è fatto fare dagli stessi consiglieri Dem, su misura, una legge che consente di esser candidabile per la terza volta consecutiva, scatenando un putiferio di reazioni a catena che da qualche giorno sta scadendo piano piano nel silenzio di una sospetta trattativa in corso tra il governatore e la segreteria romana. Un salvacondotto che potrebbe star bene a tutti. La legge regionale è stata impugnata dal governo nazionale e ora pende sul capo del monarca di Santa Lucia il verdetto della Corte Costituzionale. Chi distillava rumors sulle sue dimissioni è stato smentito: De Luca va avanti e alza il tiro contro il governo e contro il “suo” partito. Un pasticciaccio politico da incorniciare si potrebbe dire, ma De Luca non è fesso e sta calcolando tutto per ottenere il maggior utile possibile. Intanto, il “danno d’immagine elettorale” c’è stato, a vantaggio del centrodestra che per ora si limita a godersi lo spettacolo.
Cosa c’è dietro il “golpe” di De Luca sul terzo mandato
Anche giovedì scorso la maggioranza deluchiana ha mostrato segni di compattezza nel corso di una riunione di maggioranza come si evince dal comunicato stampa: “Si è svolta in un clima di grande serenità e di piena solidarietà la riunione fra i capigruppo ed i responsabili politici di tutte le forze di maggioranza della Regione Campania. Nel corso dell’incontro è stata espressa fiducia in relazione alle decisioni della Corte Costituzionale, con la consapevolezza di essere nel pieno della legalità, a fronte dell’unica vera anomalia che è quella del Governo nazionale, che ha violato il principio costituzionale della “legge uguale per tutti”. Si è deciso di rimanere tutti concentrati sulle iniziative e sulle realizzazioni che riguardano il futuro dei cittadini della Campania.
Dunque De Luca resta sereno e lancia messaggi criptati alla segreteria Pd: “Ho una falange di portatori di voti che sta con me ed è decisiva per le sorti della sinistra in Campania, impugnazione o no”. Che poi De Luca lo sa bene come vanno queste cose: è assai probabile che la Corte Costituzionale annulli la sua leggina e lo renda incandidabile. E allora orchestra la “terza via”, quella della diplomazia sottobanco con i vertici del Pd. Si apra una trattativa prima del verdetto.
Si dice che Elly Schlein abbia già fatto un accordo coi grillini con Fico o in seconda battuta con Sergio Costa, che sarebbe più gradito anche da Conte. Candidati, questi, che rilanciano l’eco ghiotto del reddito di cittadinanza nella Regione dove più si è fatto uso e soprattutto abuso di questo provvedimento.
Le candidature deboli del Pd per contrastare lo sceriffo
Non lo so quanto possa convergere De Luca su questi nomi. La simpatia tra lui e Fico non esiste, magari più Costa potrebbe esser appetibile per i precedenti di stretta collaborazione tra il governatore e il generale grillino sul tema dei rifiuti, ancor prima che Costa ascendesse alla carica di ministro. Trattasi comunque di candidature deboli che andrebbe sorrette dal carrozzone elettorale di De Luca. La Schlein lo sa e lo sa anche De Luca che gioca su questa debolezza. D’altra parte, candidature forti il Pd in Campania ne possiede pochissime. Si pensi Marco Sarracino o Sandro Ruotolo: onestamente molto deboli elettoralmente. Alla Schlein, accordarsi con De Luca converrebbe per due motivi: primo, cercare di non lasciare la Regione al centrodestra, secondo, liberarsi finalmente De Luca, ponendolo in una posizione di sottobosco del potere, così come ha già fatto con alcuni membri del vecchio apparato del Pd.
Ma pare che la soluzione politica non basti. Nei corridoi di Palazzo Santa Lucia, tra i ben informati, si dice che la vera partita in ballo sia la gestione dei fondi FSC. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, a settembre 2024 ha sottoscritto a Palazzo Chigi l’Accordo per la coesione per la Campania con il Presidente della Regione, Vincenzo De Luca. L’Accordo ha assegnato alla Campania un ammontare di risorse nazionali, tra Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC) 2021-2027 e Fondo di rotazione, pari a 3.478 milioni di euro per investimenti strategici per cittadini e imprese del territorio. Una massa di soldi enorme da gestire. De Luca vorrebbe mettere le mani sulla gestione di questi fondi per il tramite di un suo fedelissimo, magari Fulvio Bonavitacola, attuale vicepresidente della Regione. In questo modo, De Luca avrebbe garantita agibilità politica nella prossima legislatura.
