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Tutti con Giorgia, Tajani: “Ripicca delle toghe”. Salvini: “Vergogna. Quel procuratore ci riprova”

Tutti con Giorgia, Tajani: “Ripicca delle toghe”. Salvini: “Vergogna. Quel procuratore ci riprova”

Politica - di Federica Argento - 28 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 29 Gennaio 2025 alle 16:47

Dalla parte di Giorgia. Non ricattabile ieri come oggi. Disappunto e rabbia da parte di tutte le forze di governo per l’incredibile risvolto della vicenda Almasri. C’è una correlazione tra il processo di riforma della giustizia che il governo sta operando e l’avviso di garanzia ricevuto dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi per il caso Almasri. Lo evidenzia Antonio Tajani:  “Sono dalla parte di Giorgia Meloni, Piantedosi, Nordio e di Mantovano. Difendo la separazione dei poteri. E condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia”. Reazione perentoria su X del ministro degli Esteri e vice premier.

Bignami: “Almasri pretesto per intimidire chi vuole riformare la giustizia”

Triplice vergogna, esclama Matteo Salvini. Il procuratore Lo Voi è una vecchia conoscenza per il ministro: “Giorgia Meloni indagata per il rimpatrio del libico Almasri, avvisi di garanzia per il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della giustizia, subito!”. Giorgia Meloni non è ricattabile. “È evidente a tutti gli italiani come la vicenda ‘Almasri’ sia un pretesto utilizzato da parte di alcuni magistrati politicizzati per intimidire chi sta portando avanti le riforme che gli italiani chiedono da tempo”. Non ha dubbi il capogruppo alla Camera di FdI Galeazzo Bignami. “Proseguiremo, a maggior ragione, con la riforma della giustizia che si rende ancor più necessaria. Solidarietà al presidente del Consiglio Meloni e ai ministri Nordio e Piantedosi e al sottosegretario Manovano”. Ci risiamo. La lettura è unanime, siamo ancora, di nuovo,  all’uso politico della giustizia.

“Lo spot più riuscito per la separazione delle carriere

Ma il governo e il premier certo non arretrano. Il governo non si farà intimidire dalla magistratura politicizzata.”Avviso ai naviganti: Giorgia Meloni non era, non è e non sarà mai ricattabile. E le riforme della giustizia (e non solo) andranno avanti”. Lo riafferma forte e chciaro  il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ad ‘Affaritaliani.it‘. “Con agghiacciante distacco, lo spot più riuscito per la separazione delle carriere”. Il commento su X il deputato di Forza Italia Enrico Costa, postando una la notizia dell’avviso di garanzia al presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E prefigurando il seguito di un’iniziativa giudiziaria che avvalorerà e non scalfirà la filofia della riforma della giustizia del governo.

Crosetto: “Oltre due anni fa parlai di opposizione giudiziaria come maggior avversario politico”

Il ministro Crosetto riprende i fili di un discorso di qualche tempo fa e ragiona:”Oltre due anni fa parlai di opposizione giudiziaria, come maggior avversario politico di questo Governo. L’assurdo avviso di garanzia odierno al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Interno, al Ministro della Giustizia ed al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, a due giorni dalla incomprensibile protesta dell’Anm nelle aule giudiziarie, costituisce un ulteriore atto per cercare di avvelenare il clima politico, istituzionale e sociale. La mia totale solidarietà agli amici e colleghi”,  scrive su X il ministro della Difesa.  “Quanto accaduto oggi è sconcertante, ma noi andiamo avanti, a testa alta”, dice Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento.

Fidanza: “Giorno buio per la democrazia”

“In questo giorno buio per la nostra democrazia, il nostro massimo sostegno va a Giorgia Meloni, al sottosegretario Alfredo Mantovano, ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. Non sarà dí certo l’azione strumentale di un pezzo di magistratura politicizzata a fermare l’azione di Giorgia Meloni e del nostro governo”: sono le parole di Carlo Fidanza, capodelegazione del partito al Parlamento europeo.

Sconcertata la reazione da parte di Gianfranco Rotondi, presidente della Dc e deputato di Fdi. “Per carità -dice-  a fronte di una denuncia l’iscrizione nel registro degli indagati è una conseguenza prevedibile, per certi aspetti un atto dovuto. Ma passa un messaggio raggelante e la Meloni fa bene a ribadire di non essere ricattabile. Il Governo andrà avanti in materia di giustizia senza complessi e tremori”. Da registrare la reazione di Carlo Calenda e di Matteo Renzi: Il leader di Azione giudica “surreale” l’accaduto. “Che un Presidente del Consiglio venga indagato per un atto che risponde evidentemente ad una ‘ragione di Stato’ (mai ammessa) è surreale e non accadrebbe in nessun altro paese occidentale. Si saldano così due errori e si riacutizza lo scontro tra poteri dello Stato. Non un bello spettacolo”. Lo scrive Carlo Calenda sui social.

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di Federica Argento - 28 Gennaio 2025