Sentenza choc, uccise a fucilate moglie e figlia ma i giudici negano l’ergastolo: “Motivi umanamente comprensibili”
Per il doppio femminicidio di Modena – con Salvatore Montefusco, imputato per l’uccisione a fucilate di Gabriela Trandafir e della figlia di lei Renata – la Corte d’assise di Modena ha di fatto ridimensionato nel merito la richiesta dell’accusa, riducendo a una condanna a 30 anni di carcere la pena per l’imputato. Un verdetto che ha lasciato quanto meno interdetti pm, legali e opinione pubblica, emanato in considerazione delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti
Doppio femminicidio a Modena, la sentenza choc che nega l’ergastolo all’imputato
Sì, perché i magistrati hanno respinto la richiesta della Procura di Modena, che aveva ipotizzato l’ergastolo per Montefusco, limitandosi ad una condanna di 30 anni di carcere in ragione della «comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il fatto reato». In sostanza, come riportato nel testo della sentenza di oltre 200 pagine, per i magistrati l’uomo «non avrebbe mai perpetrato delitti di così rilevante gravità se non spinto dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate».
La Corte d’assise ha escluso premeditazione, motivi futili e crudeltà dell’azione
Dunque, la Corte d’assise ha escluso le aggravanti della premeditazione. Dei motivi futili. E della crudeltà dell’azione, sottolineando come Montefusco fosse arrivato incensurato all’età di 70 anni. Il movente, dunque, «non può essere ricondotto e ridotto a un mero contenuto economico» relativo alla casa dove abitavano, spiegano i magistrati, ponendo invece l’attenzione sulla «condizione psicologica di profondo disagio, umiliazione e enorme frustrazione vissuta dall’imputato, a cagione del clima di altissima conflittualità che si era venuto a creare nell’ambito del menage coniugale, e della concreta evenienza che lui stesso dovesse abbandonare l’abitazione familiare».
I giudici decretano la “comprensibilità umana dei motivi” dell’imputato
Una sentenza basata sulle considerazioni enucleate dai giudici sulla condizione dell’imputato e sulla confessione prodotta dallo stesso, e sul suo sostanziale corretto contegno processuale. Motivazioni che, a detta dei giudici, sono andate ad affiancarsi alla «situazione che si era creata nell’ambiente familiare e che lo ha indotto a compiere il tragico gesto». Secondo i magistrati chiamati a sentenziare sul caso, il movente «non può essere ricondotto e ridotto a un mero contenuto economico» sulla casa dove vivevano. Ma è piuttosto da riferirsi «alla condizione psicologica di profondo disagio, umiliazione ed enorme frustrazione vissuta dall’imputato. A cagione del clima di altissima conflittualità che si era venuto a creare nell’ambito del menage coniugale e della concreta evenienza che lui stesso dovesse abbandonare l’abitazione familiare», e con essa anche controllo e cura del figlio.
Doppio femminicidio di Modena, l’indignazione del legale della famiglia: «Da sentenza messaggio grave»
E ancora. Nel giudicare l’equivalenza tra attenuanti e aggravanti non si può non tenere conto, per la Corte, «di tutta quella serie di condotte unilaterali e reciproche che, susseguitesi nel tempo e cumulativamente considerate», se pure non hanno integrato l’attenuante della provocazione, «hanno senz’altro determinato l’abnorme e tuttavia causale reazione dell’imputato». Mentre di contro, la sentenza emanata dalla Corte d’assise di Modena che ha negato la richiesta d’ergastolo pronunciata dall’accusa, viene recepita da Barbara Iannuccelli, legale che assiste i famigliari di Gabriela Trandafir e sua figlia Renata, con parole e argomentazioni dure che, a caldo, sottolineano inaccettabilità e perplessità intrinseche sul verdetto emanato. «Navighiamo tutti in un mare di forte incredulità. Il messaggio che passa da questa sentenza è grave», è il giudizio della legale che assiste i famigliari di Gabriela Trandafir e di sua figlia Renata, morte fucilate il 13 giugno 2022 a Castelfranco Emilia.
Doppio femminicidio di Modena, il legale delle vittime commenta esecuzione e sentenza
L’avvocato ha usato parole forti nell’argomentare la sentenza della Corte d’assise di Modena, che ha condannato a 30 anni – e non all’ergastolo, come chiesto dalla Procura – l’indagato Salvatore Montefusco, in ragione della «comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il fatto reato». Un duplice femminicidio, efferato nella sua esecuzione e nel messaggio che sottende la tragedia.
Un verdetto “inspiegabile”?
Tanto che, scomodando altri, drammatici precedenti, la Iannuccelli interpellata dall’AdnKronos ha ricordato: «Una sentenza che ci riporta all’omicidio di Olga Matei nel 2016, quando la corte d’appello dimezzò la pena perché l’assassino venne ritenuto in preda a una tempesta emotiva per la sua gelosia» ha commentato l’avvocato. Aggiungendo che «la Corte ha considerato alcune attenuanti come la collaborazione dell’imputato nel corso del processo, ma ha dato poca importanza alla telefonata che il figlio ha fatto al 112 il giorno dell’omicidio, producendo di fatto un racconto oculare su quanto accaduto. C’è un testimone diretto dell’omicidio». Che renderebbe la sentenza ulteriormente «inspiegabile»…
E sulla sentenza, Calderoli tuona: «No all’ergastolo per un doppio femminicidio? Non ho parole…»
Pertanto le conclusioni annunciate dall’avvocato Iannuccelli non possono che rimandare a un ricorso in Appello da parte della Procura. E spiegando come il messaggio che passa sia quello che «legittima gli uomini, se vivono una situazione conflittuale, a eliminare il problema a colpi di fucile». Parole a cui si sommano in queste ore quelle pronunciate – con rimandi tra le righe – dal ministro per gli affari regionali Roberto Calderoli, che a riguardo ha sottolineato: «Non è stato comminato l’ergastolo a un 70enne che nel 2022 ha ucciso a fucilate la sua compagna e la figlia di lei, di appena 23 anni, perché i giudici della Corte di Assise di Modena hanno considerato nella loro decisione, leggo testuale sulle agenzie, “la comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto a commettere il reato“», dichiara Calderoli.
Salvo poi aggiungere: «Le sentenze non si discutono e non intendo farlo, per cui taccio. Anche se ne avrei di cose da dire. Vorrei però capire come possa esserci “un motivo umanamente comprensibile” per uccidere a fucilate due donne: una madre e una figlia. Perché io davvero non riesco a capirlo. Non ho davvero parole»…
Doppio femminicidio di Modena, la Ravetto annuncia un’interrogazione sulla sentenza
E sulla vicenda – e soprattutto sulla sentenza choc della corte d’Assise di Modena – sull’uomo che uccise a colpi di fucile la compagna e la giovanissima figlia di lei, salvato dall’ergastolo, si è espressa in una nota anche la deputata della Lega Laura Ravetto, responsabile del dipartimento Pari opportunità del Carroccio. «Così hanno sentenziato i giudici della Corte di Assise di Modena. Sentenze come questa non fanno altro che vanificare leggi come il Codice Rosso e il lavoro di prevenzione, mandando messaggi culturali devastanti» ha tuonato l’esponente del Carroccio. Concludendo: «Presenterò un’interrogazione al ministro della Giustizia perché la vicenda non si può chiudere con un triste titolo di giornale»…