A tal punto, De Luca potrebbe accettare anche una via di fuga dignitosa: tornare nella sua Salerno, dove tutto è nato, e rivestire di nuovo i panni da sindaco, laddove ora c’è un suo alto colonnello, Vincenzo Napoli. Di conseguenza all’accordo, avrebbe anche margine per tutelare suo figlio Piero in Parlamento con ipotesi di scalare posizioni e ruoli importanti. Solo con questa buia alchimia di potere, si potrebbe recuperare il bacino elettorale di De Luca che sarebbe, a questo punto decisivo, per competere contro una destra che si avvale del vento nazionale e dei pasticci in casa Pd. D’altronde, ammesso che si possa candidare, dove andrebbe De Luca coi soli suoi capibastone facendo a meno di Pd, Avs e M5S?
C’è da aggiungere che ora abbiamo a che fare non più con il De Luca determista dell’era Covid, dove i media gli hanno sospirato forte dietro ergendolo a salvatore della patria e di conseguenza favorendo la costruzione di decine di liste insaccate di ex esponenti del centrodestra, essenziali per il cappotto elettorale ottenuto.
L’attesa del centrodestra, nel segno della compattezza
Intanto il centrodestra locale sta a guardare e mostra compattezza: l’occasione che si sta creando è ghiotta. Dice Antonio Iannone, segretario regionale di Fratelli d’Italia e senatore: “Questo è un inutile balletto per cercare di smarcarsi a vicenda. La verità che De Luca e il PD sono corresponsabili della tragedia che vive la Campania. Ultima Regione in tutti gli indicatori sociali ed economici. Dieci anni di Governo Regionale hanno scritto un giudizio definitivo sia sul fallimento di De Luca sia del PD. Al disastro stanno aggiungendo il ridicolo: da oltre 18 mesi stanno tenendo una telenovelas nella quale De Luca non ha il coraggio di lasciare il PD e il PD non lo caccia. Questo spettacolo indegno mentre i Campani hanno una sanità allo sbando, trasporti pubblici da quarto mondo, politiche per lo sviluppo e l’occupazione inesistenti”. Rincara la dose il capogruppo della Lega in Consiglio, Severino Nappi: “Lo spettacolo cui stiamo assistendo in questi giorni è quello di una triste schermaglia, assai poco politica e molto poltronista, tra il Pd e Vincenzo De Luca e il suo esercito raccogliticcio di fedeli, clienti e opportunisti. E quello che è emerge è la totale mancanza di chiarezza e rispetto per i cittadini campani. Infatti chi rappresenta il presidente delirante nelle sue conferenze stampe? A nome di chi parla? Chi lo sostiene? Le sue sono farneticazioni oppure sono le basi per un accordo sottobanco al ribasso per la Campania già sottoscritto con la Schelin e i suoi? In questo caso, se ancora conservano un briciolo di dignità, a dimettersi devono essere i ‘capibastone’ Dem, con in testa proprio la segretaria. Al di là degli interrogativi, però, resta una certezza: in questa stagione di mediocrità, il primo posto sul podio della politica politicante se lo sono già aggiudicati”. E Stefano Caldoro, ex Presidente della Regione che battè proprio De Luca la prima volta, invita De Luca a perseguire con coraggio la sua volontà, quasi sfidandolo: ““Quella della Campania sul terzo mandato, e l’ho dichiarato in Consiglio, è una legge ad personam, un deluchellum ed un’anomalia, perché applicabile solo a De Luca e a nessun altro dopo di lui”. Così Stefano Caldoro, capo dell’opposizione in Consiglio regionale della Campania, intervistato da Radio Radicale risponde sulla legge campana per il terzo mandato. “Personalmente sono contro i limiti dei mandati, credo che l’elettore debba decidere liberamente. Però ci sono delle leggi, delle regole e c’è una legge dello Stato per cui anche i governatori hanno il limite dei due mandati. Il Governo ha fatto la scelta giusta riaffermando il principio generale, che è nella nostra legge nazionale e che prevede questo limite”. “Il tema vero – continua Caldoro – è la Corte Costituzionale che dovrà esprimersi e, allo stesso tempo, il tema delle gerarchie delle fonti normative”.