![Umberto Tozzi e la sinistra: “Non ero uno di loro, le femministe mi odiavano perché parlavo di mamma..” Umberto Tozzi e la sinistra: “Non ero uno di loro, le femministe mi odiavano perché parlavo di mamma..”](https://www.secoloditalia.it/files/2025/01/Umberto_Tozzi.jpg)
Umberto Tozzi e la sinistra: “Non ero uno di loro, le femministe mi odiavano perché parlavo di mamma..”
Umberto Tozzi parte dal suo pezzo più famoso, “Ti amo”. Come nacque? “Sulle colline di Firenze, a casa di Bigazzi con la mia chitarra: mi resi subito conto che quel giro armonico era originale, specialmente a livello ritmico e metrico. Fin dal primo accordo suonato dalla mia Gibson nella versione originale del ’77, mi emoziona ancora oggi e quando la suono in ogni live… è immensa!”.
Umberto Tozzi, la sinistra e le femministe
Il cantante romano oggi, sul Corriere della Sera, si racconta in una lunga intervista, che va dall’artistico al personale, con qualche puntatina nel politico. “Sotto la porta della mia camera in hotel trovavo sempre i bigliettini con i numeri di telefono… Ma quando scrissi, fammi abbracciare una donna che stira cantando, le femministe non apprezzarono quelle parole… Mi distrussero, dicevano che era un atteggiamento maschilista. E invece quell’immagine mi era venuta pensando a mia mamma che abbracciavo quando tornando a casa la trovavo a stirare”.
Della musica di oggi Tozzi non ha una buona opinione. “Non ascolto il rap: è giusto che ci sia, ma non mi emoziona, non mi trasmette nulla. Il problema della musica di oggi è che mancano le canzoni, forse perché non le sanno scrivere. Non credo si possa diventare come Michael Jackson con quello che sento in giro: lui invece emoziona ancora”. Poi svela alcuni aneddoti. “Dicevano che facevo canzoni per l’estate. Quando hai successo in molti ti vogliono distruggere. Ero preso di mira, mi sentivo in imbarazzo, ero visto fuori luogo, non gradito. Facevo quello che mi piaceva fare, e il risvolto sociale e politico lo tenevo per me. Da quando la mia musica ha iniziato a uscire dall’Italia ho pensato “ma chissene”. Non era snobismo, avevo anche poco tempo per seguire cosa dicevano questi geni… Ho avuto un orientamento verso un altro pensiero e non mi sentivo appartenere a quei movimenti politici. Ero anarchico, non coinvolto da quelle esperienze…”.