Ucraina, macabro bollettino: in un anno la Russia ha perso 100 soldati per ogni km quadrato conquistato

4 Gen 2025 20:22 - di Ginevra Lai
russia ucraina guerra persa

A leggere i resoconti degli ultimi giorni sulla guerra in Ucraina, sembra che il conflitto sia giunto al suo epilogo. Tra le righe della propaganda, viene dato quasi per certo che i russi abbiano già vinto, mentre gli ucraini, spossati, stiano per alzare bandiera bianca. A sostenere questa narrativa, si sventola il dato impressionante di quattromila chilometri quadrati di territorio conquistati da Mosca nel 2024. Una cifra che, a prima vista, potrebbe suggerire un trionfo schiacciante. Ma la geografia e il bollettino di guerra raccontano un’altra storia.

Putin vende illusioni: ha conquistato meno dell’1% dell’Ucraina

Questi millantati chilometri quadrati rappresentano appena lo 0,6% dell’Ucraina, una nazione che si estende su oltre 600mila chilometri quadrati. Se a questi aggiungiamo i territori già persi durante il primo assalto del 2022, il controllo dello zar raggiunge il 18% del totale. Per il restante 82% dovrebbe Mosca sacrificare 54 milioni di soldati, matematicamente fuori portata. Un dato ben lontano dalla narrazione dal trionfo. Eppure, la propaganda pro-Putin non sembra farsi scrupoli nel vendere illusioni, contando sulla superficialità di chi non si sofferma a ragionare oltre i numeri crudi.

Il tributo di sangue russo: 100 vite per ogni chilometro quadrato

Ciò che invece non si può ignorare è il prezzo pagato per ogni chilometro conquistato. Secondo stime recenti, nel 2024 l’esercito di Putin ha perso circa 400mila uomini tra morti e feriti, traducendosi in una media di cento vite umane per ogni chilometro quadrato strappato all’Ucraina. Una conta macabra che, proiettata sull’intera estensione del Paese, richiederebbe un sacrificio umano insostenibile: 54 milioni di soldati, un numero che la Russia non ha, né potrà mai avere. Ma la guerra non è ovviamente un’equazione, e nemmeno un gioco di sottrazioni. È fatta di vite spezzate, economie sfiancate, risorse prosciugate.

Perché la tregua è più vicina e dalla parte dell’Ucraina

Non sorprende, dunque, che per la prima volta dall’inizio del conflitto si inizi a parlare apertamente di trattative. Non ancora di pace, certo, ma almeno di una tregua. Una possibilità impensabile fino a qualche mese fa, quando il Cremlino ostentava arroganza e sicurezza, facendo leva sulla stanchezza dell’Occidente. Ma la verità è un’altra: tirare per le lunghe non conviene a Kiev, ma neppure a Mosca. Ogni giorno che passa, la macchina bellica del presidente Vladimir consuma uomini e risorse a un ritmo che nemmeno le più ottimistiche previsioni possono sostenere.

La responsabilità dell’Occidente

Ed è qui che entra in gioco l’Occidente, chiamato a una responsabilità storica. Costringere Putin a pagare un prezzo insostenibile è come forzarlo a un all-in in una mano di poker che non può vincere. Non si tratta solo di una guerra combattuta con le armi, ma di una partita dove la determinazione politica e il supporto strategico giocano le carte decisive. Il sacrificio richiesto è grande, ma il valore della libertà supera di gran lunga ogni puntata.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *