Si riparte da Agrigento, prima Capitale della Cultura della destra: “Simbolo d’identità euro-mediterranea”

18 Gen 2025 15:53 - di Alice Carrazza
Agrigento Giuli Mattarella

Agrigento si veste a festa e inaugura il suo anno da Capitale Italiana della Cultura 2025: un evento che promette di segnare un punto di svolta per la Sicilia e l’intero Paese. Nella maestosa cornice del teatro Pirandello, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro della Cultura Alessandro Giuli aprono ufficialmente il programma celebrativo. Al centro delle loro parole, un messaggio di coesione, innovazione e memoria, ingredienti necessari per valorizzare il patrimonio culturale di Agrigento e tradurlo in una promessa per il futuro.

Mattarella: “La cultura è un tesoro da investire per il domani”

L‘inno di Mameli, eseguito dal conservatorio “Arturo Toscanini”, dà il via alle danze. «La cultura è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà», dichiara il capo dello Stato, sottolineando il rischio di una tecnologia che «pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza».

Il presidente rende poi omaggio alla pluralità italiana, definendola «una grande ricchezza» che va preservata e investita per il domani dei nostri figli. «Le grandi metropoli non sono i soli centri di gravità», poiché «a fornire pregio particolare all’Italia sono proprio le sue preziose diversità, le cento capitali che hanno agito, nell’arco di secoli, come luoghi capaci di esprimere comunità». Matteralla prosegue evidenziando come questa sia un’«eredità ricevuta dai nostri padri», in cui «natura, storia e cultura sono elementi del nostro patrimonio genetico».

Giuli: “Agrigento può essere il cardine della rinascita”

Alessandro Giuli pone poi in risalto l’importanza di questa nomina per il rilancio del territorio. «Agrigento può finalmente interpretare il senso di una memoria continentale euro-africana condivisa e farne il fermento di un ritrovato benessere individuale e collettivo», afferma il ministro. E citando Empedocle ricorda che l’unità degli elementi è «la scintilla della nascita di ogni cosa», invitando contestualmente la città a riflettere sulle sue radici per costruire un futuro all’insegna del dialogo e dell’innovazione.

Nel suo intervento, Giuli sottolinea l’impegno a migliorare l’accessibilità al patrimonio culturale, abbattendo barriere architettoniche e cognitive, e promuovendo la sostenibilità. «Con il benefico effetto di accrescere i flussi turistici, ma soprattutto con l’obbligo morale di rafforzare la coesione sociale di una comunità che deve ritrovare fiducia, ottimismo e concordia», aggiunge.

Un simbolo di rinascita per il Mediterraneo

La città dei templi, da sempre crocevia di civiltà, assume il ruolo di ambasciatrice culturale nel cuore del Mediterraneo. Lo sottolinea a sua volta il presidente di Regione Renato Schifani, che definisce questo titolo «una grande scommessa che non possiamo perdere. E che non perderemo». «La cultura d’Europa è stata sempre legata da una trama comune e la Sicilia ne rappresenta la sintesi più tangibile», rilancia Schifani, richiamando il valore delle differenze continentali come strumento di unione e crescita.

Standing ovation per Mattarella

Alla fine della cerimonia, il pubblico si alza in piedi per una lunga standing ovation dedicata al capo dello Stato. Mattarella, visibilmente emozionato, si concede per strette di mano e persino qualche selfie con i sindaci e i cittadini presenti. All’uscita, l’orchestra esegue le musiche di Nuovo Cinema Paradiso, un omaggio che suggella ulteriormente la giornata di festa.

Agrigento un esempio per l’Italia intera 

«Mai come oggi comprendiamo l’urgenza di un riequilibrio e di uno sviluppo sostenibile sul piano ambientale e sociale», afferma Mattarella. Agrigento, fa notare, non è solo «uno spettacolare palcoscenico», ma dev’essere d’esempio per tante altre realtà italiane. «È una sfida per accrescere le opportunità dove oggi si sono ridotte. Una voce che afferma che le periferie sono anch’esse motori di cultura e di progettualità». Infine, richiamando le parole di Thomas Eliot conclude: «Se smettiamo di credere al futuro, il passato cesserà di essere il nostro passato: diventerà il passato di una civilizzazione estinta». Un monito che invita ad accogliere «la sfida che il tempo ci presenta», costruendo un domani all’altezza dell’Italia gloriosa.

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